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Domenica, 28 Aprile 2024
Strage di Erba

Rosa e Olindo, la macchia di sangue e la "cascata di prove": cosa è successo al processo

Il procuratore generale di Brescia contro la richiesta di revisione presentata dalla difesa dei due coniugi, condannati all'ergastolo per il massacro avvenuto a Erba nel 2006: "Tutte le prove presentate sono inammissibili. Romano vuole passare per stupido ma non lo è". L'udienza è stata rinviata al 16 aprile

Decine di persone si sono presentate di fronte all'aula del Palazzo di Giustizia di Brescia per assistere all'udienza (poi rinviata al 16 aprile) in cui si discute della richiesta di revisione della sentenza che ha condannato all'ergastolo Olindo Romano e Rosa Bazzi per la strage di Erba, avvenuta l'11 dicembre del 2006, in cui vennero uccise quattro persone, tra cui un bambino di due anni.

I legali della coppia puntano su prove nuove, a loro avviso, che potrebbero portare alla assoluzione a 18 anni dell'eccidio, riscrivendo di fatto la storia di un caso di cronaca in grado di provocare un ampio dibattito nel corso degli ultimi anni. Il rinvio si è reso necessario dai lunghi tempi degli interventi della pubblica accusa e delle parti civili che hanno depositato anche delle memorie "che richiedono un po' di studio" e anche di fronte al 'rifiuto' della difesa di Olindo e Rosa Bazzi di iniziare il proprio intervento "non avendo ancora letto le memorie presentate in udienza".

Come richiesto dalla Corte di Brescia, Olindo e Rosa non potranno essere inquadrati durante l'udienza. I giudici della seconda sezione penale della corte d'Appello di Brescia hanno ammesso le telecamere in aula, le riprese verranno effettuate da tre macchine fisse di 'Un giorno in Pretura', ma Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati in via definitiva all'ergastolo per il quadruplice omicidio dell'11 dicembre 2006, hanno chiesto e ottenuto di non essere ripresi.

L'avvocato generale presso la Corte d'Appello e il procuratore generale di Brescia, in un lungo e articolato intervento, hanno "smontato" le tre consulenze presentate dalla difesa, ritenendole "inammissibili": le confessioni della coppia non sono state estorte; Mario Frigerio, unico sopravvissuto al massacro, riconosce subito nel vicino di casa Olindo; la macchia di sangue della vittima Valeria Cherubini trovata sul battitacco dell'auto della coppia è stato portato dall'ex netturbino.

"Richiesta inammissibile"

Secondo l'avvocato generale della Corte d'appello di Brescia, Domenico Chiaro, la richiesta di revisione del processo presentata dai legali di Rosa e Olindo è "inammissibile e priva di motivazioni". L'intenzione sembra quella di dire "no" su tutta la linea: "Un can can mediatico, incontri pubblici e in tv, le statue di Olindo e Rosa apparse magicamente a Erba. Il popolo ha diritto ha essere informato, ma credo che si siano superati determinati limiti. La giustizia si amministra in nome del popolo, ma bisogna capire che le decisioni vengono assunte nelle aule e non altrove e per questo il mio sarà un intervento su aspetti procedurali e non su  suggestioni mediatiche. Non è vero che la condanna di Rosa e Olindo si basa solo su tre prove, se anche non ce ne fosse una di queste o addirittura tutte e tre avremo la possibilità di fare un processo indiziario perché tanti sono gli elementi che gravano sugli imputati. La richiesta della difesa è inammissibile". "Se veramente si vuole fare chiarezza - ha aggiunto Domenico Chiaro -, allora bisogna dire che è falso che Mario Frigerio non abbia parlato già il 15 dicembre. Voi lo sapete, dico ai difensori. Ve l’hanno fatto sentire in udienza. Il povero Frigerio l'ha detto subito: è stato Olindo".

Una convinzione sottolineata anche dal procuratore generale di Brescia Guido Rispoli, secondo cui Valeria Cherubini, vicina di casa delle vittime e moglie del supertestimone, Mario Frigerio, non fu colpita mortalmente nel suo appartamento al piano di sopra rispetto a quello del massacro ma mentre fuggiva, come ricostruiscono le sentenze: "Non c'era nessun aggressore in casa, e Valeria Cherubini in stato di incoscienza per il colpo subito, era salita nella sua casa, la sua tana per rifugiarsi". Rispoli ha contestato che nelle consulenze scientifiche sulla scena del delitto della difesa della criminologa Roberta Bruzzone siano state usate metodologie che all'epoca dei fatti non esistevano: "Le macchie si sangue e la scena del crimine sono elementi già in possesso dei giudici precedenti ed erano già stati analizzati compiutamente".

