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Martedì, 30 Aprile 2024
Il caso

La proposta per abbassare fino al 4% l'Iva sui preservativi

Arriva dal consiglio regionale della Lombardia che ha approvato un ordine del giorno per impegnare la giunta a intervenire. Rispetto ad altri paesi europei in Italia l'imposta è molto elevata

Il consiglio regionale della Lombardia ha approvato il progetto di legge "La Lombardia è dei giovani" e ha dato il via libera anche a un ordine del giorno presentato dal gruppo della Lega che chiede alla giunta di impegnarsi con il governo per ridurre l'Iva sui preservativi. L'obiettivo è garantire quanta più sicurezza possibile ai giovani e, in contemporanea, ridurre l'aumento delle malattie sessualmente trasmissibili. 

"Il documento - ha spiegato il consigliere Alessandro Corbetta - è frutto di un lavoro congiunto con i rappresentanti della Lega giovani Lombardia, tra cui il coordinatore Alessandro Verri e il consigliere regionale Selene Pravettoni. Abbiamo posto l'accento sulla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, il cui trend è in costante crescita, in particolare tra i giovanissimi di età compresa tra i 15 e i 24 anni. Chiediamo di potenziare le azioni per aumentare la consapevolezza e l'informazione su questi temi, oltre a mettere in campo un rafforzamento dell'offerta gratuita di accertamenti diagnostici e terapeutici".

"Con l'ordine del giorno abbiamo inoltre impegnato la giunta regionale ad attivarsi presso il governo per applicare ai preservativi, sia maschili che femminili, l'aliquota Iva ridotta al 4%". In effetti il problema esiste. "Oggi - ha rimarcato il leghista - l'imposta sul valore aggiunto sui contraccettivi nel nostro Paese è al 22%, contro il 5% del Regno Unito, il 5,5% della Francia, il 6% dei Paesi Bassi, il 7% della Francia e il 13,5% dell'Irlanda. Chiediamo infine di promuovere nei centri Mts, i centri per le malattie trasmissibili sessualmente, e nei luoghi maggiormente frequentati dai giovani la distribuzione gratuita di profilattici e del materiale informativo del sistema sanitario regionale", perché - ha concluso - "non va sottovalutato il fatto che sempre meno giovani usino il preservativo, una percentuale attuale del 49% contro il 57% del 2018". 

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