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Sabato, 27 Aprile 2024
Politica

Referendum, Pd spaccato come mai in passato: il congresso "si gioca" il 4 dicembre

È sempre più evidente che il vero congresso Pd è il giorno del referendum. La voce: "Se perderà il referendum per Renzi diventa fondamentale come lo perde". Boschi: "Non cacciamo Bersani, non cacciamo nessuno"

Il Pd rischia di spaccarsi come mai in passato ancor prima del voto del 4 dicembre. Un fronte "unito solo dall'odio verso di noi", che ha come unico obiettivo quello di "dare una spallata al governo" per "tornare loro al potere, come in un film dell'orrore". Matteo Renzi, archiviata la Leopolda che sarà ricordata per i cori "fuori, fuori" all'indirizzo della minoranza Pd, continua a battere l'Italia per la campagna referendaria e continua con la linea rilanciata proprio da Firenze: da un lato chi "prova a cambiare le cose, magari anche facendo qualche errore", dall'altro un fronte eterogeneo che non guarda "al futuro dei nostri figli". L'altro bersaglio è ancora l'Europa, con lo scontro con Juncker che sale a livelli mai toccati prima: anche questo in chiave referendaria, perchè - è il ragionamento del premier - "serve un governo forte" per ottenere il rispetto degli impegni sull'immigrazione e la flessibilità sui conti. Ovvero, il suo governo.

Per Renzi dunque "la sfida è passato contro futuro, nostalgia contro speranza". Tra chi "ha fallito in passato e ora vuole fare fallire anche noi" e chi non avrà fatto la riforma perfetta, "quella che non si farà mai", ma comunque ha fatto compiere "un passo in avanti". E anche se stavolta placa la platea di Frosinone ("State buoni, noi non cacciamo nessuno"), il segretario non fa niente per provare a ricure lo strappo nel Pd. Salvo evitare di citare la minoranza Dem nell'elenco dei cattivi: il bersaglio, nei comizi, è ancora il solo D'Alema, non Bersani o Speranza, che ormai sono in piena campagna per il No.

L'ex segretario ribadisce l'inconsistenza dell'accordo sull'Italicum, denuncia "l'arroganza e la sudditanza" nel Pd, ma al pari di Roberto Speranza esclude con decisione la possibilità di lasciare il partito: "E' casa mia". L'obiettivo lo spiega Speranza: "Si sta nel Pd e ci si batte per cambiare una linea che non convince", con l'augurio che il prossimo segretario del Pd sia in netta alternativa con questa segreteria". Tra i due fuochi continua a trovarsi Gianni Cuperlo, che in una nota rimprovera Renzi di non aver stoppato la voglia di epurazione della Leopolda e lo avverte: "Una rottura sarebbe tua responsabilità".

Ma ormai è evidente che il congresso Pd si gioca il 4 dicembre. E di questo si parla in Transatlantico, dove l'affondo di Renzi alla Leopolda da alcuni parlamentari Pd viene spiegato così: "Se perderà il referendum per Renzi diventa fondamentale come lo perde. Una sconfitta di misura lo lascerebbe ancora in campo per il congresso, ma se così non fosse un candidato alternativo non nascerebbe solo dall'area di Bersani. In quel caso Orlando, o Delrio se accettasse, potrebbero essere candidati ben più forti di un Renzi travolto nelle urne di dicembre". Anche per questo, è la lettura, Renzi ha fatto un discorso "tutto rivolto ai suoi", da "serrate le fila". Anche perchè "un segretario delegittimato dal voto - ragiona un altro parlamentare della maggioranza Pd - potrebbe non avere la forza di opporsi al 'governicchio' che ha evocato a Firenze".

"I partiti che mandano via le persone sono altri, non è il Partito democratico" dice la ministra delle Riforme Maria Elena Boschi a "Otto e mezzo" su La7. "Bersani - ha aggiunto - deve trovare un modo per spiegare ai nostri volontari, agli iscritti e ai cittadini come mai ha votato tre volte sì alla riforma in Parlamento e poi ha cambiato idea e vota no. Stanno cercando di fare quello che fecero D'Alema e Bertinotti" con Prodi. Però adesso, ha concluso, "dobbiamo spiegare per cosa si vota al referendum, che per fortuna non è un voto su Bersani e sulla minoranza del Pd".

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