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Domenica, 28 Aprile 2024

Il commento

Stefano Pagliarini

Responsabile redazione

La caccia allo stupratore non risolverà niente, smettetela

Sapete perché vi dannate tanto l'anima per far girare le foto dei presunti stupratori di Palermo? Perché sentite questo bisogno di annunciare al mondo ipotetiche vendette? Perché siete arrabbiati ma soprattutto perché vi sentite impotenti. Così l'unica cosa che vi viene in mente è lo sfogo, la solita caccia al "Frankenstein". E adesso partono le denunce da parte dei parenti dei ragazzi di Palermo arrestati, che si sono già rivolti alla polizia postale per segnalare le minacce, insulti e la creazione di profili fasulli sui social con la diffusione di foto non solo degli indagati ma anche dei loro famigliari.

Ma davvero è utile tutto questo? A quanto pare no. Infatti mentre ne stiamo parlando, emerge il caso di due cugine di 13 anni stuprate in un parco a Napoli. Non solo la legge del taglione non è civile, è anche molto ipocrita: non si può fare il difensore dei diritti di una donna e poi violare i diritti di un altra persona, calpestando i valori della presunzione di innocenza, del giusto processo e della eventuale rieducazione della pena. Ma la cosa inquietante è che qualcuno di questi pensa di fare un tributo alla donna vittima. Non è così. Anzi l'idea di accanirsi su un presunto responsabile senza processo e poi buttare la chiave è l'ennesimo calcio ai diritti delle donne che, tanto per essere chiari, non hanno bisogno di essere difese da qualche macho. La ritorsione serve invece per distrarre l'attenzione di tutti dal vero problema, cioè la condizione della donna in questo Paese.

Basta a commenti sessisti

Perché invece non spezziamo la spirale della violenza e aiutiamo davvero le donne cominciamo da noi? Da noi uomini soprattutto. Dalle nostre compagnie, dallo spogliatoio del Padel, dal nostro gruppo di amici, dalla nostra famiglia, dalla scuola. Perché non iniziamo da qui? Iniziamo a cancellare dalla nostra quotidianità quei commenti sessisti di cui non possiamo fare a meno ogni volta che vediamo una donna; proviamo a morderci la lingua quando ci accorgiamo che stiamo mortificando l'ennesima collega facendo un commento inappropriato sul suo fisico; stoppiamo quelle orrende catene di foto e video di conoscenti che ci arrivano sui cellulari e, perché no, biasimiamo chi ce le ha mandate; smettiamo di trovare sempre qualcosa di sbagliato nella vittima di violenza. Impariamo anche a elaborare i lutti così che la violenza non sia la nostra unica scappatoia quando qualcuno ci fa del male. 

Dunque a me pare che la ritorsione serva solo come lenitivo per la pancia di chi la invoca ma non ci aiuta ad affrontare il problema della cultura dello stupro. Se vogliamo davvero fare qualcosa per le donne, difendiamo la loro libertà dal nemico numero uno: l'uomo impregnato di cultura maschilista e misogina. Iniziamo a pretendere da noi e da chi ci sta vicino il più basilare rispetto per le donne, troppo spesso trattate come bestie da predare, anche senza che si arrivi all'abuso. Questo sì che ci darebbe il potere di cambiare una mentalità e un giorno, magari, potrebbe anche salvare una donna da uno stupro. 

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