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Lunedì, 29 Aprile 2024
Politica Francia

La sinistra si riscopre socialista per sfidare l'ultradestra: Hamon traccia la via dei frondisti

Il rito delle primarie alle elezioni in Francia consegna alla politica la nuova via del socialismo riscritto da Benoît Hamon: per sfidare la destra xenofoba di Marine Le Pen e il gollismo sociale di François Fillon la sinistra francese si riscopre popolare

Torna di moda la sinistra che fa la sinistra: quello che sembra scontato è invece la novità politica che le elezioni francesi consegnano all'attualità del decennio più populista dalla seconda guerra mondiale. Mentre in tutta Europa la socialdemocrazia arranca nella ricerca del consenso moderato, in Francia la gauche si ricompatta nel teorico del nuovo luddismo Benoit Hamon. E' infatti l'ex ministro dell'Istruzione, 49 anni, rappresentante dell'ala più radicale del Partito socialista, il candidato della sinistra alle prossime presidenziali francesi, un'investitura ottenuta staccando nettamente al ballottaggio delle primarie per la candidatura all'Eliseo l'ex premier, il moderato Manuel Valls, 54 anni.

Benoit Hamon ha ottenuto oggi il 58,65% delle preferenze, contro il 41,35% di Valls in un voto che ha visto un'affluenza nettamente superiore a quella del primo turno. "Questa sera la sinistra ha rialzato al testa, si dirige verso il futuro e vuole vincere", ha detto Hamon che ora si trova a fare i conti con una corsa all'Eliseo molto complicata per i socialisti arrivati a questo confronto interno in un quadro di forti divisioni e generale debolezza.

Il prossimo 23 aprile, giorno delle presidenziali francesi, secondo i sondaggi i socialisti si fermerebbero addirittura solo al quinto posto: l'Eliseo sarebbe quindi un ballottaggio tra due visioni della destra, quella estrema di Marine Le Pen e quella gollista Francois Fillon (quest'ultimo in grossa difficoltà per lo scandalo legato all'assunzione della moglie Penelope come assistente parlamentare). In un quadro già complicato si alzano le quotazioni dell'ex ministro dell’Economia francese Emmanuel Macron, leader di En Marche!, che si propone come rottamatore anti-sistema pronto ad affascinare gli scontenti di sinistra e destra: Macron ha spaccato il campo unendo liberismo e sovranismo, chiedendo ai francesi il loro voto per accentuare la flessibilità del mondo del lavoro  

Si può chiedere agli operai di lavorare di più, di fare degli sforzi, di accettare dei periodi di disoccupazione parziale quando le cose vanno male e quando è in gioco la sopravvivenza dell’impresa. E il più delle volte accettano perché sono legati allo strumento di produzione e perché hanno delle vere competenze. Ma se poi non si è capaci di proteggerli arriva la deflagrazione, non c’è più fiducia. Se non siamo più capaci di proteggere, la gente ci dirà di toglierci di mezzo. Questo vale su scala nazionale. È la politica della concorrenza, del consumo o industriale. Lo Stato azionista deve avere una politica industriale nei settori di sovranità: energia, nucleare, difesa.

La spaccatura destra/sinistra definisce una linea Maginot che non corrisponde più alla realtà delle opposizioni. Su lavoro, ineguaglianze, libertà, sicurezza, religioni, Europa, non c’è consenso all’interno della sinistra né all’interno della destra, ma un approccio progressista e uno conservatore. La questione dunque non è di negare la spaccatura ma di spostarla. Tutto sommato, di riportarla alla divisione tra progressisti e conservatori.

Nella ricorsa ad accaparrarsi i principi della sinistra, come Trump stesso ha dimostrato in ottica propriamente statunitense, è Benoit Hamon a dover rincorrere, presentandosi ai suoi elettori come l'ex “frondista” che insieme ad altri ministri lasciarono nel 2014 ik governo Hollande dopo la svolta moderata del presidente che scelse Valls come primo ministro.

La vittoria dell'outsider. Come nel resto d'Europa si conferma la tendenza che vede l’affermazione dei candidati più a sinistra contestualmente alla crisi dei partiti progressisti. Hamon dovrà ricompattare il partito socialista che ha visto una maggioranza schiacciante chiedere una sinistra più vicina ai suoi valori tradizionali.

Nel discorso che ha tenuto dopo la vittoria del 29 gennaio Hamon ha dichiarato che proporrà agli altri candidati della sinistra “di costruire insieme una maggioranza di governo coerente e sostenibile per il progresso sociale, ecologico e democratico”. L'estremo tentativo di sottrarre alla "destra destra" di Le Pen e al gollismo sociale di Fillon il tema del lavoro, della necessità di un aiuto ad una popolazione stremata dalla crisi che affligge la Francia come l'Europa. 

Ecco dunque il sempre presente motto del "reddito di cittadinanza" accostarsi al luddismo di un orario di lavoro ridotto, per finire nel libertarismo utopico della "fine dello stato di emergenza" in un paese ancora sotto shock per gli attacchi terroristici che hanno colpito il cuore di Parigi.

La sinistra di sinistra. Benoît Hamon, già ministro delegato dell’Economia sociale e solidale tra il 2012 e il 2014), ha sempre rivendicato di essere un politico di sinistra: tra le leggi più importanti che ha proposto e fatto approvare quando era ministro, c’è quella sull’economia sociale e solidale (ESS) che ha fornito un quadro di riferimento a un settore fino a quel momento piuttosto confuso. L’altro suo progetto più importante è stata la legge sui consumi che offre una serie di strumenti per migliorare la protezione dei consumatori e per le azioni di gruppo.

Il "reddito universale" mal tradotto come reddito di cittadinanza, nella proposta di Hamon è un reddito base mensile indipendentemente dal fatto che abbiano un lavoro o meno, per separare, di fatto, la sussistenza dal lavoro. La sua proposta è quella di una Revenu de Solidarité Active da 600 euro mensili da versare alle categorie di cittadini in difficoltà per incoraggiare l’attività professionale nel momento in cui si ritrova un lavoro.

Hamon si è occupato molto anche di ambiente con la proposta di abbandonare il diesel entro il 2025, di ridurre la quota del nucleare nella produzione di elettricità, di chiudere alcuni impianti e di introdurre un’IVA agevolata per i prodotti che rispettano l’ambiente. Infine ha proposto di lottare contro lo spreco alimentare e i pesticidi. Ma propone anche la legalizzazione dell’eutanasia attiva, la procreazione medicalmente assistita per donne single e coppie omosessuali e la legalizzazione della cannabis.

Nei cinque anni del suo futuro eventuale governo, ha promesso l’assunzione di 40 mila nuovi insegnanti e un maggior coinvolgimento dei sindacati nelle decisioni strategiche. Ma è in tema di economia che propone una vera rottura con il "moderato" governo di Hollande: prima di ogni cosa Hamon si propone di cancellare il jobs act, la legge del lavoro è tra le riforme più contestate degli ultimi anni, passata senza voto e senza discussione all’Assemblea nazionale.

Vorrebbe poi un diritto “incondizionato” al part-time e una riforma dell’imposta sul reddito per renderla più progressiva.

Saranno i francesi ad aprile a giudicare se l'utopia del frondista dovrà chinare il capo alle destre o al nuovo centro sinistra di Emmanuel Macron.

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