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Lunedì, 29 Aprile 2024

L'editoriale

Claudio Pizzigallo

Giornalista

E se mandassimo in "vacanza" i cani di chi non ne raccoglie gli escrementi?

La mia famiglia abita nello stesso isolato dove si trova una scuola materna-asilo nido. In passato ci andava la mia figlia maggiore, ora tocca alla più piccola, ma anche quando non c'è scuola ci capita di passare davanti all'ingresso per andare a prendere la metropolitana, o per andare al parco, o quando andiamo in macelleria. Insomma, l'ingresso di questa scuola per i più piccoli è in una via leggermente isolata, parallela a una direttrice importante della città, ma anche piuttosto frequentata e sicura perché ci sono uffici aperti anche di notte e, poco più in là, una caserma della polizia ferroviaria.

Eppure, nonostante il passaggio 24 ore al giorno e nonostante la presenza non lontana delle forze dell'ordine, il marciapiede che porta all'ingresso di questo edificio scolastico è sempre, immancabilmente, 365 giorni all'anno (tranne quando piove così forte da spazzare via tutto), disseminato di escrementi canini non raccolti. In pratica la classica "montagna di m.". 

Che quella via sia frequentata apposta da chi non vuole seguire regole considerate ingiuste lo avevamo capito ai tempi del lockdown, quando infuriava la polemica sui runner (ve la ricordate, sì?) e sotto casa nostra venivano a decine per fare le ripetute lontani da occhi indiscreti e critici. Ma anche comprendendo ciò, non riesco a capacitarmi di come una persona dotata di anche un solo neurone funzionante nel cervello possa vedere il proprio cane fare la cacca davanti all'ingresso di un asilo e lasciarla lì, senza sentirsi profondamente simile a quello che ha lasciato sul marciapiede. 

"Massì, al massimo qualche bambino la calpesta, poi va a scuola con le scarpe sporche, insozza pavimenti e giochi e compagni e insegnanti e assistenti, non importa...". Come si può anche solo concepire un pensiero del genere, o quale ragionamento può portare a quel risultato? Come si può essere così ostinatamente privi di buon senso, e rispetto, ma anche solo di un minimo di dignità umana?

Sono queste le domande che mi pongo ogni giorno che passo lì davanti, cercando di scandagliare da lontano come un radar il marciapiede su cui le mie bimbe (e i bimbi degli altri) corrono con la spensieratezza tipica di quell'età, anticipando gli adulti di qualche passo. E io, appunto, a cercare di capire se quella a 6-7 metri è una foglia o una cacca, e se quindi è il caso di urlare qualcosa per deviare la traiettoria delle piccole. E come lo faccio io fa anche mia moglie, i miei suoceri, i miei genitori e chiunque abbia a che fare con quel pezzo di... strada (ho scritto strada).

Qualche settimana fa, un pomeriggio tornando a casa, mi sono distratto per un solo secondo, distogliendo lo sguardo dal marciapiede davanti a me, e solo per puro caso mia figlia grande ha evitato per un millimetro di affondare fino alla caviglia in un cumulo di feci canine gigante e fumante. Tutto subito la tentazione è stata di sgridare mia figlia per non aver corso rivolgendo sempre un occhio a terra, ma mi sono bloccato in tempo. Perché, semplicemente, la colpa non è sua, ma di coloro che si comportano nello stesso modo con cui vengono volgarmente definiti i cilindri fecali. 

La "proposta estrema" che farebbe anche del bene

In passato immaginavo l'arrivo nella via di un supereroe mascherato, che sarebbe andato a portare sugli zerbini dei padroni "distratti" le cacche dei loro cani lasciate sul marciapiede. Dopo questo incidente sfiorato, e chiamiamolo incidente, ho pensato a qualcosa di più istituzionale, una proposta estrema ma anche benefica: e se "sequestrassimo" temporaneamente i cani di chi non ne raccoglie le feci? Chiarisco subito meglio, per dissipare qualche dubbio. 

Nella mia idea, funzionerebbe così: se qualcuno viene beccato a non raccogliere le cacche del proprio cane, l'animale viene provvisoriamente affidato a un'apposita struttura, con tutti i comfort possibili e immaginabili, a spese del padrone. Dopo qualche giorno la persona in questione va a riprendere il cane e paga multa e soggiorno, ovviamente con un prezzo maggiorato rispetto al semplice rimborso. In questo modo non solo la struttura è mantenuta con i soldi degli incivili, ma le stesse strutture possono essere usate per cani abbandonati, randagi, animali sequestrati a padroni violenti e a chi dovesse averne necessità ma non potesse permetterselo.

Alcune precisazioni: non è certo colpa del cane

Una cosa su cui siamo tutti d'accordo è che in questi casi la colpa non è certo dei cani ma dei padroni. Quindi il "sequestro" che immagino non deve essere in alcun modo punitivo per l'animale, che anzi troverebbe ogni esperto per prendersene cura. 