"Cascate di prove contro Olindo e Rosa"

"Ci sono cascate di prove che è impossibile ribaltare" ha sottolineato il pg, che ha posto l'accento su una macchia di sangue di Valeria Cherubini sulla macchina Seat Arosa, considerata una delle prove fondamentali: "Il rilievo della macchia è stato regolare. Per quale motivo i carabinieri avrebbero dovuto mettere una macchia lì. Tutti i giudici, tra cui la Cassazione, l’hanno considerata un dato storico inconfutato. Una traccia pura, di ottima qualità e non degradata". Era sangue di Valeria Cherubini, la moglie di Frigerio che fu trovata morta al secondo piano, dopo essersi trascinata. Come era finita quella traccia di sangue puro nell’auto dei coniugi? Il processo ha risposto anche a questa domanda: non per contaminazione come ipotizzato, ma semplicemente perché era sul corpo di Olindo Romano.

"Olindo è tutt'altro che uno stupido - ha aggiunto Rispoli -, non significa nulla che faccia l'operatore ecologico. Gioco a tennis con un operatore ecologico che ha una formazione bassa ma è molto più intelligente di altri che ce l'hanno. Olindo si vuole far passare come un minus habens ma non lo è affatto". Inoltre, secondo il pg di Brescia, è da scartare anche l'ipotesi di un delitto commesso dalla criminalità organizzata: "Teniamo fuori il caso del piccolo Di Matteo ucciso mentre il padre stava facendo dichiarazioni sulla cupola, ma basta farselo confermare da qualsiasi magistrato di Sorveglianza che anche in carcere non si perdonano i femminicidi e chi uccide i bambini. Inoltre, è inverosimile che la criminalità organizzata abbia fatto un agguato in quella palazzina in una corte chiusa, dove si poteva scappare solo a piedi, con la macchina lontana. Dov'e' la logica, dove la buttiamo? Non c'è una nuova prova tecnica o scientifica esibita nella richiesta di revisione in grado di ribaltare le responsabilità dei coniugi Romano".

Ora è il turno della difesa. Se ne riparlerà tra un mese e mezzo. "Il procuratore generale e l’avvocato dello Stato sono entrati nel merito delle prove" per sostenerne l’inammissibilità, dice Fabio Schembri, difensore di Olindo Romano e Rosa Bazzi, ma le prove, argomenta il legale, "evidentemente tanto inammissibili non erano e lo dimostreremo il 16 aprile". 

Cos'è la revisione del processo

Le posizioni dell'avvocato generale dello Stato Domenico Chiaro e del procuratore generale di Brescia Guido Rispoli sembrano chiare e dirette verso un rifiuto. Ma cos'è tecnicamente la revisione richiesta dagli avvocati di Rosa e Olindo? La revisione di un processo è una possibilità prevista dal codice penale, una procedura estrema e straordinaria che permette di correggere un errore giudiziario che ha portato a una condanna definitiva, come appunto nel caso dei coniugi di Erba. Il cosiddetto "processo di revisione" parte soltanto in presenza di prove e argomenti tali da ribaltare la decisione dei giudici, nuovi elementi che vengono valutati dalla Corte d’Appello che ne deve decidere l’ammissibilità. Dopo questo passaggio, in caso di responso positivo, viene aperto un nuovo processo, che comunque può concludersi con una nuova condanna per gli imputati. Come descritto dall'articolo 632 del codice penale, la revisione può essere richiesta dalla persona condannata o da un suo parente attraverso la difesa, o direttamente dal procuratore generale, che deve però rivolgersi alla Corte d'Appello in cui è stata espressa la sentenza di condanna.

La legge stabilisce che la revisione può essere richiesta "e dopo la condanna sono sopravvenute o si scoprono nuove prove che, sole o unite a quelle già valutate, dimostrano che il condannato deve essere prosciolto" o "se è dimostrato che la condanna venne pronunciata in conseguenza di falsità in atti o in giudizio o di un altro fatto previsto dalla legge come reato". Anche le prove già esistenti prim della sentenza, ma non acquisite durante i processi precedenti possono essere utilizzate per sostenere la revisione, rientrando di fatto tra le nuove prove. C'è un però un vincolo: non si possono chiedere sconti di pena o diminuzioni, l'unica richiesta possibile è il proscioglimento. Nel caso del massacro di Erba, gli scenari sono due: il rigetto immediato delle prove contenute nella richiesta di revisione con la conferma dell'ergastolo oppure un provvedimento con cui si chiarisce quali nuovi testimoni sentire in aula. Solo dopo la possibile 'riapertura' del dibattimento potrebbe essere riconosciuta l'assenza di responsabilità, e quindi il proscioglimento per Olindo e Rosa.

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