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Domenica, 28 Aprile 2024
Film al Cinema

In a land that no longer exists, i sogni di una ragazza tra moda e glamour negli ultimi mesi della DDR 

Il film di Aelrun Goette, presentato alla Festa del Cinema di Roma racconta la ribellione di un gruppo di giovani alle imposizioni del regime della Germania Est a pochi mesi dalla caduta del Muro di Berlino

Una ragazza con grandi sogni è insofferente alle regole del regime che governa la DDR: ama leggere, scrivere e vuole diventare un’autrice e vivere libera. È questa la storia al centro di “In a land that no longer exists”, il film diretto da Aerlun Goette, apprezzata documentarista, presentato in concorso nella diciassettesima edizione della Festa del Cinema di Roma. Nel cast: Marlene Burow che interpreta Susanne, Sabin Tambrea, David Schütte.

In a land that no longer exists, la trama 

Susanne Schultz, che tutti chiamano Suzi, come la chiamava sua madre morta, grande fan della rock star Suzi Quatro, è una ragazza all’ultimo anno di liceo che vive a Berlino Est con il padre meccanico e la sorellina dodicenne. Suzi è una ragazza che sogna di andare all’università, diventare scrittrice e girare il mondo. Tutte cose che sembrano esserle per sempre precluse quando la polizia le trova in borsa il libro 1984 di George Orwell, un testo che nella Germania comunista è vietato e può costare anche la prigione, perché parla di tirannia e libertà. Per questa trasgressione a Suzi viene impedito di studiare, e in una sorta di programma di rieducazione viene spedita in fabbrica per rimediare al suo atto antisociale e antisocialista.

Un giorno, un fotografo la nota mentre si reca al lavoro sull’autobus, e le scatta una foto che finisce su una importante rivista di moda. Complice l’intraprendenza della vivace sorellina, Susanne si ritrova a sostenere un provino e, nonostante i suoi precedenti, riesce a farsi assumere come modella. È quello solo l’inizio della scoperta di un mondo nuovo e diverso: la moda, la bellezza, ma soprattutto la voglia di esprimersi liberamente che accomuna un gruppo di giovani ribelli, artisti che si definiscono “glamour, bellissimi e alla moda” e che le apriranno gli occhi sulla forza dei sogni.

In a land that no longer exists, un bel racconto di ribellione e libertà

Il film di Aelrun Goette è tratto da eventi realmente accaduti alla stessa regista ed è intriso di autenticità. In a land that no longer exists ci riporta a un momento storico preciso: l’estate prima della caduta di Berlino che tra le sue macerie ha travolto l’intero mondo comunista, ovvero mezza Europa. Eppure, in quei mesi che precedettero quella svolta epocale, una ragazza veniva ancora ‘condannata’ a lavorare in fabbrica se veniva beccata a interessarsi a letture non gradite al regime, gli omosessuali vivevano nascosti e se ne negava addirittura l’esistenza sul territorio socialista, e foto che ritraevano la malinconia che pervadeva quel mondo omologato e senza speranza venivano censurate, e l’autore bandito. L’esperienza di Suzi, è l’esperienza di migliaia di giovani tedeschi orientali, che mentre gli ingranaggi della storia si erano già messi in moto per cancellare il regime che li governava, non ne avevano percezione e continuavano a vivere insofferenti le imposizioni, le restrizioni, le minacce, le punizioni, gli interrogatori.

Il film racconta benissimo la spinta vitale che è dietro l’irrequietezza di Suzi, di Rudi, di Coyote e degli altri che si riuniscono clandestinamente per allestire performance spettacolari facendosi ispirare dalla passione per la moda. Il potere salvifico della creatività, della capacità di dipingere a colori la realtà più grigia e il coraggio di sperare nei propri sogni, anche in un contesto in cui ogni espressione e desiderio viene sistematicamente perseguitato e spento, è un altro tema del lavoro di Goette.

Il contrasto tra il grigiore della fabbrica e della vita imposta dal regime con il mondo clandestino, vitale e sgargiante delle persone che Suzi incontra quando entra nel mondo della moda è il modo in cui la regista sceglie di narrare l’aspirazione alla libertà di una società oppressa e che non si riconosce più nel sistema che la governa. Una storia venata inevitabilmente di malinconia e di amarezza nei suoi passaggi più duri, ma che libera tutta la sua energia e il suo messaggio, in un finale che è un vero inno alla libertà.

Voto:7,5

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