rotate-mobile
Lunedì, 29 Aprile 2024
nuova potenza

L'India diventa il paese più popolato al mondo

Il subcontinente indiano, a differenza del gigante cinese, sta registrando una crescita negli ultimi decenni. In base alle stime delle Nazioni Unite, la popolazione indiana continuerà ad aumentare fino a raggiungere un picco di quasi 1,7 miliardi di persone nel 2063

La Cina non sarà più il paese più popolato al mondo. A prendere il suo posto è l'India, che ruberà il primato al gigante asiatico entro quest'anno. Ne sono convinti diversi demografi che, statistiche alla mano, prevedono una crescita della popolazione indiana già entro la fine di aprile. Sempre se non è già successo. Perché gli esperti delle Nazioni Unite si basano sui dati di crescita e decrescita della natalità e dei decessi di entrambi i paesi relativi all'ultimo decennio.  

La curva della popolazione indiana secondo le statistiche Onu

Perché la Cina si ferma e l'India cresce?

Secondo le proiezioni delle Nazioni Unite, che registrano i dati dal 1950, la popolazione indiana dovrebbe  raggiungere quota 1,429 miliardi entro la fine dell'anno; quella cinese, invece, sarà di 1,426 miliardi di persone. Si tratta di dati impressionanti se paragonati ad altre superpotenze: negli Stati Uniti si prevede una popolazione di 340 milioni di persone al termine del 2023. 

Fino a non molto tempo fa si credeva che la Cina potesse conservare a lungo il primato di paese più popolato al mondo. Ma le cose sono cambiate quando la popolazione cinese è diminuita per la prima volta dopo 60 anni: alla fine del 2022, dentro la Grande Muraglia si contavano di 1,41 miliardi di persone, in calo di 850mila unità in meno rispetto al 2021. Le nascite cinesi del 2022 si sono attestate a quota 9,56 milioni a fronte di morti per 10,41 milioni - erano, rispettivamente, 10,62 e 10,14 milioni nel 2021 -, mentre il numero di nascite per mille persone è sceso a 6,77 nel 2022 rispetto ai 7,52 nel 2021. 

La curva della popolazione cinese secondo le statistiche Onu

Con un trend negativo registrato negli ultimi decenni, i funzionari cinesi hanno messo in campo diverse misure politiche ed economiche per controbilanciare l’effetto della curva demografica in discesa, come il rapido invecchiamento della popolazione e la disponibilità di pochi giovani lavoratori in grado di sostenere la crescita economica cinese. Nel 2016, con un colpo di spugna è stata cancellata la politica del figlio unico introdotta nel 1979 dal governo di Pechino per rispondere alla preoccupante pressione demografica. 

I provvedimenti non sono serviti a spingere le famiglie cinesi a fare più figli: le giovani coppie, in particolare quelle che vivono nelle città di prima fascia (Pechino, Shanghai, Guangzhou e Shenzhen), devono fare i conti con diversi ostacoli economici e sociali, acuiti dalla strategia Zero Covid, come l’alto costo della vita, la crescita della disoccupazione giovanile, l’aumento degli affitti o dei prezzi delle case, e il costoso sistema d’istruzione. 

Il calo delle nascite in Cina è la conseguenza quindi di diversi fattori: economici, sociali e politici. Ed è, senza ombra di dubbio, l’eredità di una sfrenata crescita che la Cina ha registrato dal 1979 con il programma "Riforma e apertura economica" lanciato da Deng Xiaoping. In quel periodo, il "piccolo Timoniere" ha dovuto affrontare un’altra sfida inattesa, che si è presentata in Cina come in altri paesi asiatici: una “bomba” demografica senza precedenti. Anche l'India ha quindi dovuto affrontare il boom demografico, arginato con una massiccia e violenta campagna di sterilizzazione maschile. 

Ma il subcontinente indiano, a differenza del gigante cinese, sta registrando una crescita negli ultimi decenni. In base alle stime delle Nazioni Unite, la popolazione indiana continuerà ad aumentare per i prossimi quattro decenni, raggiungendo un picco di quasi 1,7 miliardi nel 2063.

L'India ha una popolazione molto più giovane e un tasso di fertilità più elevato rispetto a quello cinese. A incidere sulla curva in ascesa della popolazione indiana è anche una diminuzione della mortalità infantile registrata negli ultimi tre decenni. L'aumento della popolazione indiana comporta conseguenze economiche e sociali per tutto il mondo: l'India potrà disporre di una maggiore forza lavoro in grado di spingere la macchina economica del paese, sempre se il governo di Nuova Delhi saprà mettere in campo politiche economiche efficienti. Al contrario, la Cina, con il calo della popolazione, potrebbe faticare a diventare la prima superpotenza economica del mondo. 

Cosa significa per noi la crescita dalla popolazione indiana

Grazie all'incremento demografico, l'India può contare su una costante crescita economica: Nuova Delhi può così aumentare le importazioni di prodotti dall'estero e svolgere un ruolo cruciale negli affari globali. 

Per molti versi, l'India assomiglia alla Cina di 30 anni fa. Ha una popolazione in età lavorativa in rapida espansione, con 610 milioni di persone under 25 e poche persone anziane di cui le giovani generazioni devono prendersi cura. 

L'India potrebbe essere la nuova fabbrica del mondo e competere con la Cina nel ruolo che il gigante asiatico ha assunto decenni fa ma che ora sta rivedendo con una nuova visione economica del paese. Ma a differenza della Cina, la politica imprenditoriale del subcontinente indiano è meno vincolata alle restrizioni imposte dal Partito comunista cinese. Per questo, l'India, soprattutto dopo la pandemia, la strategia Zero Covid cinese e la stretta statunitense sul commercio cinese, sta diventando la destinazione di diverse attività economiche di colossi internazionali. Diverse aziende hanno spostato infatti le loro catene di produzione e approvvigionamento sul territorio indiano, lontane dalle dinamiche geopolitiche che colpiscono Pechino. Ci sono poi le valutazioni finanziarie. Anche il Fondo Monetario Internazionale guarda da vicino la crescita indiana, prevista attorno al 6% contro il 5% di quella cinese. Alcuni economisti prevedono che il Pil indiano crescerà da 3,4 trilioni di dollari a 8,5 trilioni di dollari nei prossimi 10 anni, dopo essere quasi raddoppiato nell'ultimo decennio.

Ma a differenza di quanto accaduto in Cina, dove il Partito comunista si è impegnato a fare uscire in 40 anni oltre 770 milioni di persone dalla soglia di povertà assoluta, in India coesistono condizioni economiche contraddittorie: assieme ai magnati e miliardari influenti, nel subcontinente indiano ci sono 228,9 milioni di persone, ovvero il 16,4% della popolazione, che vivono in povertà. Si tratta del numero più elevato al mondo, secondo i dati dell'Onu. 

C'è poi l'aspetto geopolitico. L'India, che si presenta come la più grande democrazia al mondo, attira le attenzioni politiche ed economiche dell'amministrazione statunitense di Joe Biden, sempre più interessata ad arginare l'ascesa delle potenze autoritarie, come Cina e Russia. Tra tensioni sociali, mancanza di posti di lavoro e disparità economiche nel paese, Nuova Delhi deve dimostrare di essere in grado di sfruttare il suo vantaggio demografico.

Sullo stesso argomento

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Today è in caricamento