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Martedì, 30 Aprile 2024
Fine vita mai

Eutanasia, perché non ci sarà il referendum e cosa succede adesso

Le firme di un milione e duecentomila italiani non sono bastate. Non si va avanti perché il quesito non rispecchia i diritti minimi iscritti nella costituzione. Gli attivisti: ora disobbedienza civile, ricorsi, eutanasia legale contro eutanasia clandestina. Ma c'è chi esulta. E la legge sul suicidio assistito rischia grosso in parlamento

Le firme di più di un milione e duecentomila italiani non sono bastate. Non si va avanti perché il quesito non rispecchia i diritti minimi iscritti nella Costituzione. La Corte costituzionale boccia il referendum su l'eutanasia. La camera di consiglio si è riunita oggi per discutere sull'ammissibilità del referendum 'Abrogazione parziale dell'articolo 579 del Codice penale (omicidio del consenziente)'. In attesa del deposito della sentenza, l'Ufficio comunicazione e stampa fa sapere che la Corte ha ritenuto inammissibile il quesito referendario perché, a seguito dell'abrogazione, ancorché parziale, della norma sull'omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili. La sentenza sarà depositata nei prossimi giorni. In pratica, poiché qui si parla non di suicidio assistito bensì di omicidio del consenziente, secondo i giudici costituzionali un'abrogazione, pur parziale, del reato avrebbe potuto dare il via a esiti ritenuti inaccettabili. 

''E' una sconfitta per la nostra democrazia"

Amarissimo il commento di Beppino Englaro, il papà di Eluana, che soltanto dopo 5.750 giorni di battaglie ottenne la possibilità di lasciar morire sua figlia, in coma da 17 anni. "Se pensate a quanto ho dovuto lottare perché alla mia Eluana fosse concesso il diritto costituzionale di rinunciare alle cure, se pensate al calvario che la mia famiglia ha dovuto subire, non meravigliatevi se questo Stato oggi boccia un diritto ancor più radicale, cioè il referendum sull’eutanasia. Il tema universale della vita e della morte fa ancora paura. I cambiamenti culturali sono lenti, ma una risposta la politica la deve dare, i tribunali stanno già autorizzando il suicidio assistito, quanto a lungo possono ignorare la voce delle persone?".

"È un tema che va affrontato", dice Englaro, che rimarca la specificità del caso di sua figlia Eluana, costretta a vivere per 17 anni in uno stato vegetativo contro la sua manifesta volontà, è un'altra storia, diversa. Ma sull'eutanasia "vanno date delle risposte. Io ammiro Coscioni, Cappato e i radicali che hanno portato avanti questa battaglia. La civilissima Olanda, diceva Montanelli, aveva riconosciuto l'eutanasia già nel 2002. Il Parlamento deve rispondere perché l'opinione pubblica è favorevole. Vuole una risposta. L'evoluzione culturale del Paese lo richiede".

''E' una sconfitta per la nostra democrazia, per quel milione e 240mila cittadini che hanno firmato per avere il diritto di scegliere tramite un referendum che avrebbe chiamato il paese ad esprimersi con un sì o un no" dice l'avvocato Filomena Gallo, segretario dell'Associazione Coscioni. "Al momento nel nostro paese è possibile rifiutare trattamenti e procedere con la sedazione profonda o chiedere l'aiuto al suicidio in modo legale, solo l'eutanasia attiva è vietata a danno di malati che non potranno scegliere. Attiveremo tutti i percorsi possibili come sempre abbiamo fatto affinché si possa agire nella legalità anche senza questo referendum nel rispetto dei cittadini che vorrebbero scegliere''.

''Il cammino verso la legalizzazione dell'eutanasia non si ferma" scrive in una nota l'associazione Luca Coscioni. "Certamente, la cancellazione dello strumento referendario da parte della Corte costituzionale sul fine vita renderà il cammino più lungo e tortuoso, e per molte persone ciò significherà un carico aggiuntivo di sofferenza e violenza. Ma la strada è segnata''. ''L'Associazione Luca Coscioni non lascerà nulla di intentato, dalle disobbedienze civili ai ricorsi giudiziari, "dal corpo delle persone al cuore della politica". Ci rivolgeremo anche alle forze politiche e parlamentari, in questi anni particolarmente assenti o impotenti, e prenderemo in considerazione la possibilità di candidarci direttamente a governare per realizzare le soluzioni che si affermano ormai in gran parte del mondo democratico. Il prossimo appuntamento è per l'11 e 12 marzo a Varsavia, per il Congresso del Movimento paneuropeo Eumans convocato insieme all'associazione Luca Coscioni per aprire un fronte europeo di iniziative per la libertà di scelte di fine vita e per l'abrogazione delle norme proibizioniste a livello europeo''. La sintesi è: avanti con disobbedienza civile, ricorsi, eutanasia legale contro eutanasia clandestina.

