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Sabato, 27 Aprile 2024
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Caldaie: cosa cambia davvero dal 2025 e cosa succede ai bonus del 65% e del 50%

Dal prossimo gennaio per effetto della direttiva Ue sulle "case green" i sistemi a metano o gpl non potranno essere più incentivati. A salvarsi dalle scure potrebbero essere solo le caldaie ibride (che però costano più di quelle "normali")

Addio al bonus per la sostituzione delle caldaie a gas. La notizia è passata in sordina, eppure avrà effetti reali sulle tasche di chi intende (o intendeva) sostituire l'impianto per produrre acqua calda o riscaldare i termosifoni in inverno. La direttiva Ue sulle "case green" sancisce infatti lo stop a ogni tipo di sovvenzione per le caldaie che utilizzano combustibili fossili, e dunque alimentate a gpl o metano. Il provvedimento prevede poi che dal 2040 queste caldaie non possano essere più prodotte e vendute. Oggi chi vuole cambiare la caldaia può usufruire del bonus al 65% o al 50%, a seconda delle caratteristiche dell'impianto: l'incentivo più alto può essere ottenuto se sono presenti sistemi di termoregolazione evoluti, mentre per avere lo sconto del 50% è sufficiente installare una normale caldaia in classe A. La sostituzione della caldaia rientra inoltre tra gli interventi agevolabili col superbonus.

Caldaie: cosa cambia con la direttiva sulle "case green"

Le cose però sono destinate a cambiare. La direttiva approvata martedì dal Parlamento Ue obbliga infatti gli Stati membri a non prevedere, "a decorrere dal 2025, incentivi finanziari per l'installazione di caldaie uniche alimentate a combustibili fossili". Viene però prevista un'eccezione per i sistemi di riscaldamento ibridi che hanno "una quota considerevole di energie rinnovabili, come la combinazione di una caldaia con un impianto solare termico o con una pompa di calore". In sostanza, le "normali" caldaie a metano o gpl potranno essere acquistate fino al 2040, ma con i propri denari: lo Stato non potrà contribuire alla spesa. Resta da capire invece quali impianti potrebbero godere delle agevolazioni anche dopo il 2025.

Cosa sono le caldaie "ibride" che l'Ue vuole incentivare

A leggere il testo della direttiva sembra che a salvarsi saranno solo le così dette caldaie ibride. Nella maggior parte dei casi si tratta di impianti costituiti da una pompa di calore (che funziona con l'elettricità) integrata con una caldaia a condensazione, alimentata a metano o gpl. Per riscaldare l'ambiente i due sistemi possono lavorare in sinergia o attivarsi autonomamente (di solito la caldaia fornisce un apporto solo quando le temperature vanno sotto a una determinata soglia), mentre d'estate la produzione di acqua calda è appannaggio della sola pompa di calore.

Un altro tipo di caldaia ibrida, menzionata esplicitamente nella direttiva Ue, è quella che abbina un sistema alimentato a combustibili fossili con i pannelli solari termici. Se è vero che le caldaie ibride hanno il vantaggio di essere più efficienti e inquinare meno, l'altra faccia della medaglia è rappresentata dal costo che generalmente è più elevato (spesso molto più elevato) rispetto a quello delle normali caldaie. In ogni caso spetterà agli Stati membri tradurre in legge la direttiva Ue. Insomma, ne sapremo di più solo quando si muoverà il governo italiano (non prima dell'ok formale del Consiglio Ue). La misura rischia di pesare non poco sui portafogli degli italiani e degli europei: secondo i dati di Legambiente, nel nostro Paese ci sono 19 milioni di caldaie, di cui 7 milioni con più di 15 anni alle spalle. 

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