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Sabato, 27 Aprile 2024
La polemica

La Lega prova il blitz per cancellare il ballottaggio nei comuni, poi ritira l'emendamento

La proposta di modifica presentata dal Carroccio al decreto Elezioni chiedeva di abolire il secondo turno nelle città con oltre 15 mila abitanti

Niente ballottaggio alle elezioni nei comuni con una popolazione superiore ai 15 mila abitanti se una coalizione raggiunge il 40 per cento dei voti. Lo chiedeva un emendamento presentato dalla Lega al Dl Elezioni in discussione nell'aula del Senato. La proposta non è nuova, il partito di Matteo Salvini l'aveva già proposta in passato, durante la discussione di altri provvedimenti.

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Il testo proponeva di modificare l'articolo 72 del testo unico sugli enti locali, stabilendo che "è proclamato eletto sindaco il candidato che ottiene il maggior numero di voti validi, a condizione che abbia conseguito almeno il 40 per cento dei voti validi. Qualora due candidati abbiano entrambi conseguito un risultato pari o superiore al 40 per cento dei voti validi, è proclamato eletto sindaco il candidato che abbia conseguito il maggior numero di voti validi. In caso di parità di voti, è proclamato eletto sindaco il candidato collegato con la lista o con il gruppo di liste per l'elezione del consiglio comunale che ha conseguito la maggiore cifra elettorale complessiva. A parità di cifra elettorale, è proclamato eletto sindaco il candidato più anziano di età". 

Gli emendamenti al "Dl Elezioni"

L'emendamento leghista era uno dei quaranta presentati nel corso della discussione generale del provvedimento a Palazzo Madama. Oltre alle proposte di modifica depositate dai partiti di opposizione, tre sono state presentate da Fratelli d'Italia, due dalla Lega e una da Forza Italia. Il Carroccio, come annunciato, oltre all'emendamento sui ballottaggi nei comuni aveva riproposto quello sul terzo mandato per i presidenti delle Regioni come aveva già fatto in commissione Affari Costituzionali. 

Insorgono le opposizioni. Il PD: "Un golpe"

"Nella maggioranza sono agli stracci. I protagonisti sono sempre gli esponenti della Lega che dopo aver presentato l'emendamento salva Zaia che cancella il limite dei mandati per i presidenti di regione ora propone, con l'emendamento 4.105, l'abolizione di fatto del ballottaggio nei comuni. Ovviamente per noi è questo emendamento è una aberrazione, una provocazione, un colpo di mano inaccettabile contro leggi che hanno dimostrato di funzionare bene. È intollerabile che la Lega, per regolare conti interni alla maggioranza, giochi sulle regole della nostra democrazia. Il Dl Elezioni che doveva solo stabilire la data del voto è diventato un golpe al quale ci opporremo. Il partito di Giorgia Meloni e FI cosa ne pensano?". Così il presidente dei senatori del Partito Democratico, Francesco Boccia.

Gli fa eco il collega Roberto Morassut: "L'intenzione della Lega di abolire i ballottaggi nei comuni nell'ambito di un decreto legge governativo - tuona il deputato dem - è inaccettabile perché tale misura non presenta i caratteri di necessità e urgenza propri di un decreto legge. È una spallata ad una legge vigente approvata dal Parlamento nella centralità della sua funzione legislativa sulle grandi leggi che informano l'ordinamento".

Maiorino (M5S): La Lega si comporta come un partito di opposizione

All'attacco anche il Movimento 5 Stelle: "L'emendamento - spiega la senatrice Alessandra Maiorino, vicepresidente del gruppo del Movimento cinque stelle a palazzo Madama e capogruppo in commissione Affari costituzionali - rappresenta un nuovo attacco alle regole della democrazia da parte della Lega. Adesso vogliono cancellare i ballottaggi dei sindaci, stabilendo così che possa essere una minoranza degli elettori di una città a scegliere il sindaco, con buona pace della partecipazione. D'altra parte per chi considera la democrazia un optional, l'astensionismo crescente non è un problema. Ci avevano già provato nel disegno di legge per l'elezione diretta dei presidenti di Provincia, ora ci riprovano in un decreto che nasce con finalità meramente tecniche e che tra pretese sul terzo mandato di sindaci e presidenti di Regione e cancellazione dei ballottaggi, rischia di diventare una porcata come la celebre legge elettorale Calderoli. La Lega sembra una belva ferita che prova il tutto per tutto con una foga fuori controllo. Fa ancora parte della maggioranza? Il suo comportamento sembra più quello ostruzionistico di una forza di opposizione, con emendamenti che spuntano dal nulla prima dell'esame dell'Aula".

Il relatore: "D'accordo nel merito, ma chiedo il ritiro"

"Sul tema del ballottaggio nel merito sono d'accordo, non credo sia un attentato alla Costituzione, e spiace che alcuni colleghi abbiano definito vergognoso l'esercizio di legittima facoltà da parte di un gruppo. Discorso diverso è quello sull'opportunità di inserirlo in questa sede perché un intervento così rilevante avrebbe avuto bisogno di maggior approfondimento e confronto. Per cui anticipo che la mia richiesta sarà di un ritiro e di, eventualmente, trasformarlo in ordine del giorno". Così il relatore del testo Alberto Balboni (FdI), presidente della Commissione Affari costituzionali, intervenendo in Aula al Senato. Il Carroccio ha ripresentato anche l'emendamento sul terzo mandato, bocciato dall'aula con 112 voti contrari, 26 favorevoli e 3 astenuti. 

La Lega ritira l'emendamento

In serata, infine, la Lega ha ritirato l'emendamento. Lo ha annunciato in aula il capogruppo Massimiliano Romeo. "Accogliamo l'invito alla trasformazione dell'emendamento in ordine del giorno - ha detto Romeo -, su questo tema possiamo comprendere che a due mesi dal voto sarebbe non corretto, quindi ci puo' stare. Per noi era importante porre la questione". 

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