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Domenica, 28 Aprile 2024
Allarme case

Tassi choc sui mutui: e ora le famiglie non riescono a pagare

Il Taeg delle banche sull'acquisto di nuove abitazioni ha raggiunto il suo record dal 2009. Una dinamica che si ripercuote soprattutto su chi ha sottoscritto mutui a tasso variabile e che sta mettendo in crisi molte famiglie italiane

Un incremento che non vede una fine.  Secondo i dati diffusi oggi, martedì 12 dicembre, da Bankitalia, in ottobre i tassi di interesse sui prestiti erogati nel mese alle famiglie per l'acquisto di abitazioni comprensivi delle spese accessorie (Tasso Annuale Effettivo Globale, TAEG) si sono collocati al 4,72 per cento, dal 4,65% di settembre.

Un triste primato che sta già mettendo in crisi molte famiglie: "È record. Bisogna arrivare al gennaio del 2009, in piena crisi, per trovare un Taeg maggiore, pari a 4,91 (4,9077). Speriamo che la Bce non debba fare ulteriori aumenti dei tassi di riferimento e che, anzi, ci siano le condizioni, come alcuni analisti prevedono, per un taglio dei tassi nel 2024. Rispetto a ottobre 2022, quando il Taeg era pari a 3,23, il rialzo è di 1,49 punti percentuali, mentre nel confronto con ottobre 2021, quando era 1,79, ora c'è una voragine di 2,93 punti, con un salto di 2,6 volte (+163,7%)", afferma Massimiliano Dona, presidente dell'Unione Nazionale Consumatori. L'associazione evidenzia come i rincari delle rate, per chi ha sottoscritto mutui a tasso variabile, possano superare anche i 2500 euro annui. 

Sono 200mila le famiglie italiane che non riescono a pagare le rate

Una dinamica che sta già mettendo in crisi molte famiglie, come evidenzia un'analisi di Facile.it. L'indagine ha messo in luce come, proprio a causa dell'aumento dei tassi, quasi 200mila famiglie italiane con un mutuo a tasso variabile non siano riuscite a rimborsare una o più rate nell'ultimo anno. Il dato, spiega una nota, va letto alla luce degli aumenti che hanno colpito i mutui variabili. Considerando un finanziamento medio, da gennaio 2022 a oggi le rate sono cresciute fino al 65%, con un aggravio complessivo di oltre 3.100 euro per famiglia. 

Sempre secondo l'indagine, tra chi ha un mutuo a tasso variabile, quasi una su 2 ha dichiarato che potrebbe avere seri problemi con i pagamenti se le rate rimarranno a lungo su questi livelli. Addirittura, più di 90mila famiglie non riuscirebbero a rimborsare le rate. Il 21% dei rispondenti con un mutuo a tasso variabile ha dichiarato di aver rinegoziato le condizioni con la propria banca, mentre poco meno del 7% ha optato per una surroga.

Non manca poi chi, per alleggerire il peso delle rate, ha deciso di estinguere parzialmente il mutuo (6,4%) e chi, invece, ha allungato la durata del finanziamento (4%). Non tutti pero', sono riusciti a trovare una soluzione; il 27,9% dei mutuatari con un finanziamento variabile ha dichiarato di aver provato a rinegoziare le condizioni con la propria banca ma di non esserci riuscito, mentre quasi 1 su 4 (24,3%) ha provato a surrogare il mutuo senza successo.

Le buone notizie e i timori per l'economia

Ma nell'analisi c'è anche qualche buona notizia. Se gli analisti prevedevano un'inversione di tendenza per la seconda metà del 2024, si legge nel comunicato, l'evidenza è che, alla luce dei dati positivi sull'inflazione, il nuovo trend potrebbe verificarsi prima del previsto. Tanto è vero che, secondo i Futures sull'Euribor (aggiornati al 4 dicembre), l'indice potrebbe scendere già da marzo 2024, passando dall'attuale 3,95% al 3,68%, per chiudere l'anno al 2,68% a dicembre 2024. Se ciò avvenisse, la rata del mutuo medio presa in esame passerebbe dai 750 euro attuali ai 731 euro di marzo 2024, per poi arrivare a dicembre 2024 a 660 euro.

Ma le buone notizie si fermano qui. Perché ad aumentare, secondo il rapporto di Bankitalia, non sono solo i mutui, ma anche le altre forme di finanziamento. I tassi di interesse sui nuovi prestiti alle società non finanziarie sono stati pari al 5,46 per cento (5,35 nel mese precedente), quelli per importi fino a 1 milione di euro sono stati pari al 5,95 per cento, mentre i tassi sui nuovi prestiti di importo superiore a tale soglia si sono collocati al 5,17 per cento. I tassi passivi sul complesso dei depositi in essere sono stati pari allo 0,92 per cento (0,86 nel mese precedente).  Unico segnale in leggera controtendenza: il TAEG sulle nuove erogazioni di credito al consumo si è collocato al 10,46 per cento (dal 10,52 nel mese precedente).

Segnali che incidono e si ripercuotono poi direttamente sull'economia. Gli occhi puntati sono quindi sulle prossime decisioni della BCE che ha alzato per mesi il costo del denaro nell'obiettivo di arginare l'inflazione dilagante. Una "medicina amara" che ha avuto anche delle controindicazioni e che rischia, alla lunga, di rallentare tutta l'economia.

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