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Sabato, 27 Aprile 2024
La corsa alla leadership / Regno Unito

Sunak col vento in poppa per diventare premier ma Boris è pronto alla battaglia

L'ex cancelliere dello scacchiere ha il sostegno della maggioranza dei deputati ma Johnson ha quello della base. Il loro scontro potrebbe spaccare il partito già malconcio dopo l'addio di Truss

Il Regno Unito potrebbe presto avere il suo primo premier di origine straniera. L'ex cancelliere dello Scacchiere, Rishi Sunak, sta accumulando sempre più consensi all'interno del partito conservatore, arrivando quasi a 150 deputati su 357 in totale che si sono già schierati con lui nella corsa alla successione della dimissionaria Liz Truss. L'altra candidata ufficiale, Penny Mordaunt, si ferma per ora a 25, molto lontana dal minimo di 100 richiesto dalle regole del partito, e Boris Johnson è al momento a 56, anche se i suoi alleati sostengono abbia superato la quota minima dei 100.

Ieri il 58enne ex premier, che sogna un clamoroso ritorno alla guida del Paese, ha avuto un incontro con il suo 42enne ex ministro dell'Economia, con cui ha provato a creare un ticket, promettendogli un ruolo di responsabilità in un suo eventuale governo per evitare una battaglia divisiva. Ma le trattative si sono concluse con un nulla di fatto e ricucire i rapporti tra i due non sembra facile, è stato proprio Sunak a dare il colpo di grazia a Johnson con le sue dimissioni dal governo lo scorso luglio. L'ex premier pensa di essere molto più popolare nella base del partito, ma l'élite dello stesso gli sta facendo una dura battaglia per evitare che torni al potere. Questa divisione si palesa anche nella stampa conservatrice con i tabloid Daily Mail e Daily Express che sembrano sostenere un ritorno di BoJo, mentre i più aristocratici The Times e The Telegraph gli remano contro.

Il tempo però stringe ed entro domani (lunedì) a mezzogiorno si devono depositare le 100 firme necessarie a entrare nella corsa il cui verdetto verrà deciso alla fine dai 170mila membri del partito che dovranno esprimersi in una votazione online entro il 28 ottobre. Un duro colpo all'ex sindaco di Londra è arrivato oggi da Suella Braverman, una figura di spicco della destra del partito e sua vecchia sostenitrice, che ha deciso di appoggiare Sunak sostenendo che non si può "indulgere in fantasie campanilistiche o nativiste" e chiedendo ai colleghi parlamentari Tory di non essere "ingenui".

Da parte sua Johnson ha ottenuto il sostegno di James Cleverly, il Segretario di Stato agli Esteri, che ha garantito che l'ex premier ha "imparato la lezione dal suo periodo al No 10" di Downing Street e che "farà in modo di concentrarsi sui bisogni del Paese fin dal primo giorno". Il problema di Johnson è che su di lui pendono ancora i vecchi scandali e le accuse di aver violato le regole sul Covid da lui stesso scritte, partecipando a feste a Downing Street (cosa fatta anche da Sunak), anche se di fatto per gran parte dei suoi sostenitori si è trattato solo di un peccato veniale e che si può perdonare. Secondo un sondaggio del Sunday Telegraph, gli elettori del partito preferiscono lui in larga misura a Sunak: poco più della metà di loro pensa che sarebbe il miglior premier, rispetto al 28% dell'ex Cancelliere. E quasi il 60% di questi elettori Tory ritiene che la cacciata di Johnson all'inizio dell'estate sia stata un errore.

Uno degli scenari possibili potrebbe essere che l'ex premier raggiunga alla fine i 100 sostenitori richiesti, mentre Mordaunt non riesca invece nell'impresa. Con ogni probabilità a quel punto quest'ultima si schiererebbe con Sunak e così si andrebbe a una sfida nella base con però i rappresentanti eletti in maniera eclatante schierati per l'ex Cancelliere dello Scacchiere. Questo duello rischierebbe di spaccare tremendamente il partito che già si trova in condizioni pessime al momento, ma per Johnson sarebbe un modo per provare a mostrare di essere ancora il leader sostenuto dal popolo e che è pronto a completare il percorso iniziato con la Brexit. Una sfida molto difficile da portare a termine ma da cui per lui sarebbe ancora più difficile tirarsi indietro.

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