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Domenica, 28 Aprile 2024

Controcanto

Fabrizio Gatti

Direttore editoriale per gli approfondimenti

Perché Giorgia Meloni batte Elly Schlein: 3 a 0

La premier Giorgia Meloni segna tre gol. Uno dopo l'altro. A Elly Schlein, segretaria del Pd, non resta che protestare. Come quegli allenatori della squadra perdente che si sgolano dalla panchina. Il piano Mattei da oltre 5 miliardi, con cui costruire un ponte diplomatico con l'Africa? Una scatola vuota. L'accordo con l'Albania per il trasferimento dei migranti raccolti in mare aperto? Una violazione del diritto internazionale. La Rai? Un'occupazione totale. Ma se ribaltassimo i ruoli, cosa farebbe oggi Schlein al posto di Giorgia Meloni?

Sappiamo cosa ha fatto finora il Pd quando era al governo. I rapporti con l'Africa li aveva delegati al soccorso in mare delle Ong amiche: così hanno finto di non sapere che il resto del problema partiva da lontano. E quando i nostri democratici sono sbarcati in Libia, hanno stretto accordi con le milizie - cioè con i trafficanti - affinché i migranti venissero trattenuti (imprigionati) senza alcuna protezione umanitaria. Hanno insomma rinviato la questione a Giorgia Meloni, che nel frattempo ha vinto le elezioni. E che oggi, con il vertice Italia-Africa che si è appena concluso a Roma, prova a seguire un percorso alternativo dopo quasi due decenni di fallimenti del Pd. È il gol dell'1 a 0.

Meloni-Schlein: così vince la premier

Contro l'accordo sui migranti con il premier socialista albanese, Edi Rama, Schlein ha invece suggerito a Giorgia Meloni di ''convincere i suoi alleati nazionalisti europei a condividere l'accoglienza e non lasciare sola l'Italia''. Certo, non c'è molto da attendersi dai nazionalisti, visto che nemmeno il Pd era riuscito a convincere i suoi partner progressisti a Bruxelles, su come condividere la gestione dei confini esterni dell'Unione Europea.

La Corte costituzionale albanese ha intanto convalidato il protocollo con il governo italiano e ora è attesa la ratifica del Parlamento di Tirana. L'accordo che regola la detenzione in un centro di identificazione in Albania dei migranti raccolti in acque internazionali - è la mia opinione - aumenterà i costi di gestione e non risolverà i problemi. Comunque Giorgia Meloni ha avuto il via libera. È il gol del 2 a 0.

Il giornalista e conduttore televisivo Peter Gomez (Mattia D'Alberto-LaPresse)

La Rai del Pd: chi occupava di più

La Rai di tele-Meloni non ha certo brillato con la rassegna di programmi avviati e poi chiusi. Ma almeno hanno ammesso gli errori. Tele-Pd non li chiudeva mai. Nemmeno quando sperperavano 2000 euro di denaro pubblico a puntata per pagare gli ospiti che, essendo ospiti della tv di Stato, avrebbero dovuto parlare gratis. Forse perché la trasmissione era condotta da Bianca Berlinguer, figlia di Enrico, storico segretario del Pci, futuro Partito democratico. Chissà cosa direbbero oggi se un ipotetico programma in Rai condotto da Pier Silvio Berlusconi buttasse alle ortiche duemila euro a puntata, più tutto il resto.

Per capacità di occupazione della libertà di informazione, il Pd ha già dimostrato di non avere eguali. Perfino dentro il Parlamento. Memorabile il giorno in cui il presidente della commissione Affari esteri, Piero Fassino, tolse bruscamente la parola a un giornalista d'inchiesta, regolarmente invitato in audizione alla Camera: il giornalista stava documentando notizie scomode per l'allora governo Pd-5Stelle sulla gestione della pandemia. Ma per gli onorevoli del Partito democratico presenti, evidentemente, il Parlamento non era il luogo in cui concedere la libertà di espressione. Al contrario tele-Meloni ha ora aperto le porte della tv di Stato a Peter Gomez (foto sopra), cofondatore e direttore dell'edizione online del Fatto Quotidiano, giornalista d'inchiesta e saggista che nei suoi libri non è mai stato tenero con la destra. Da martedì 13 febbraio Gomez sarà su Rai 3 con “La confessione”. Questo è il terzo gol: Giorgia Meloni 3 - Elly Schlein 0.

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