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Domenica, 28 Aprile 2024
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Usa, il germe del neonazismo non risparmia l'esercito statunitense

Almeno la metà dei militanti di estrema destra avrebbe servito nelle forze armate. Il Pentagono starebbe cercando di arginare il fenomeno, ma skinhead e suprematisti bianchi si rivelano essere ottimi soldati

E' impossibile sapere quanti sono i suprematisti bianchi, neonazisti e skinhead pronti ad entrare nell'esercito statunitese, con lo scopo di imparare le nozioni basilari dell'arte della guerra in modo da poterle usare per la Rahowa, la Guerra Santa Razziale (Racial Holy War).

La strage del Wisconsin - A denunciare questo fenomeno ci hanno pensato alcune organizzazioni dei diritti umani. Il problema è tornato prepotentemente in primo piano dopo che Wade Page, ex militare statunitense, ha aperto il fuoco contro alcuni indiani sikh all'inizio di agosto, uccidendo 5 persone. L'uomo, freddato dalla polizia nel corso della sparatoria, si sarebbe avvicinato al movimento per la supremazia bianca proprio mentre si trovava nell'esercito. 

Anche se al momento non è possibile conoscere la diffusione di questi movimenti razzisti e xenofobi tra i militari, sembra che almeno la metà dei militanti di estrema destra abbia servito nell'esercito statunitense. 

I provvedimenti del Pentagono - “In 26 anni non li ho mai visti”  ha detto alla Reuters il colonnello Kevin Arata, portavoce del Forte Bragg. Le autorità stanno cercando di non dare troppo risalto alla cosa, ma negli ultimi anni il Pentagono ha varato ben tre provvedimenti, per cercare di limitare il fenomeno. 

La prima direttiva risale al 1986, quando Casper Weinberger, segretario della Difesa, ordinò alle autorità militari di non accettare suprematisti bianchi nell'esercito. L'ordine non venne però ascoltato, come dimostra il caso dell'ex marine T. J. Leyden, che ha avuto la possibilità di indossare l'uniforme tra il 1988 e il 1991 nonostante avesse il simbolo delle SS tatuato sul collo. “Mi unì al corpo dei Marines per una sola ragione: volevo imparare a sparare” ha spiegato l'uomo, che oggi ha abbandonato il movimento per la supremazia bianca e lavora come consulente per il Centro Simon Wiesenthal. 

Nel 1995 due ex soldati prepararono una bomba, che uccise 168 persone a Oklahoma City. L'episodio servì al Pentagono per diffondere una nuova direttiva, che vietava ai militari di prendere parte a gruppi di estrema destra. L'ultima disposizione a riguardo risale al 2009, quando le autorità militari chiesero ai propri comandanti di segnalare coloro che avevano tatuaggi che richiamavano alla mente movimenti per la supremazia bianca. 

“Le nostre norme non sono cambiate: la partecipazione ad attività estremiste non è mai stata tollerata, ed è punibile sulla base dell'Uniformed Code of Military Justice” spiega Eileen Lainez, portavoce del dipartimento della Difesa. Purtroppo queste direttive non sembrano sufficienti ad arginare il fenomeno.

Questi ragazzi di estrema destra spesso si rivelano essere degli ottimi soldati: ubbidienti, disciplinati, motivati, qualità molto apprezzate nell'esercito. Le guerre in Iraq e in Afghanistan hanno inoltre richiesto un aumento dei militari al fronte, motivo per cui alcuni comandanti hanno deciso di chiudere un occhio di fronte a qualche tatuaggio troppo vistoso, reclutando così tra le fila dell'esercito anche militanti di estrema destra.    

“Sono alcuni dei soldati più disciplinati che abbiamo” ha confermato Carter F. Smith, ex militare e professore di giustizia penale all'Austin Peay State University del Tennessee. “Il problema non è solo quello di averli lasciati entrare. Li abbiamo lasciati andare via anche dopo che erano stati sottoposti a procedimenti giudiziari o quando il loro tempo era scaduto, e non abbiamo fatto sapere niente alla polizia”. 

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