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Domenica, 28 Aprile 2024
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Zuckerberg censura i fan di Lino Banfi, lui protesta e la pagina Facebook torna attiva (con le scuse di Meta)

La pagina "Noi che Amiamo Lino Banfi" seguita da migliaia di fan era stata disabilitata per alcune battute ritenute "contrarie agli standard della community in materia di istigazione alla violenza"

"Cosa ho fatto io a Mister Mark Zuckerberg e ai suoi algoritmi? Ci ho messo più di 60 anni per far parlare il mio linguaggio a tutti, mi chiamano Maestro, mi danno i premi alla carriera e questo mi spegne tutto! Ma come si permette 'sto arcimiliardario maledetto che chi chezzo lo conosce?": così ieri Lino Banfi domandava in una lettera pubblicata dal Corriere della Sera, amareggiato e deluso per la "censura" della pagina Facebok Noi che amiamo Lino Banfi, dedicata a lui e seguita da migliaia di fan, per alcune battute ritenute "contrarie agli standard della community in materia di istigazione alla violenza".

"Da circa sette anni esiste un gruppo Facebook che si chiama «Noi che amiamo Lino Banfi» ideato e coordinato da Calogero Vignera. E sono davvero tante le persone di tre generazioni e di inizio di una quarta, che fanno e pubblicano cose bellissime in mio onore - il buon Calogero potrebbe ben dettagliare - e cosa succede? Si iscrivono decine di migliaia di fan di tutte le età e zac, arriva il signor Zuckerberg che ordina ai suoi algoritmi italiani: «Chiudete subito Banfi!»", raccontava l'attore pugliese, difendendo "il linguaggio banfiota" fatto di esclamazioni come "Porca putténa, disgrazieto maledetto" entrato nella tradizione cinematografica italiana, ma evidentemente sgradito al social network. 

Così, all'indomani della protesta di Banfi, Meta ha ammesso l'errore: le frasi e i video pubblicati e contestati dal loro algoritmo non sono dunque "contrari agli standard della community in materia di istigazione alla violenza" o di "incitamento all'odio" o in contrasto al divieto di pubblicare scene di nudo, come dichiarano gli avvisi mandati nel tempo dalla tecnologia Meta alla pagina Facebook. Grande la soddisfazione di Calogero Vignera, in arte Gerry Italia, 39enne agrigentino trasferito a Padova (dove lavora come operatore socio sanitario), creatore e amministratore della pagina in questione: "Il politicamente corretto ha rotto un po' le “pelle”. Ma perché una battuta di Lino Banfi deve per forza offendere o discriminare qualcuno?" dice oggi l'amministratore di Noi che amiamo Lino Banfi che dal 2017 ha ricevuto una quindicina di avvisi di violazione della politica di moderazione dei contenuti a cui lui ha sempre risposto precisando che si trattava di battute di film. "Una scena di “Vieni avanti Cretino” con Michela Miti si denuda è stata etichettata come pornografica ma è ridicolo!", ha aggiunto: "Un algoritmo non è in grado di analizzare il contesto nè di capire le sfumature e invece ha stabilito che Banfi, maestro della comicità, è un personaggio “cattivo” e pericoloso".

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