''Siamo grati a chi ha dato forza finora alla campagna "Eutanasia legale", inclusi quel milione e 240.000 cittadini che hanno sottoscritto i referendum e i tanti che ci hanno sostenuto. A loro, e a tutti i cittadini diciamo che la lotta per essere "liberi fino alla fine", iniziata con Piergiorgio Welby 15 anni fa, prosegue''.

"Che disastro, questa volta ci avevo davvero creduto. I politici, le istituzioni mi sembrano ancora una volta così lontani da quello che sente e che vive la gente", dice a Repubblica la scrittrice Dacia Maraini, favorevole all’eutanasia: "Io penso, come i nostri antenati greci, che il suicidio sia un diritto. La vita appartiene a chi la vive. Bisogna fare di tutto per aiutare chi sta male e convincere chi vuole togliersi la vita a rivedere la sua decisione. Ma non proibendogli di farlo o mettendo le persone in prigione".

Secondo Mina Welby, simbolo di un caso che divise l'Italia già 15 anni fa, è una delusione profonda. "Non me lo aspettavo. Dalla Corte costituzionale mi è arrivata una stilettata al cuore. Sono senza parole e molto triste. Sto pensando a cosa poter fare, vorrei portare avanti l'eredità di mio marito perché era lui che voleva una buona legge sul fine vita. Ora voglio far pressione sui parlamentari perché la legge su cui stanno lavorando diventi una buona legge, che includa tutte le persone che ne avranno bisogno".

Il costituzionalista Alfonso Celotto, avvocato di +Europa per l'ammissibilità, ammette che "era un quesito complesso. Ci abbiamo sperato perché l'Italia in una società che cambia ha bisogno di una regolazione della eutanasia". Sul fronte referendum, la decisione sull’eutanasia era la più attesa, non solo per i tanti casi di malati gravissimi che chiedono di porre fine alle sofferenze, ma anche per l’estremo ritardo con cui il Parlamento sta affrontano la questione, a ben tre anni dalla decisione della stessa Corte sul caso Cappato-Dj Fabo.

C'è chi esulta

"La Corte costituzionale nell'ambito di una valutazione di conformità ai principi inalienabili della nostra carta ha stabilito come era prevedibile che un referendum cosi estensivo avrebbe conculcato i diritti inviolabili delle persone, specialmente quelle più fragili" dice all'Adnkronos Alberto Gambino, presidente di Scienza & Vita. "Le associazioni Scienza e Vita e Unione Giuristi Cattolici Italiani salutano questa decisione con particolare soddisfazione e riconoscenza verso l'alto magistero nei confronti dei nostri giudici costituzionali per la saggezza della scelta operata".

Il Comitato per il No all’omicidio del consenziente, presieduto dalla professoressa Assuntina Morresi, "esprime soddisfazione la decisione della Corte Costituzionale". In attesa di conoscere le motivazioni della sentenza della Corte, "è ragionevole immaginare che avrà inciso il vincolo costituzionale - da noi sottolineato - sul principio di indisponibilità della vita, sì che la sua estromissione dall’ordinamento determinerebbe un insanabile vuoto normativo, e la mancanza di chiarezza del quesito, essendo imprevedibili e incerti gli effetti derivanti dalla parziale abrogazione proposta, in contrasto con la trasparenza che dovrebbe orientare la volontà dell’elettore".

La legge sul suicidio assistito rischia grosso

La maggioranza trema, perché dopo il no al referendum sull'eutanasia, "il rischio è che senza la pistola alla tempia del referendum tutti a destra si sentano liberi di mettersi di traverso alla legge sul suicidio assistito", dice alla Stampa Antonio Bazoli, relatore del provvedimento, il referente in Parlamento del segretario Pd. Se fino a oggi il centrodestra non aveva eretto barricate contro questa legge, "perché nel testo sono state comprese anche le loro valutazioni", dicono i giallorossi, ora le cose cambiano. Se ne saprà di più già domani,  quando l'aula comincerà a votare gli emendamenti: il primo è già significativo perché "è un emendamento soppressivo, se non ci sono i numeri faremmo una figuraccia davanti al Paese", spiega il capogruppo grillino Davide Crippa.

Il Parlamento approverà il suicidio assistito? Se fallisse pure questo obiettivo, dovrebbe fare i conti con l'opinione pubblica di area progressista. Non un buon viatico in un anno elettorale. La legge sul suicidio assistito, dopo mesi di limature nelle commissioni riunite Giustizia e Affari Sociali, da domani per qualche giorno è in parlamento, ma poi dovrà fare posto ai decreti in scadenza e tornerà alla ribalta in marzo con tempi contingentati: nessuno si potrà sottrarre. In ogni caso, partirà una battaglia sui 200 emendamenti, anche a voto segreto, sul punto più sensibile: le condizioni di accesso al suicidio assistito, che alcuni vogliono più permissive, altri molto più rigide. Una sentenza del 2019 giudicò non punibile l'aiuto al suicidio di persone che hanno patologie irreversibili, sofferenze intollerabili, che siano tenute in vita da trattamenti di sostegno vitale e che abbiano una piena capacità di intendere e di volere.

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