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Sabato, 27 Aprile 2024
Lega Nord

Bossi: "Il capo della Lega sono ancora io". E scarica Formigoni: "Al voto nel 2013"

Il presidente del Carroccio non accetta di essere relegato ai margini della sua creatura e, al Fatto Quotidiano, spiega: "Le redini sono in mano a me e Maroni". Quanto alla Lombardia, conferma il pensiero del neo segretario: "Alle urne insieme alle Politiche"

"Io sono ancora il capo". Così il senatùr, Umberto Bossi, avverte i suoi successori. E lo fa dalle pagine del Fatto Quotidiano, in una lunga intervista che parte dalla "questione Formigoni" e arriva sullo scenario nazionale del Governo Monti.

"Il capo sono ancora io" - Non accetta, Bossi, il ruolo di ideologo. Tantomeno quello di presidente "di rappresentanza". E a chi gli fa notare che non è il presidente del partito, secondo statuto, ad avere in mano le redini del movimento, Bossi risponde piccato: "Questo è secondario, io e Roberto Maroni decideremo tutto insieme, sono il presidente e siamo uguali".

Questione lombarda - Bossi parte dal terreno di scontro scelto da Maroni al suo esordio da segretario. La Lombardia e la "questione Formigoni". E Bossi, proprio come Maroni, si dice certo di poter far cadere il governatore prima della scadenza del suo mandato. Anno 2014. "Formigoni resta lì fino alle politiche, credo primavera 2013, poi accorperemo le regionali". Ma alla domanda se il candidato al Pirellone sarà Maroni, frena: "Lui ora è segretario e ha molte cose da fare, anche se ha venti persone con lui e io l'aiuto. Ma il governatore si fa a tempo pieno". 

Questioni interne - Bossi sa bene cosa significa tenere insieme le varie anime della Lega. E per questo avverte Maroni di non volare tanto lontano con la mente. Il suo lavoro è tutt'altro che in discesa, ma non deve preoccuparsi perché "non è solo, ci sono io. E non è facile, tanto che ha distribuito incarichi a tutti. Tenere insieme la Lega è difficilissimo, di coraggio ne serve tanto. Veneti, lombardi, piemontesi e giù, ormai siamo arrivati in Umbria".



Difesa dei simboli - Pontida "non si cancella". I simboli, per il senatùr, sono fondamentali. "E' una cazzata dei giornali, non si può cancellare, è impossibile. Come il Va Pensiero, sono cose sacre, intoccabili per ogni leghista".

"Niente epurazioni" - Attenzione a non eccedere nelle epurazioni. Per questo  lo stesso Bossi, insieme a Daniele Molgora (onorevole leghista e 'rais' bresciano), sta ricontattando molti 'messi fuori' a vario titolo dal partito. "Ora devo capire bene, con Daniele stiamo lavorando per vedere caso per caso quelli che sono stati cacciati, se era giusto o se sono stat vittime di qualche errore". "So che molti hanno da ridire, anche oggi mi hanno avvicinato una decina di persone, lamentandosi. Ho detto loro di scrivermi che sistemo tutto io".



Questioni giudiziarie - Continuano, all'interno del Carroccio, gli strascichi del caso dell'ex tesoriere Belsito. Ma il caso che ha colpito la Lega per Bossi resta "un casino montato da giornalisti e magistratura, ma poi quello lì - dice riferendosi a Belsito - non è stato arrestato. Lusi è finito in carcere e il nostro amministratore no. Significa che che è stata una montatura, a Roma noi non appoggiamo questo governo e qualcun altro ha voluto colpirci così, perché armi oneste non ne avevano, continuiamo a far paura".

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