Le strutture, dei veri alberghi di lusso per cani, potrebbero essere affidate ad aziende ed esperti del campo, eventualmente con appalti pubblici "al minimo risparmio" a spese dei maleducati, e a occuparsi della parte amministrativa sarebbero i Comuni, polizia locale e uffici tecnici. 

Peraltro di recente, in provincia di Torino il Comune di Carmagnola ha avviato una sperimentazione per cui dalle feci raccolte si estraggono campioni di DNA che permettono di risalire ai cani e quindi di sanzionare i padroni: un modo sicuramente più efficace per beccare gli sporcaccioni, rispetto all'impiego di risorse umane che si aggirano nelle vie e nei parchi delle città. Questo, è bene precisarlo, non significa che basta non registrare il proprio cane per farla franca quando non si raccolgono le deiezioni dal marciapiede, perché in quel caso i rischi sono ben più gravi.

La sostenibilità nella motivazione a pagare le sanzioni

A differenza di altre sanzioni, poi, ci sarebbe ovviamente tutt'altra motivazione da parte dei cittadini a pagarle. Perché, per dirla semplicemente, un conto è rischiare che arrivi a casa una sanzione maggiorata per un divieto di sosta, e quindi ritardare il pagamento sperando magari in un condono se non in un perdono, un altro è sapere che o si paga oppure il proprio animale, amatissimo anche tra i maleducati, non torna a casa.

E del resto, anche la spinta a non compiere l'infrazione sarebbe sicuramente più alta rispetto ad altri casi. Perché un conto è sapere, come succede adesso fuori da quel Comune torinese, che appena girato l'angolo la multa per non aver raccolto gli escrementi è scampata e quindi "bastano" pochi secondi di paura: e infatti dal 2013, quando entrò in vigore la "Ordinanza concernente la tutela dell'incolumità pubblica dall'aggressione dei cani" che ha imposto la raccolta degli escrementi canini, abbiamo assistito a un progressivo disinteresse nei confronti delle sanzioni, con conseguente ritorno dei marciapiedi alle imbarazzanti condizioni di molti anni fa, quando appunto i bambini imparavano presto a camminare sui marciapiedi sempre con un occhio a terra. 

Ma se invece di un'improbabile multa, i padroni maleducati corressero il rischio di dover dire a coniugi/figli/genitori/conviventi che il caro cucciolo è stato sequestrato e potrà tornare a casa solo dopo diversi giorni e dopo aver pagato somme consistenti, forse la spinta a raccogliere quello che va raccolto sarebbe maggiore, no?

"Ma non è giusto", o forse sì? 

A questo punto qualcuno potrebbe rispondere sdegnosamente che "non è giusto", che sarebbe una crudeltà, che non è concepibile punire i poveri animali così. Ma, come già detto, il punto non è punire i cani, che anzi verrebbero trattati con i guanti, ma educare i padroni. 

La già citata "Ordinanza concernente la tutela dell'incolumità pubblica dall'aggressione dei cani" del 2013, all'articolo 1 dice: "Il proprietario di un cane è sempre responsabile del benessere, del controllo e della conduzione dell'animale e risponde, sia civilmente che penalmente, dei danni o lesioni a persone, animali o cose provocati dall'animale stesso".

Ciò significa, per dire una cosa su cui siamo tutti d'accordo, che se un padrone picchia e maltratta il suo cane (non lo cura, non lo nutre adeguatamente, non lo pulisce ecc.), lo Stato o il Comune intervengono per sequestrare l'animale. E dove vanno dopo il sequestro? Nei canili. Dunque, perché un cane denutrito o picchiato può essere sequestrato e messo in un canile, mentre il cane di un maleducato che non ne raccoglie le feci si sentirebbe torturato e traumatizzato ad andare in canile?

Certo, si potrebbe rispondere che i canili spesso non siano esattamente un paradiso. Perché non ci sono le strutture, non ci sono soldi e ci si affida moltissimo ai volontari. Ma se invece i canili fossero finanziati con fondi "raccolti da chi non raccoglie" si potrebbe migliorare il livello delle strutture, a beneficio, come detto, sia dei cani dei maleducati sia dei poveri cani sequestrati a padroni violenti. E a quel punto, i cani dei cafoni andrebbero semplicemente in vacanza per qualche giorno, con tutti i comfort del caso. E il trauma, semmai, sarebbe dei padroni, così come i costi.

L'unica obiezione possibile, a questo punto, è che in questo modo si penalizzerebbero i poveri, coloro che non si potrebbero permettere costose sanzioni. Beh, a questa obiezione si potrebbe rispondere predisponendo pagamenti rateali. Oppure ricordando che: 1) non è obbligatorio avere un cane, salvo casi specifici (per cui si potrebbero approntare misure del caso) e soprattutto che 2) basta raccogliere la cacca del proprio animale, per evitare problemi. A sé stessi e a chi ha la sfortuna di camminare su un marciapiede infestato di cacche. Persino davanti a un asilo nido.

E se mandassimo in "vacanza" i cani di chi non ne raccoglie gli escrementi?

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