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Domenica, 28 Aprile 2024
Dati sopra la media Ue

A rischio povertà 1 italiano su 4: "Sono dati da Terzo Mondo"

Critica la situazione al Sud, soprattutto in Puglia, Sardegna e Calabria. M5s: "Dati Istat testimoniano importanza reddito di cittadinanza"

Mentre il reddito di cittadinanza per gli occupabili giunge a scadenza arrivano notizie non troppo confortanti sulle condizioni di vita degli italiani. Poco meno di un quarto della popolazione è a rischio povertà o esclusione sociale (il 24,4%, 14,3 milioni di persone), quasi come nel 2021 (25,2%). A comunicarlo l’Istat, segnalando però un aumento del lavoro e del reddito. Grazie alla ripresa economica post pandemia queste due componenti economiche sono migliorate, contribuendo a una riduzione significativa della popolazione in condizione di grave deprivazione materiale e sociale (4,5% rispetto al 5,9% del 2021).

"Sono dati da Terzo Mondo - tuona il presidente dell'Unione nazionale consumatori, Massimiliano Dona -. Anche se le misure emergenziali di sostegno al reddito introdotte durante il periodo di pandemia e il reddito di cittadinanza sono certo serviti a contrastare la povertà, ridurre le disuguaglianze e sostenere i redditi, la situazione resta comunque vergognosa, non degna di un Paese civile".

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In Italia la povertà è sopra la media Ue

Il rischio povertà in Italia è più alto della media europea, dove le persone in difficoltà risultano essere pari a 95,3 milioni, il 21,6% della popolazione. La conferma arriva dall’Eurostat, che ha diffuso un dato stabile rispetto al 2021 (nel 2021 erano 95,4 milioni). Il rischio è più elevato per le donne (22,7% rispetto al 20,4% degli uomini) e per le famiglie con figli a carico (22,4%).

Tra i Paesi membri che presentano un rischio maggiore ci sono la Romania (34%), la Bulgaria (32%), Grecia e Spagna (entrambe al 26%). Le quote più basse sono state registrate in Repubblica Ceca (12%), Slovenia (13%) e Polonia (16%).

Rischio povertà più alto al Sud: in Puglia, Sardegna e Calabria

In Italia il rischio povertà o esclusione sociale resta più elevato nel Mezzogiorno, con il 40,6% degli individui, proprio come nel 2021, mentre nelle altre zone le condizioni di vita risultano in miglioramento. Particolarmente critica la situazione al Sud, con un aumento della quota di individui a rischio di povertà dal 33,1% al 33,7%, anche se si registra una riduzione della quota di individui che vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro (17,1% rispetto al 19,5% del 2021).

A livello regionale si osserva un deciso miglioramento di tutti e tre gli indicatori (rischio di povertà, grave deprivazione e bassa intensità di lavoro) in Campania e Sicilia, mentre il rischio di povertà o esclusione sociale aumenta in Puglia, Sardegna e Calabria. In particolare in queste ultime due regioni i tre indicatori risultano in peggioramento soprattutto per quanto riguarda la bassa intensità di lavoro e la grave deprivazione.

Oltre 3 milioni di persone non riescono a portare più il cibo in tavola

3,1 milioni di persone senza cibo

Nel 2022 ben 3,1 milioni di persone hanno chiesto aiuto per mangiare facendo ricorso alle mense per i poveri o ai pacchi alimentari. Sono la punta dell’iceberg della povertà, sottolinea Coldiretti ricordando che con l’inflazione più alta da 40 anni, l'Italia si prepara a vivere l'estate a tavola più cara da decenni. Secondo l’associazione degli agricoltori il numero dei bambini sotto i 15 anni bisognosi di assistenza per mangiare ha superato quota 630mila, praticamente un quinto del totale degli assistiti, ai quali vanno aggiunti 356 mila anziani sopra i 65 anni oltre a una platea della fame e del disagio che coinvolge più di 2,1 milioni di persone fra i 16 e i 64 anni.

Fra tutti coloro che chiedono aiuto per il cibo – prosegue Coldiretti – più di 1 su 5 (23%) è un migrante che nel nostro Paese non riesce a procurarsi da solo il 'pane quotidiano', ma ci sono anche oltre 90mila senza dimora che vivono per strada, in rifugi di emergenza, in tende o anche in macchina e quasi 34mila disabili.

M5s: "Dati Istat testimoniano importanza reddito di cittadinanza"

"I numeri diffusi oggi dall'Istat si scontrano contro la decisione del governo di smantellare il Reddito di cittadinanza - affermano in una nota i parlamentari del M5S nelle commissioni Affari sociali e Lavoro di Camera e Senato -. Con il decreto varato il 1° maggio l'esecutivo di Giorgia Meloni ha introdotto una misura, l'assegno di inclusione, totalmente inadeguata, trasformando l'Italia nell'unico Paese Ue privo di una misura universale di contrasto alla povertà. Una decisione miope e propagandistica presa, peraltro, nell'anno in cui si stimano 700mila nuovi poveri in più a causa dell'inflazione. Si fermino finché sono in tempo".

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