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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Proteste e manifestazioni ogni giorno: la nuova normalità libanese carica di tensione

Viaggio a Beirut, città sfibrata dai contrasti e da una situazione sociale incandescente

Non fa neppure più notizia, per chi vive da queste parti, una manifestazione nel centro di Beirut. Se lunedì 25 ottobre, è stata la volta dei tassisti, non c’è categoria che non sia scesa in piazza per rivendicare salari più dignitosi, per protestare contro il rincaro record del prezzo della benzina, per la mancanza dei servizi essenziali come l’elettricità, ad esempio. Se già la situazione era difficile, tutto è precipitato da quando, il 4 agosto 2020, un magazzino dove era stata stoccata una grande quantità di nitrato di ammonio, situato nel porto della città, è improvvisamente esploso.

Le conseguenze di questa vera e propria catastrofe hanno causato la morte di 214 persone, 144 uomini e 70 donne, il ferimento di almeno settemila persone e la distruzione di case e palazzi. Si è trattato di uno dei pochi casi in questa città in cui essere ricco o povero non ha fatto la differenza. L’onda d’urto ha infatti investito sia abitazioni molto vecchie e popolari sia lussuosissimi appartamenti nei grattacieli che costeggiano il lungomare. Una catastrofe che non si può dire non fosse annunciata perché quel composto chimico si trovava stoccato nel porto dal 2014. All’inizio accumulato nella stiva di una vecchia carretta del mare, di provenienza ucraina, per la quale gli armatori, ciprioti, non avevano pagato le tasse portuali.

Beirut (foto Ivan Grozny Compasso)

Successivamente il sequestro della nave da parte della autorità libanesi e, prima che questa colasse a picco, come poi è accaduto, il trasferimento del nitrato d’ammonio in un magazzino. Non tutto quel carico, verrebbe da dire per fortuna, era presente in quel magazzino il giorno dell’esplosione. Considerando che questo viene sì utilizzato per produrre concimi chimici, ma anche esplosivi, parlare di fortuna forse non è esattamente appropriato, ma tant’è. Questo drammatico evento ha accelerato una crisi già in corso nel Paese e che ha reso le persone ancora più scontente, anzi disperate. Gli stipendi hanno perso capacità di acquisto, si sono di fatto più che dimezzati. Oggi quello che si guadagna non permette a nessuno di arrivare alla prima settimana, figuriamoci alla fine del mese. Tutti, ma proprio tutti, fanno due se non tre lavori.

E se uno ha un’automobile sfrutta il mezzo come farebbe qualsiasi tassista. Ci sono poi varie app che permettono alle persone di farsi trasportare da una parte all’altra della città. I semafori non funzionano, le strade brulicano di auto, per lo più scassate e molto vecchie. Ma proprio guardando le auto in strada si scorge che la forbice tra chi ha tanto e chi non ha nulla è davvero gigantesca. Al netto delle carrette che si vedono scorrazzare, che per lo più si riforniscono nel mercato nero della benzina, che qui prolifera e dove si può acquistare di tutto, ci sono i super ricchi che girano con auto di grossissima cilindrata e gli immancabili vetri oscurati. Bentley, Maserati, Bugatti ma anche Rolls Royce e Ferrari. Stanno ferme in mezzo al traffico come stanno i mezzi più scassati. Ma chi ha ci tiene a farlo sapere, a ostentarlo.

La gente per questo è imbufalita e fino al 14 ottobre di quest’anno erano molto partecipate le manifestazioni di piazza. Soprattutto quelle in cui si chiede che qualcuno paghi per quanto accaduto nell’agosto del 2020, mentre invece non c’è neppure in indagato. Ambientalisti e società civile, come si direbbe da noi, chiedevano a gran voce da tempo la rimozione di quel carico dal porto della città, appello che i politici locali non hanno voluto ascoltare. Per questo il 14 ottobre erano in tantissimi alla manifestazione organizzata dal movimento sciita Hezbollah e dai suoi alleati. Dei cecchini da dei tetti attorno al palazzo di giustizia hanno però preso di mira la folla uccidendo sei persone e ferendone a decine. Una ulteriore tragedia che non ha fatto che esacerbare gli animi e gettare ancora più nello sconforto la popolazione di Beirut.

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