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Domenica, 28 Aprile 2024
La proposta

Il piano per fermare i voltagabbana in Parlamento

Il deputato del Partito democratico Emanuele Fiano a Today: "Non vogliamo che i soldi seguano le persone"

In Parlamento è forte la necessità di mettere un freno al problema dei parlamentari transfughi, cioè coloro che, dopo essere stati eletti con un partito, lo cambiano in corsa di legislatura. E questa ultima di legislatura ha visto numeri incredibili. Secondo Youtrend infatti, al dicembre 2021, sono 200 (praticamente 1 su 5) i parlamentari che hanno cambiato gruppo dallo scorso aprile 2018, quando sono cominciati i lavori di questo Parlamento.

Le nuove regole anti transfughi nel Parlamento

Va detto che cambiare casacca non è di per sé un tradimento nei confronti del mandato elettorale. Lo prevede proprio la Costituzione per impedire ogni forma di autoritarismo dei partiti nei confronti dei propri eletti. Insomma la possibilità di cambiare è addirittura un meccanismo dei costituenti per salvaguardare la democraticità delle Aule. La Costituzione sancisce l’indipendenza e l’autonomia dei parlamentari, i quali non risultano vincolati da alcun mandato né verso il partito di appartenenza, né verso gli elettori che li hanno votati. Insomma, una volta che un parlamentare viene eletto, rende conto solo alla propria coscienza.

Però i numeri di questi ultimi anni portano a pensare che ci sia un reale pericolo di scivolamento verso il trasformismo. Solo alla Camera, Forza Italia è passata da 104 a 78 deputati; Lega da 125 a 133; Fratelli d’Italia da 32 a 37; il Pd da 111 a 94; il Movimento 5 Stelle da 222 a 159. Nel frattempo sono nati nuovi gruppi come Italia Viva, Coraggio Italia, Alternativa e il Gruppo Misto è diventato un agglomerato dove c’è di tutto. Questo solo fino allo scorso dicembre. Nel frattempo ce ne sono stati altri di cambi, prima e dopo l’elezione del Presidente della Repubblica.

Il deputato Fiano (Pd) spiega la proposta a Today

Per qualcuno serve un freno. Anzi, un disincentivo. "Oggi un parlamentare che emigra da un gruppo a un altro, porta con sé una dotazione economica. La sottrae al gruppo di provenienza e la porta a quello nuovo" ha spiegato a Today l’onorevole Emanuele Fiano che, insieme a Simone Baldelli di Forza Italia, ha presentato al Presidente della Camera Roberto Fico una proposta di modifica del regolamento dell’Aula. "La norma che viene proposta è diversa. - continua Fiano - Una quota dei finanziamenti ai gruppi rimane fissa e, quando un parlamentare cambia gruppo, vogliamo il rispetto della libertà del parlamentare, ma che non si configuri come un beneficio economico per il gruppo in cui si arriva. Noi non vogliamo che i soldi viaggino insieme persona". Infatti il problema è che, ogni volta che il parlamentare cambia casacca, porta nel gruppo nuovo dotazioni che servono per il funzionamento del gruppo. Così la nuova norma prevede che il politico decada dalle cariche acquisite, lasci al gruppo vecchio dotazioni finanziarie, spazi messi a disposizione nei palazzi istituzionali, personale amministrativo, segreterie, collaboratori. Fino ad oggi tutto questo accompagna il politico migrante, ma con l’idea di Fiano, i soldi restano al gruppo parlamentare. "Appena il Presidente Fico ce ne darà possibilità, la presenteremo alla giunta. Prima ci dovrà essere un confronto con i colleghi Senatori perchè in Senato è già in corso una discussione analoga. Lì ci sono norme diverse, ma noi vogliamo compiere un percorso in parallelo" ha concluso Fiano.

Emanuele Fiano - foto Ansa-2Dunque nei prossimi giorni il presidente della Camera convocherà la Giunta dei regolamenti. I relatori dovranno illustrare e condividere con gli altri componenti il loro progetto e si procederà ad una votazione. Si voterà anche su un altro pilastro della norma, cioè sull’impedimento ad evitare la costituzione di gruppi finti, che non corrispondano a partiti che non esistano nel Paese. Un altro freno per i passaggi da un gruppo ad un altro, tutelando però con una deroga quelli che vengono definiti “fatti politici rilevanti”, come nel caso della nascita di Italia Viva che, dopo la scissione dal Pd, era nata subito come forza organizzata all’interno del Parlamento, ma anche come partito dislocato nel territorio.

Così si mette mano ad un problema che il segretario del Pd Letta aveva toccato già lo scorso anno quando aveva detto: "Bisogna bloccare il trasformismo, ma mantenendo in vita il principio dell'assenza di vincolo di mandato. Tuttavia non può succedere che il gruppo Misto sia il Paradiso a cui tendere".

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