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Lunedì, 29 Aprile 2024
La storia

"Lavoravo come stagionale: 12 ore al giorno per 30 euro, questa è schiavitù"

Il racconto di Andrea a NapoliToday: "Col reddito di cittadinanza i lavoratori possono dire di no allo sfruttamento"

"Stamattina un evento storico: mi ha chiamato il centro per l'impiego di Giugliano per una posizione di barista". A firmare il post è Andrea, 32 anni, un operatore farmaceutico che da molti anni non lavora più nel mondo della ristorazione. Su facebook il 32enne, residente nella provincia di Napoli, ha spiegato di aver ricevuto un'offerta (che ha rifiutato, ma qualche anno fa lo avrebbe ingolosito) solo perché col reddito di cittadinanza è diventato complicato trovare persone che si accontentano di salari bassissimi. "Suppongo che questo sia accaduto solo e sottolineo, solo! perché i soliti schiavisti della ristorazione e del turismo non riescono più a trovare gente disposta a farsi sfruttare per una paga misera e per qualsiasi condizione".

La tesi è molto chiara: se il mondo della ristorazione sta cambiando marcia è anche perché oggi i lavoratori hanno la possibilità di dire di no a proposte indecenti e a contratti capestro. Emiliano Dario Esposito, collega di NapoliToday, ha intercettato il 32enne per farsi raccontare il suo punto di vista. Andrea spiega di aver lavorato in passato nella ristorazione e a questo suo passato deve la chiamata inattesa dal centro dell'impiego: "Molto probabilmente l'ufficio di collocamento mi aveva nei suoi archivi e ha iniziato un programma a tappeto di chiamate. Ora faccio tutt'altro, è un mondo che ho abbandonato da tempo e probabilmente il centro per l'impiego era fermo a contratti di quando avevo circa 20 anni. Adesso ne ho 32 e lavoro nel settore farmaceutico".

Come ti spieghi una chiamata simile tanto tempo dopo?

"Credo sia dovuta al fatto che nel settore in questo momento c'è carenza di personale, non si riesce a trovare chi sfruttare. La telefonata che ho ricevuto non è un caso isolato. Dopo che ho pubblicato su Facebook un post in cui raccontavo quanto era successo, sono stato contattato da altre persone che come me avevano ricevuto la stessa chiamata, persone che come me avevano lavorato nella ristorazione tra i 20 e i 25 anni".

Non hai accettato però l'offerta di lavoro.

"No, assolutamente, ho troncato subito sul nascere la richiesta. Per tanti anni, anni importanti come quelli dell'università, mi avrebbe fatto piacere una telefonata del genere. È successo adesso invece, quando evidentemente nel settore chi assume è costretto a contratti regolari e quindi anche a passare per vie più 'istituzionali' come il collocamento".

Andrea non ha un grande ricordo del settore. "C'è veramente la cultura dello sfruttamento" spiega a NapoliToday. "Lavoravo con contratti stagionali di un paio di mesi. Ci sono realtà di cui purtroppo non si parla molto, ad esempio gli stabilimenti balneari. Ma lì si lavora 12 ore al giorno per 30 euro. L'ho fatto, conosco chi lo fa ancora oggi. Giornate intere a volte con un quarto d'ora di pausa soltanto. Questa è schiavitù a tutti gli effetti". 

Un mondo tutt'altro che a misura di lavoratore. "Ero contrattualizzato per sei ore al giorno e poi ne lavoravo il doppio. Ma era quasi la migliore delle ipotesi possibili, c'erano e ci sono tantissime persone che lavorano senza nessun contratto, chiamati occasionalmente, ad esempio nel weekend. Mi è capitato tutto quello che succede in questo settore. Ad esempio di parlare con strutture ricettive che si presentavano benissimo, molto attente a spiegarmi quanto di buono offrissero ai clienti, ma i cui titolari quasi si offendevano quando chiedevo loro quanto sarei stato pagato. Credo che siano episodi molto frequenti, che purtroppo se ne vedano di tutti i colori. Questo peraltro in un settore, quello turistico-ricettivo, che è fondamentale nell'economia di questo paese e che dovrebbe funzionare nel migliore dei modi".

Qualcosa però, come tu stesso hai detto e come dimostra la telefonata del centro per l'impiego, pare stia cambiando. Attribuisci questo clima differente all'introduzione del reddito di cittadinanza?

"Dieci anni fa, quando cercavo lavoro nel settore turistico-ricettivo, non si parlava mai di salario minimo, di contratti nazionali. Erano concetti lontanissimi dalla gente comune. Sì, attribuisco all'ascesa di questo strumento il fatto che certe idee siano diventate di pubblico dominio. Ci sono persone, ne conosco, che senza il sussidio durante il lockdown non sarebbero riuscite a mettere il piatto a tavola. Lavoravano in nero, e quando tutto era fermo loro non venivano pagati. Come avrebbero fatto senza il reddito di cittadinanza? Adesso queste stesse persone, a fronte di una proposta lavorativa scadente, possono dire di no. Possono dire 'no, non mi conviene, mi conviene soltanto se mi viene fatta un'offerta concreta, dignitosa, regolare'. A molti però non piace questo strumento, ed è chiaro il perché: preferiscono avere schiavi a disposizione".

Leggi l'intervista integrale su NapoliToday

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