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Lunedì, 29 Aprile 2024
Fedelissima dello zar / Russia

Chi è la fedelissima di Putin dietro i rapimenti dei bimbi ucraini: "Ne ho adottato uno anche io"

Si chiama Lvova-Belowa, ha 38 anni, 5 figli biologici e una dozzina in affidamento: da commissaria per l'infanzia sta seguendo le deportazioni e le adozioni dei minori prelevati dalla Russia nel Donbass

La Corte penale internazionale non ha messo nel mirino solo il presidente Vladimir Putin: i mandati di arresto spiccati dai giudici dell'Aja per la deportazione in Russia di bambini ucraini (16mila, secondo quanto sostengono Kiev e Bruxelles) riguardano anche una funzionaria del Cremlino rimasta per lo più fuori dai riflettori dei media occidentali, . È lei, nella sua veste di commissaria nazionale per i diritti dell'infanzia, ad aver orchestrato un'operazione che Mosca non solo non nega, ma ostenta come una missione sacra.

Quando ha saputo di essere finita nella lista dei ricercati a livello internazionale per crimini di guerra, Lvova-Belowa, 38 anni e madre di cinque figli, ha commentato la notizia con un sarcasmo gelido e inquietante: “È fantastico che la comunità internazionale stia riconoscendo il lavoro che stiamo facendo per aiutare i bambini del nostro Paese. Che non li lasciamo in zone di guerra, che li tiriamo fuori, che creiamo buone condizioni per loro, che li circondiamo di persone amorevoli e premurose”, ha detto ai giornalisti. Aggiungendo che questo lavoro "continua".

putin-lvova-belowa-wikipedia

Il suo ruolo nella deportazione dei bambini ucraini è centrale: è lei a occuparsi della cosiddetta rieducazione patriottica e delle pratiche di adozione dei bambini. Lei stessa, per dare il buon esempio, avrebbe preso in affido una dozzina di bambini. Tra questi, uno sarebbe ucraino. Il particolare è emerso durante una conversazione tra Lvova-Belowa e il presidente Putin, trasmessa in tv a metà febbraio: il video mostra il leader del Cremlino che chiede alla commissaria per l'infanzia se fosse vero se avesse adottato un bambino di Mariupol. Lei ha risposto confermando l'adozione e spiegando che adesso sa cosa significa essere la madre di un bambino del Donbass: "È difficile, ma c'è amore".

Questa conversazione è una prova evidente delle responsabilità di Putin e di Lvova-Belowa. Per ora, la Corte penale internazionali li persegure per crimine di guerra. Ma se il tribunale, scrive il Der Spiegel, "riuscirà a dimostrare che la deportazione è stata diffusa e sistematica, potrebbe anche trattarsi di un crimine contro l'umanità". Kiev parla di almeno 16mila bambini rapiti, una cifra confermata dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Uno studio dell'Università americana di Yale ha recentemente identificato una rete di campi e case in Russia in cui sarebbero stati portati 6mila bambini dall'Ucraina dall'inizio dell'invasione russa. 

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