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Sabato, 27 Aprile 2024
Film al Cinema

Una voce fuori dal coro, il potere salvifico dell’arte e un ritratto di famiglia al maschile

Presentato a Un Certain Regard a Cannes74 e poi al Festival di Giffoni, il film di Yohan Manca esce nei cinema italiani il 24 novembre distribuito da I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection

Un talento scoperto per caso, che può trasformarsi in una speranza di riscatto, e le giornate difficili di un adolescente in una famiglia composta da quattro fratelli maschi che combattono, ognuno a modo suo, per tenersi uniti, andare avanti e prendersi amorevolmente cura della madre in coma. “Un voce fuori dal coro” è il delicato film d’esordio del regista francese di origine italo-spagnola Yohan Manca, ispirato da un'opera teatrale di Hédi Tillette de Clermont-Tonnerre. Protagonista assoluto della storia, nei panni del giovane Nour è Mael Rouin-Berrandou, l’insegnate di canto che scopre il suo talento è interpretata da Judith Chemla, e i fratelli di Nour da Dali Benssalah (Abel), Sofian Khammes (Mo), Monchef Farfar (Hedi).

Una voce fuori dal coro: la trama

Nour ha 14 anni e vive in un quartiere popolare di un centro costiero del sud della Francia con i tre fratelli più grandi: Abel il maggiore e più severo che sente sulle spalle tutta la responsabilità della sua famiglia, Mo, il più spensierato e sbruffone, e Hedi il più ribelle e rabbioso. I quattro ragazzi, figli di due immigrati, un italiano e un’ araba, dopo la morte del padre devono tirare avanti, tra lavoretti e affari più o meno leciti, anche prendendosi cura della madre finita da tempo in coma, ma che loro vogliono tenere testardamente a casa. Incontriamo Nour all’inizio della stagione delle vacanze, quando la sua cittadina si popola di turisti, la scuola è finita e lui sa che la situazione in casa è difficile ed è ora che inizi anche lui a guadagnare qualcosa per mandare avanti la famiglia. Nel corso delle ore dedicate al servizio civile, Nour si ritrova a ripulire il corridoio della sua scuola davanti a un’aula in cui l’insegnante Sarah tiene lezioni di canto lirico a un gruppo di ragazze.

L’opera, la grande musica, il bel canto è una passione che Nour vive in silenzio e che ha ereditato dal padre italiano che, per conquistare la madre, le cantava le arie della Traviata. Quando Sarah gli dà la possibilità di provare, il ragazzino si rivela subito dotato e l’insegnante inizia a interessarsi alla possibilità di farlo studiare. Il canto alleggerisce le dure giornate di Nour trascorse tra le tensioni tra fratelli, i guai che capitano a ragazzi inquieti e arrabbiati, l’angoscia per la salute della madre, la sensazione di essere invisibile in un contesto di problemi troppo grandi e troppo adulti e la grande voglia di fuggire via. I sogni del ragazzo e la determinazione di Sarah si scontreranno ripetutamente con la realtà e con la difficoltà del suo ambiente di capire fino in fondo l’occasione d’oro che quella passione rappresenta per vedere le cose in modo diverso e, forse, per provare anche a farle andare in modo diverso.

Una voce fuori dal coro, un racconto vivido di una famiglia in bilico

Al centro del bel film di Yohan Manca, ci sono due temi: quello del potere salvifico dell’arte in contesti difficili e vite complicate, e quello del racconto di una famiglia tutta al maschile, certamente disfunzionale, ma che lotta ferocemente per tenersi unita e fare muro davanti alle difficoltà. Nour, che è ancora un ragazzino con tutta la vita davanti, a 14 anni è ancora troppo piccolo per essere un membro della famiglia alla pari con i tre fratelli, ma è anche l’unico tra i quattro che ha più possibilità di immaginare e provare a vivere un destino diverso. La condivisione di una passione che il ragazzo vive in clandestinità e che lo lega a un passato felice e sereno della sua famiglia, lontano ormai anni luce, è la molla che fa scattare dentro di lui il pensiero che sia possibile salvare spazi di bellezza anche in un’esistenza difficile, e che questa bellezza potrebbe portare altrove, anche se non capisce ancora bene dove.

Il regista, che si è ispirato a un’opera teatrale per il suo film d’esordio, ci porta a osservare le dinamiche di una famiglia composta da quattro giovani maschi feriti, eppure amorevoli e determinati ad andare avanti uniti, capaci di dedicarsi con dedizione quotidiana alle cure della madre malata come di azzuffarsi ferocemente per sfogare tensioni e frustrazioni. Lo sguardo di Yohan Manca è quello di Nour e della sua età, in bilico tra un precoce disincanto e la voglia di credere nella promessa di un futuro diverso, che si fa più vivida attraverso la scoperta di una passione. E’ uno sguardo delicato, aperto e puro, che non giudica. Non censura errori e difficoltà, ma li racconta dall’interno del contesto, senza indulgere ne patetico ma alla ricerca semmai di frammenti di poetico, limitandosi a guardare le vite dei fratelli con l’interesse e l’ atteggiamento benevolo e premuroso con cui il ragazzino li guarda a distanza seduto su un muretto, mentre loro si sfidano e si affannano, come tutti i ragazzi del mondo, per afferrare, almeno, la gioia minima e fugace della vittoria in una partitella di calcio sulla spiaggia.

Il trailer

Voto:7

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