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Lunedì, 29 Aprile 2024
Il piano è già naufragato / Israele

"Hamas ha rifiutato di liberare gli ostaggi in cambio di una tregua di due mesi"

Lo rivelano fonti egiziane. La trattativa ipotizzata avrebbe rappresentato il periodo di cessate il fuoco più lungo offerto dall'inizio della guerra. Per Israele è stato il giorno più sanguinoso dall'inizio dell'offensiva: morti 24 soldati

Due mesi di tregua per la liberazione degli ostaggi. Questa la proposta che Israele avrebbe presentato ad Hamas, attraverso la mediazione del Qatar e dell'Egitto. Si tratta, di fatto, del periodo di cessate il fuoco più lungo che Israele ha offerto dall'inizio della guerra.

Ma la speranza sembra già naufragata. Secondo un alto funzionario egiziano citato da Associated Press, Hamas avrebbe infatti rifiutato la proposta facendo sapere che non verranno rilasciati altri ostaggi finché Israele non cesserà i bomdardamenti ritirandosi da Gaza. Il governo israeliano, dal canto suo, ha rifiutato di rilasciare qualsiasi commento. Già nelle ore precedenti, le reazioni di Hamas non lasciavano presupporre troppe speranze nella conclusione dell'accordo. Walid Kilani, portavoce di Hamas in Libano, aveva infatti dichiarato all'agenzia di stampa turca Anadolu di non aver "ricevuto ufficialmente" alcuna proposta di tregua. Per Hamas, aveva spiegato, "la condizione principale per un accordo è un cessate il fuoco totale e completo, non temporaneo". Solo se questa condizione verrà raggiunta - aveva aggiunto Kilani - ci potranno essere colloqui sugli ostaggi.

Le tre fasi della tregua proposta da Israele

La proposta di accordo prevederebbe il rilascio di tutti gli ostaggi vivi e la restituzione dei corpi degli ostaggi morti in più fasi. Prima donne, uomini di oltre 60 anni e ostaggi in condizioni mediche critiche. Poi le donne soldato, gli uomini sotto i 60 anni non militari, poi dei soldati e infine dei corpi degli ostaggi. Israele e Hamas dovranno poi accordarsi su quanti prigionieri palestinesi dovranno essere rilasciati per ciascun ostaggio israeliano, a seconda della categoria, e poi si dovrebbero svolgere negoziati separati sui nomi dei prigionieri. Israele inoltre ridistribuirebbe le forze di difesa in modo che alcune vengano spostate dai principali centri abitati dell'enclave, consentendo un graduale ritorno dei civili palestinesi nella città di Gaza e nel nord della Striscia.

La mossa di Israele è influenzata da un fatto: la protesta delle famiglie degli ostaggi è diventata di giorno in giorno più forte ed è arrivata fin dentro il Parlamento. La popolazione chiede al governo di Benyamin Netanyahu di fare di più per riportare a casa i rapiti". Un gruppo di parenti, senza che i commessi riuscissero a trattenerli, ha fatto irruzione durante la seduta della commissione Finanze della Knesset interrompendone i lavori.  "Ci ascolterete, non c'è più commissione, né Knesset, c'è un solo argomento di cui vi dovete occupare. Non vi siederete qui mentre loro stanno morendo lì", hanno gridato i manifestanti rivolgendosi ai deputati.

Per Israele un giorno nero: morti 24 soldati

Quello di ieri, lunedì 22 gennaio, è stato il giorno più drammatico per le Forze di difesa israeliane (Idf) dall'inizio dell'offensiva su Gaza. Dopo la notizia dei tre ufficiali uccisi nel sud della Striscia, nelle scorse ore l'esercito ha reso noto che 21 riservisti sono morti in un attacco riconducibile con ogni probabilità a Hamas.

Il portavoce delle Idf, Daniel Hagari, ha spiegato che l'episodio è avvenuto ieri intorno alle 15 ad al-Muaisi, nella zona centrale di Gaza, non lontano dal kibbutz di Kissufim, sul lato israeliano del confine, precisando che i militari stavano portando avanti un'operazione per consentire il ritorno dei cittadini israeliani che erano stati costretti ad evacuare dal sud del Paese dopo l'attacco di Hamas.

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