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Lunedì, 29 Aprile 2024

Vinicio Marchetti

Giornalista

La camorra che spopola su Tiktok tra i ragazzini

Salvatore Tramontano, conosciuto come 'o munacone a Secondigliano e volto noto su TikTok per i suoi consigli utili rivolti soprattutto ai carcerati, è stato tragicamente assassinato con una coltellata alla testa. Ciò che inizialmente sembrava un incidente è stato rivelato, una settimana dopo, come un omicidio che attualmente è sotto la lente d'ingrandimento degli investigatori del commissariato di Secondigliano, guidato dal vice questore aggiunto Raffaele Esposito. La morte di Tramontano, avvenuta il 13 luglio presso l'ospedale Cardarelli a causa della ferita alla testa, ha destato dubbi e sconcerto. L'uomo, noto per i suoi video su TikTok che spaziavano dalla condivisione di consigli per le persone detenute all'esecuzione di canzoni neomelodiche, accompagnati dall'auspicio di una "rapida liberazione per tutti i carcerati", sarebbe stato aggredito con una coltellata alla testa la mattina del 9 luglio e successivamente soccorso in Piazza Zanardelli da un'ambulanza. La zona in cui si sarebbe verificata l'aggressione è da sempre una roccaforte del clan Di Lauro. Gli inquirenti non tralasciano nessuna pista.  

Il Sistema attraverso i social  

Quanto accaduto rappresenta solo uno dei numerosi esempi che evidenziano la crescente presenza della camorra sui social media. A più riprese la Direzione Investigativa Antimafia (Dia) ha sottolineato come l'uso dei social network da parte delle organizzazioni criminali stia aumentando, costituendo una minaccia in rapida crescita, soprattutto per i più giovani. La provincia di Napoli, in particolare, è una delle aree più colpite dalla diffusione degli ideali criminali del Sistema attraverso i social media. La camorra sfrutta i profili social per esaltare il proprio potere criminale e dimostrare le alleanze tra i vari clan. L'ostentazione di affiliazione, le foto e i post che commentano le azioni violente contribuiscono a creare una cultura mafiosa pervasiva, mirando a consolidare l'egemonia sul territorio. Ciò rappresenta un serio pericolo, poiché la diffusione di tali contenuti può influenzare l'adesione di nuovi membri e il reclutamento di giovani impressionabili e provenienti dalle periferie più a rischio. Sono veramente troppe le inchieste dove gli inquirenti hanno evidenziato anche il coinvolgimento - sempre più frequente - dei minori nelle attività criminali. I giovani, oltre ad essere vittime di questa realtà, spesso si trasformano nei protagonisti degli atti delittuosi. Questo fenomeno rappresenta un'allarmante evoluzione - in termini di numero e tipologia - di reati in cui i minori sono coinvolti, urlando a gran voce un'attenzione particolare da parte delle istituzioni e della società.

Dallo smartphone alla realtà 

La diffusione della cultura mafiosa tramite i social rappresenta un problema in rapida crescita, con potenziali conseguenze devastanti per i ragazzi. Affrontare questa sfida richiede un approccio integrato che comprenda strategie preventive - come l'educazione e l'informazione - insieme a un'azione repressiva mirata che coinvolga le forze dell'ordine, le istituzioni locali e soprattutto le scuole. Solo attraverso un impegno coordinato sarà possibile contrastare efficacemente l'influenza della camorra sui social media e proteggere le giovani generazioni da una realtà che, in un attimo, può rapidamente staccarsi dalle schermate degli smartphone per diventare una presenza tangibile capace di influenzare la vita quotidiana come una inoppugnabile condanna.

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