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Sabato, 27 Aprile 2024
Investimenti e sviluppo

Centinaia di posti di lavoro al Sud: ecco le aziende che assumono di più

TeaTek, che ha rilevato gli operai dalla ex Whirlpool, cerca altri dipendenti per lo stabilimento che produrrà pannelli fotovoltaici di ultima generazione. L'americana Baker Hughes promette assunzioni per rifornire di tecnologia la transizione energetica. Tutto questo grazie alle Zes: cosa sono e come funzionano

Pannelli fotovoltaici al posto di lavatrici. Ma anche una multinazionale del gas nel porto dei pescatori. Sono soltanto due delle tante iniziative intraprese per rilanciare il Sud. Questi interventi, incredibile a dirsi, stanno avvenendo in tempi record grazie alle Zes. Cosa sono? Le zone economiche speciali sono uno strumento di politica industriale che garantisce incentivi fiscali e semplificazioni amministrative alle imprese italiane ed estere che decidono di investire al Sud. Obiettivo: attrarre investimenti e creare occupazione dove da decenni non ce n'è, per contrastare quel preoccupante fenomeno dello spopolamento del Mezzogiorno che da sempre divide in due la nostra Penisola. 

Le Zes però non sono un’invenzione italiana. Esistono in tutto il mondo, con ottimi risultati soprattutto in Cina e in Polonia. Ma in Italia stanno avendo successo? La riflessione è d’obbligo specie in vista del passaggio alla Zes unica per il Mezzogiorno, che avverrà a partire dal 1° gennaio 2024, con non poche preoccupazioni da parte delle imprese.  

L’esperienza di TeaTek al posto della Whirlpool

I 312 dipendenti dello stabilimento di Napoli della ex Whirlpool sono salvi: dopo quattro anni di vertenza un'azienda italiana, che opera nella progettazione e realizzazione di impianti elettrici per acquedotti e industrie, è corsa in loro aiuto. Si tratta della TeaTek, che ha deciso di reindustrializzare il sito per produrre pannelli fotovoltaici di ultima generazione al posto delle lavatrici. Il suo intento è quello di "diventare la prima azienda 5.0 del Sud Italia", ha dichiarato Felice Granisso, fondatore e amministratore delegato della società. Gli ex operai della Whirlpool hanno già firmato il contratto con TeaTek: torneranno all'interno dello stabilimento di Napoli al termine dei lavori di riqualificazione, vale a dire tra 24 mesi, nel frattempo riceveranno la cassa integrazione. Previste anche 30 nuove assunzioni di donne under 36, per un totale di 342 posti di lavoro. Il progetto di riqualificazione prevede investimenti tra i 20-30 milioni di euro (vedi immagine sotto).

Un'operazione "smart british" grazie alla Zes, la chiama Granisso, parlando di "una procedura molto lontana rispetto a quella che spesso ci troviamo ad affrontare in Italia". Il rilancio dello stabilimento infatti è avvenuto in tempi record: dopo la chiusura della Whirpool a ottobre del 2020, il commissario ha acquisito a costo zero lo stabilimento a dicembre del 2022. Già dai primi mesi del 2023 ha pubblicato il bando e il 27 aprile 2023 lo ha assegnato a TeaTek. "Abbiamo avuto il coraggio di convertire uno stabilimento nel Mezzogiorno. Ma ci sono poche multinazionali coraggiose, ne servono di più per cambiare il Paese".

Zes case study Tea tek e Baker Hughes Foto Ambrosetti

Baker Hughes e la decisione d’investire nella transizione italiana

La TeaTek non è la sola azienda coraggiosa che ha deciso di investire al Sud. Ci sono tanti altri esempi virtuosi da segnalare, come quello della Baker Hughes in Calabria. La multinazionale americana, che opera nel campo delle tecnologie energetiche, ha annunciato un ampliamento delle sue attività produttive in Italia a sostegno della transizione energetica, con investimenti per 60 milioni di euro che creeranno 200 nuovi posti di lavoro (vedi immagine sopra). Come? Realizzando un impianto industriale all'interno del porto di Corigliano Calabro, sulla costa ionica cosentina, con produzioni 'bordo banchina' che consentiranno di ridurre drasticamente i trasporti terrestri e di esportare prodotti in tutto il mondo. L'operazione però sta sollevando numerosi dubbi da parte della popolazione e degli imprenditori locali, perché le attività industriali avverranno a poche decine di metri dai bagnanti, dalle abitazioni e dai pescatori. A protestare non sono solo gli ambientalisti, ma anche le famiglie che vivono di pesca e di turismo, convinti che la costruzione del nuovo sito lungo tre delle cinque banchine del porto - per 100mila metri quadri - avrà ripercussioni negative sul loro business. 

