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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Torna libero l'ideatore del sequestro del ragioniere di Berlusconi

Giuseppe Spinelli, uno degli uomini di massima fiducia dell'ex premier, venne sequestrato insieme alla moglie la notte del 15 ottobre 2012 e poi rilasciato dopo 12 ore. Pena mite in appello per Francesco Leone, ma il suo contrappasso l'ha vissuto in carcere dove il Tribunale di sorveglianza gli ha dato filo da torcere.

VITERBO - Cinquantasei anni, barese, il nome di Francesco Leone balzò all’improvviso nelle cronache nazionali il 19 novembre del 2012, quando scattarono le manette. Fu ritenuto la mente del sequestro di Giuseppe Spinelli, ragioniere contabile, oggi 76enne, all’epoca uno degli uomini di massima fiducia di Silvio Berlusconi.

Spinelli è passato a sua volta nelle cronache anche perché ritenuto colui al quale sarebbero stati delegati i pagamenti per le "Olgettine". Ma il sequestro sarebbe stato pianificato da Leone e tre complici, tutti albanesi, per altri aspetti, legati al lodo Mondadori. Avrebbero ostentato il possesso di documenti in grado di capovolgere gli esiti della pesante sentenza contro Fininvest, chiedendo 35 milioni di euro per fruirne e, ovviamente, per il rilascio di Spinelli e della moglie. Ostaggi in casa propria, a Bresso, e comunque poi liberati in meno di 12 ore, senza ricavarne il becco di un quattrino. Tanto più che tali documenti sarebbero pura invenzione.      

Sequestro Spinelli, scarcerato Francesco Leone

Oggi Leone ritorna nelle cronache, ma perché ha scontato la sua pena. Ha lasciato ieri il carcere di "Mammagialla" di Viterbo. In appello, seguito dall’avvocato Gianluca Maris, la sentenza era stata riformata a sei anni e otto mesi, rispetto agli otto anni e otto mesi inflitti in primo grado, con rito abbreviato. Ma negli incredibili incastri fra storie di Cavalieri, ragionieri, sequestri, documenti fantasma e liberazioni lampo, la sua detenzione diviene vicenda nella vicenda, quasi una sorta di moderno contrappasso dantesco in terra.

Il commentato del legale

A parlare è l’avvocato Carlo Martina, che ha seguito tutti gli aspetti della fase esecutiva. "Leone – spiega - avrebbe dovuto terminare la pena nel 2018 perché il magistrato di sorveglianza di Frosinone, gli aveva negato 375 giorni di liberazione anticipata speciale, 75 giorni a semestre, invece degli ordinari 45, a causa di una denuncia per corruzione di un agente della polizia penitenziaria del carcere di Frosinone". E proprio per questo, il detenuto barese era stato trasferito a Viterbo.

"Pochi mesi dopo, il procedimento penale per corruzione è stato archiviato – aggiunge il legale - e la richiesta di quei cinque semestri di liberazione anticipata è stata riproposta al magistrato di sorveglianza di Viterbo, che, incurante dell'avvenuta archiviazione, ha dichiarato l'istanza inammissibile".

Chi è il maestro dei sequestri lampo: video

E non è tutto. "La questione – aggiunge l’avvocato Martina - è finita, in appello, al Tribunale di sorveglianza di Roma che ha concesso solamente tre dei cinque semestri e ha rigettato gli altri due sulla scorta di meri elementi indiziari assunti senza la garanzia del contraddittorio".

Insomma, si è arrivati finalmente alla Cassazione che "ha ristabilito l'equilibrio annullando il provvedimento di rigetto e ha restituito gli atti al Tribunale di sorveglianza per nuovo esame. E' stato, infine, il Tribunale di sorveglianza che, stretto nei binari della decisione della Suprema corte, ha concesso anche gli ultimi due semestri provvedendo all’immediata scarcerazione".

Leone aveva anche chiesto al magistrato di sorveglianza di Viterbo un permesso premio da trascorrere in famiglia. Nulla da fare. "Nonostante la relazione favorevole del carcere di Viterbo che ha sancito significativi segnali di ravvedimento di Leone - spiega il legale -, il magistrato ha ritenuto di disattendere le indicazioni dell'equipe trattamentale".

Motivo: "Si è ventilata l'ipotesi - aggiunge l’avvocato - che il detenuto avesse manipolato psicologicamente gli educatori e gli psicologi della struttura penitenziaria". E anche la detenzione domiciliare è stata rigettata per gli stessi motivi, nonostante un residuo di pena al di sotto dell'anno.

"E’ stato necessario l'intervento della Cassazione per equilibrare una singolare situazione che ha visto protagonisti di un inusuale conflitto gli organi deputati a valutare il percorso rieducativo dei detenuti e il magistrato di sorveglianza", conclude l’avvocato Martina.

La vicenda processuale

Quanto ai processi, la pena più alta era andata a suo tempo proprio a Leone per essere stato l’ideatore del piano. I pubblici ministeri avevano chiesto il doppio, in primo grado, rispetto agli otto anni e otto mesi poi comminati: ma il reato fu riqualificato da sequestro di persona a scopo di estorsione a sequestro di persona e violenza privata.

Nel processo di appello, gli andò anche meglio, visto che nonostante una nuova richiesta d’innalzamento della pena, e sempre tentando di far passare la Procura la linea del sequestro a scopo di estorsione, la vicenda fu ulteriormente riqualificata in sequestro, violenza privata e tentata truffa.

Ai danni di Spinelli e, ovviamente, di Berlusconi per via dei documenti “inventati” sul lodo Mondadori. Nel frattempo, Leone, come atto di ravvedimento, aveva anche offerto un risarcimento di oltre 14mila euro (poi andati in beneficenza), vendendo, fra l’altro, una sua autovettura. Certo, le pene, si potrà obiettare, sono state piuttosto miti. Ma il suo contrappasso, Leone, l'ha vissuto proprio in carcere, dove il Tribunale di sorveglianza gli ha dato filo da torcere. 

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