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Lunedì, 29 Aprile 2024
Politica

Marino non molla, il Pd barcolla: Ignazio vuole uscire da vincitore

Il primo cittadino di Roma vuole essere sfiduciato in aula, i dem vogliono evitare il bagno di sangue. Domani intanto la manifestazione del sindaco potrebbe infliggere un ulteriore colpo all'immagine del partito

ROMA - A otto giorni dal termine ultimo per ritirare le sue dimissioni Ignazio Marino continua a portare avanti il suo progetto: lasciare il Campidoglio da moralizzatore martire della politica e radere al suolo un Pd romano già ridotto a brandelli. Fare il sindaco ormai è cosa impossibile: gli sbocchi politici di questa crisi, nonostante le pur evidenti spaccature nel gruppo consiliare del Pd, appaiono nulli.

SE MARINO RITIRA LE DIMISSIONI ... - Anche se Marino ritirasse le dimissioni infatti si ritroverebbe con due forse tre assessori al suo fianco. Dovrebbe quindi rifare una giunta. Ragionando per assurdo, due sono le ipotesi in questo senso: scegliere personalità della società civile o una giunta fatta da consiglieri del Pd. In caso di sfiducia però in aula Marino, sia con "i migliori romani" come assessori o con "i consiglieri Giuda" ingolositi dalla poltrona, dovrà comunque andarci. Qui i numeri sono impietosi e non ammettono dubbi.

Insomma politicamente, quella di Marino, è una partita senza via d'uscita. Il ritiro delle dimissioni però non sarebbe privo di conseguenze. Lo sa bene lui come lo sa altrettanto bene il partito democratico. Ecco perché Marino in questi giorni continua a giocare la sua partita tra un "farò le mie verifiche" e "un io non mollo".

Piazza divisa in Campidoglio: manifestazioni pro e contro il sindaco Marino @ INFOPHOTO

QUESTIONE DI IMMAGINE - Prima la sua consigliera politica Alessandra Cattoi, poi lui, hanno apertamente detto che la crisi è politica. Dovranno pronunciarsi gli eletti dal popolo, dovranno dirgli in faccia che non lo vogliono più. Attenzione: Marino sa bene di non avere in numeri. Sa che i consiglieri Pd, pur dilaniati dalle contraddizioni e dalle paure per un futuro politico che non c'è, non lo sosterrebbero mai mettendosi contro il gruppo dirigente. Il sindaco vuole però che tutto quanto sinora è stato derubricato a "ricostruzioni fantasiose dei giornali" o "gossip politico" diventi invece la verità: "Cado per colpa del Pd e non perché sono disonesto o per colpa degli scontrini". Un'uscita trionfale, da martire che magari nel frattempo il 5 novembre sarà riuscito a presenziare alla prima udienza del processo di Mafia Capitale per poter dire che il malaffare a Roma è stato scoperto grazie a lui. Un trionfo insomma che ovviamente il Pd vuole evitare perché significherebbe il definitivo ko del partito romano che già domenica, quando in piazza scenderanno i suoi fans, potrebbe vedere distrutto quel che resta della propria immagine. (continua a leggere su RomaToday)
 

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