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Sabato, 27 Aprile 2024
L'analisi

In Sardegna vincono Todde e il "campo largo", sconfitta Meloni: cosa ci dice il risultato del voto

Per Conte e Schlein "il vento sta cambiando". I 5 Stelle eleggono per la prima volta un presidente di Regione, mentre per la premier è la prima vera battuta d'arresto da quando è al governo

Il testa a testa tra Alessandra Todde, candidata del "campo largo" di centrosinistra, e Paolo Truzzu, candidato del centrodestra, è andato avanti per tutta la giornata. Per Todde la vittoria è arrivata solo al fotofinish con uno scarto che (a spoglio non ancora ultimato) è di appena tremila voti. Ma vittoria è stata. "Sono molto contenta, molto orgogliosa. Oggi si può scrivere una pagina importante per la Sardegna", ha detto nella notte la deputata M5s afferrando un successo che forse a qualcuno sembrava insperato. Se di test nazionale si trattava (e qualche dubbio c'è) quel test è stato superato. Nonostante la candidatura di Renato Soru, ex presidente della regione, anche lui di centrosinistra, aveva nei fatti rimesso tutto in discussione quando i giochi sembravano fatti. 

Alla fine, in Sardegna, l'ha spuntata il "campo largo" costruito da Conte e Schlein, anche se poi - a guardare le liste - quel campo così largo non era, essendo monco dei partiti centristi con Azione e +Europa che hanno appoggiato Soru. La vittoria di Todde è a suo modo storica: non solo perché per la prima volta la Sardegna viene guidata da un governatore donna, ma anche per il M5s che non aveva mai eletto un suo presidente di Regione. Conte e Schlein sono sicuri: "Il vento sta cambiando". "I cittadini sardi hanno chiuso la porta a Meloni e soci e l'hanno aperta all'alternativa" ha scritto nella notte il leader M5s. "L'aria è cambiata. Non si vince sempre con l'arroganza" ha chiosato, aggiungendo che il successo è arrivato "con un 'campo giusto' con le altre forze politiche" perché "non servono ammucchiate, campi larghissimi e minati".

Non accadeva dal 2015 che il centrosinistra riuscisse a strappare a Meloni-Salvini &co una regione in cui il centrodestra governava. Il metodo questa volta ha funzionato: non le primarie, come da tradizione Pd, ma un accordo politico tra i due partiti che guidano la coalizione. E ora dem e 5 Stelle guardano già alle prossime elezioni, in Abruzzo, dove si vota il prossimo 10 marzo. Una vittoria di Luciano d'Amico sul presidente uscente Marco Marsilio (di centrodestra) vorrebbe dire un doppio ko inflitto a Meloni e al governo.

Dalle elezioni in Sardegna esce ovviamente sconfitta la premier che era riuscita a imporre il suo candidato, sindaco di Cagliari, anche al resto della coalizione dopo una lunga contesa con la Lega. Vero è che né Truzzu né Solinas (il nome su cui avrebbe voluto convergere Salvini) erano particolarmente popolari sull'isola, essendo reduci da due esperienze amministrative che evidentemente gli stessi cittadini hanno giudicato deludenti. Trarre lezioni assolute da un voto locale rischia di essere fuorviante, ma il giudizio del popolo è sempre sovrano e bisogna tenerne conto: in terra sarda per Meloni e la maggioranza è suonato un piccolo campanello d'allarme. 

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