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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Navi da guerra italiane all'Egitto: "Il Governo dimentica Regeni (e le divergenze sulla Libia)"

Pecunia non olet. Nel 2018 è decuplicato a oltre 69 milioni di euro l’export militare italiano verso l'Egitto, paese violatore seriale di diritti umani e con cui l'Italia vede aperto da 4 anni il contenzioso sull'assassinio a Il Cairo di Giulio Regeni

Il Governo italiano sta facendo gli approfondimenti tecnici per decidere se vendere all’Egitto due fregate militari della nostra Marina.

Due Fremm, le navi più moderne della nostra flotta che andrebbero a incrementare il  flusso di armamenti e tecnologie militari verso un paese violatore seriale di diritti umani e con cui l'Italia vede aperto da 4 anni il contenzioso sull'assassinio a Il Cairo del ricercatore Giulio Regeni, oltre alle divergenti visioni sul futuro della Libia (il presidente Al Sisi è uno dei principali sostenitori di Haftar).

Ma d'altronde pecunia non olet. Nel solo 2018 è di oltre 69 milioni di euro l’export militare italiano verso Il Cairo, dieci volte il valore del 2017 e 2016, il doppio del 2015 e 2014. 

esportazioni militari italia egitto-2

E nel 2019 sarebbero state spedite al Cairo “armi leggere” per oltre 1,5 milioni di euro spiega al Manifesto Giorgio Beretta, analista dell’Osservatorio sulle armi leggere Opal. Ora le due navi da guerra che incrementerebbero gli "affari" con 1,5 miliardi di euro.

E a finanziare il tutto sarebbero prestiti accordati da banche europee e agenzie di credito. Secondo Egypt Defence Review, sito di monitoraggio degli affari militari intessuti dal regime del Cairo, 500 milioni di euro in finanziamenti arriverebbero addirittura da Cassa Depositi e Prestiti, Sace, Intesa Sanpaolo, Bnp Paribas e Santander. Una partita di giro che assicurrerebbe gli armamenti italiani all'Egitto con soldi italiani

"Oltre agli approfondimenti tecnici, servono però valutazioni politiche - spiega Lia Quartapelle, capogruppo dem in commissione Esteri alla Camera". "Le fregate, come ogni altro assetto militare, possono essere vendute solo dopo esplicita autorizzazione della Farnesina secondo quanto previsto dalla legge 185/90. Il governo non può non ponderare bene una decisione così delicata. Non è una semplice decisione di diplomazia economica".

"Le considerazioni politiche da tenere in conto sono due - spiega ancora la deputata del Pd - Abbiamo forti divergenze strategiche con l’Egitto rispetto alla Libia, visto che è il principale del generale Haftar, che sta attaccando il governo internazionalmente riconosciuto di Tripoli, che l’Italia sostiene. Abbiamo appena iniziato le attività della commissione di inchiesta per la morte di Giulio Regeni".

"Finché le autorità egiziane non collaboreranno per arrivare a un accertamento processuale regolare su chi ha rapito, torturato e ucciso Giulio e sui mandanti, non si può considerare l’Egitto come un paese con cui intrattenere normali relazioni tra alleati”.

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