Sulle Zes, Barbara Del Sala, responsabile affari istituzionali Baker Hughes, ha detto: "Ci hanno aperto gli occhi su un territorio dove le cose possono accadere e stanno accadendo". Proprio grazie alle Zes, la società statunitense ha deciso di potenziare lo stabilimento di Vibo Valentia, attivo dal 1962 con più di 100 dipendenti e un indotto di oltre 20 aziende. Ma l'operazione più grossa la farà nel porto di Corigliano Calabro, dove vuole realizzare un nuovo stabilimento produttivo per componenti per la produzione di energie alternative. A differenza dell’impianto di Vibo Valentia, che dista 6 chilometri dall’infrastruttura portuale, quello di Corigliano Calabro però verrà realizzato direttamente nel porto con inevitabili problemi di coesistenza con tutte le altre attività della marineria. La costruzione del porto, iniziata 56 anni fa, non è stata ancora completata (foto sotto, da Google Earth): tra le tante cose, mancano tuttora una banchina per le navi da crociera e una sistemazione definitiva alla flotta di pescherecci.

Porto di Corigliano Calabro Foto GoogleMaps

Salvatore Martilotti, responsabile regionale di Lega Pesca, invita le parti coinvolte a valutare la richiesta di investimento della società americana "senza pregiudizi", perché "potrebbe essere una grande opportunità per il decollo del 'porto dormiente' e una buona occasione di sviluppo e occupazione per il nostro territorio". In poche parole, potrebbe rappresentare la tanto auspicata svolta per l’economia territoriale, grazie anche alla creazione di migliaia di posti di lavoro. "Questo investimento ci aggancia al futuro", ha detto il segretario regionale della Fiom Cgil, Umberto Calabrone, sostenendo che una convivenza pacifica tra tutte le attività è possibile, proprio come avviene in altri porti d’Italia. Non bisognerà scendere a compromessi aggiunge, assicurando che "il mare non diventerà nero" e che "non ci saranno ciminiere".

Zes, zone economiche speciali: cosa sono e come funzionano

Gli investimenti di TeaTek e Baker Hughes potrebbero dare il via a una nuova vita economica per il Mezzogiorno, da decenni alle prese con il dramma della disoccupazione e dello spopolamento. "Al Sud da tempo manca una politica industriale. Le Zes servono a compensare questa mancanza di sviluppo storico", ha dichiarato Cetti Lauteta, responsabile scenario Sud di The European House – Ambrosetti (TEHA), durante un incontro organizzato per illustrare i risultati raggiunti in Campania e in Calabria. "Negli ultimi 20 anni abbiamo assistito a un processo di disinvestimento in tutto il Paese e di più al Sud, con effetti devastanti sul mercato del lavoro. Gli imprenditori che investono nel Mezzogiorno sono di qualità, ma sono ancora troppo pochi e troppo piccoli. Le Zes possono dare un grande contributo allo sviluppo del Sud".

In Italia le zone economiche speciali nascono nel 2017, con lo scopo di rilanciare gli investimenti nelle regioni meno sviluppate, in zone che comprendono almeno un’area portuale collegata alla rete transeuropea dei trasporti (TEN-T). Al momento ce ne sono 8: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna, con un'area che in totale corrisponde a circa 32mila campi di calcio tanto per avere un’idea (vedi grafico).

Le Zes in Italia Foto Ambrosetti

Perché questi territori sono speciali? Perché permettono alle aziende di godere di particolari benefici fiscali (soprattutto di un credito di imposta che va dal 25 al 45 per cento, in base alle dimensioni dell'azienda) e di semplificazioni amministrative. Obiettivo: attrarre investimenti nel Sud Italia con effetti positivi sull’occupazione e su tutta l’economia nazionale. A partire dal 1° gennaio del 2024 le 8 zes confluiranno in una Zona economica speciale per il Mezzogiorno o "Zes Unica". Ma cosa cambia?

