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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Alessandro Mannarino dopo l'arresto spiega che cosa è successo

Il cantante dà la propria versione degli avvenimenti che hanno portato al suo arresto per resistenza a pubblico ufficiale

A poche ore dall’arresto di Alessandro Mannarino, iniziano a delinearsi le dinamiche della vicenda.

Prima la sorella del cantante ha descritto su Facebook che cosa è avvenuto la notte scorsa a Ostia: “Ieri sera stavo festeggiando il mio compleanno con i miei amici e la mia famiglia in un locale a Ostia.. due merde umane si sono avvicinate chiedendomi quanti soldi volevo per un lavoro di bocca, i miei fratelli mi hanno difesa come potevano, quando abbiamo deciso di calmarci e andarcene i ragazzi ci hanno rincorso e aggredito colpendo un'altra ragazza con un pugno in faccia”.

Poi è stata al volta dello stesso Mannarino, che in un lungo comunicato stampa ha ricostruito gli eventi accaduti, spiegando le proprie reazioni.

Stavamo festeggiando il diciottesimo compleanno di mia sorella in un locale a Ostia e, dopo essermi allontanato per qualche minuto dalla festa, per cercare lì vicino un albergo dove far dormire i miei fratelli, mi accorgo - al mio ritorno nel club - che era in corso uno screzio tra mio fratello e degli estranei, non invitati e che oltre ad essersi intrufolati avevano importunato, con proposte oscene, mia sorella. Al mio arrivo erano già intervenute le forze dell’ordine, sedando in prima battuta gli animi e, mentre parlavo con gli agenti - quando tutto sembrava ormai essersi risolto - sento le urla della mia ragazza che implorava, gridando ripetutamente "vi prego fermatevi". La mia ragazza e mio fratello erano a circa 300metri dal locale quindi mi precipito verso di loro e nel frangente osservo mio fratello cadere rovinosamente in terra colpito dai pugni sferrati violentemente dal branco che continuava a pestarlo. Vicino a lui c’era la mia ragazza con il viso grondante di sangue e con una profonda ferita all'occhio. Arrivato finalmente da lei, vengo immediatamente afferrato, cinto alle spalle e strattonato via. Io ovviamente reagisco non comprendendo immediatamente che si trattasse dello stesso personale di Polizia con il quale stavo parlando poco prima e che mi aveva seguito, anche loro allarmati dalle urla. Cercando inutilmente di divincolarmi, per soccorrere mio fratello e la mia fidanzata, devo aver consumato involontariamente una resistenza a pubblico ufficiale. Ovviamente questo non era nelle mie intenzioni e tanto meno fa parte del mio carattere. Mio fratello urlava che gli aggressori erano gli stessi del locale e li indicava alle forze dell'ordine mentre questi riuscivano a darsi alla fuga. Solo uno di loro è stato rintracciato e arrestato. Da quel momento non vedo più la mia ragazza e comincio a chiedere di soccorrerla, col timore che -invece- lasciata sul posto, non solo rimanesse priva di assistenza medica ma, peggio, potesse di nuovo diventare oggetto di violenze da parte di quegli aggressori. In quei frangenti ho urlato e fatto di tutto per cercare di raggiungere le due persone a me care. Sono stati attimi dove i miei pensieri erano molto confusi, ero caduto nel terrore, preso dall'ansia e dall'agitazione per le condizioni di salute di mio fratello e della mia fidanzata col viso pesto di sangue. Non mi sono reso conto che dovevo fidarmi dell'operato della Polizia e quindi senza rendermi conto della gravità del mio gesto ho opposto loro resistenza, anche con frasi dettate esclusivamente dall'esagitazione del momento”. 

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