Gli 83 miliardi generati dai progetti in Campania e Calabria 

Prima di tutto proviamo a capire se le Zes stanno funzionando e se lo stanno facendo così bene come in altre parti del mondo. Purtroppo non esiste un rapporto unico che rendiconta gli investimenti di tutte le zone economiche speciali. Quindi per rispondere a questa domanda ci affideremo all'analisi svolta da The European House – Ambrosetti su Campania e Calabria. "I risultati che abbiamo sono abbastanza sorprendenti - ha dichiarato Cetti Lauteta - anche se un anno è troppo poco per valutarne l’impatto". Sulle zes infatti c’è stata una falsa partenza: sono state istituite nel 2017, ma sono diventate realmente operative nel 2021, con l’introduzione dei commissari straordinari e dello sportello unico. La strategia delle Zes è stata considerata così importante da essere inserita anche all’interno degli interventi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

Dalle esperienze di Campania e Calabria si stima un effetto positivo delle Zes sull’economia italiana pari a circa 83 miliardi di euro, il 23 per cento del valore aggiunto complessivo del Sud Italia. In particolare, la Zes Campania è riuscita ad attrarre investimenti per circa 900 milioni di euro tramite l’Autorizzazione unica e 1,1 miliardi con il credito d’imposta, generando una ricaduta positiva occupazionale stimata in oltre 8mila persone. Sommando effetto diretto, indiretto e indotto delle Zes si arriva a 23 miliardi di euro di investimenti e ad oltre 20mila posti di lavoro (vedi grafico qui sotto).

Zes Campania valore aggiunto Foto Ambrosetti

"Numeri record", ha dichiarato Giosy Romano, commissario straordinario Zes Campania e Calabria, considerando che stiamo parlando di investimenti per 2 miliardi di euro e 73mila autorizzazioni in poco più di un anno. Se si aggiunge la Calabria, dove i risultati sono meno brillanti per via del tessuto socio-economico che caratterizza la regione, le autorizzazioni salgono a 84mila. "Molti dicono che sono un visionario – ha aggiunto il commissario straordinario - ma penso che le regioni del Sud possano diventare come quelle del Nord, potrebbero crescere molto nei prossimi anni trasformandosi in hub logistici  per il Mediterraneo".

Confrontare i risultati delle Zes italiane con quelle situate in altri parti del mondo risulterebbe poco significativo visto che da noi sono operative da solo un anno. Comunque in Europa è la Polonia a sorprendere tutti: dal 1994 alla fine del 2019, le Zes hanno attirato investimenti per un valore di quasi 28,5 miliardi di euro, creando più di 388 mila posti di lavoro. Bene anche il Marocco, diventato punto di riferimento del settore auto di tutta l'Africa, l'Irlanda oggi centro finanziario e di servizi e l'Egitto. Tutti Paesi che assicurano per un lungo arco temporale sgravi fiscali alle imprese che investono.

Perché il passaggio alla Zes unica preoccupa gli imprenditori

A dichiarare che lo strumento delle Zes funziona non è solo il commissario straordinario di Campania e Calabria, ma anche le banche e le imprese. Vito Grassi, vicepresidente di Confindustria parla di "risultati incoraggianti. Combattere il divario tra Nord e Sud è un obbligo, quella delle Zes è una strategia nazionale collegata all’Europa e ne abbiamo visto poche negli ultimi anni. Il governo ci ha creduto talmente tanto che è passato alla Zes unica per il Mezzogiorno. Noi come associazione che rappresenta le imprese chiediamo che non ci siano interruzioni, che sia allargata ad altri settori e che preveda un arco temporale più lungo".

Tutto il Mezzogiorno diventa una zona economica speciale: cosa cambia

Alla luce di questi brillanti risultati, infatti, ora a preoccupare è il passaggio a partire dal 1° gennaio 2024 alla Zes unica, con gli imprenditori che chiedono continuità. Amedeo Teti, coordinatore della segreteria tecnica Caie – Comitato attrazione investimenti esteri, ministero delle Imprese e del made in Italy, ha rassicurato tutti dichiarando che ci sarà. "Vogliamo continuare a lavorare con quanti prima di noi lo hanno fatto, perché insieme possiamo essere davvero una forza importante. L’obiettivo è mantenere gli investimenti, raddoppiarli, triplicarli. Le imprese hanno capito che il sistema dell’autorizzazione unica funziona, abbiamo messo in campo gli strumenti: ora è il momento di dare il via". L'importante è non fare passi indietro: "Sarebbe un peccato perdere il sistema per poi ricostruirlo", ha concluso Giosy Romano ammettendo però che con questa nuova formulazione potremmo davvero raggiungere risultati migliori: "Anche se migliori di questi sarà impossibile".

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