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Venerdì, 26 Aprile 2024

Buenos Aires, due mondi in una città: esplode la rivolta dei quartieri poveri

Grattacieli da una parte, baracche dall'altra. L'eco delle proteste degli abitanti dei "Barrios de pie" arriva in Europa: El Paìs racconta lo scontro in corso nella capitale argentina. Qui la disoccupazione è tre volte più alta rispetto alla media del Paese e il tasso di mortalità infantile è più del doppio

BUENOS AIRES (ARGENTINA) - Tradurre in italiano il concetto di "Barrios de pie" è impossibile. Barrios sono i quartieri. Pie sono i piedi. Ma basta guardare la foto scelta dal Movimento per capire il senso di quella che è iniziata come una protesta e, in due anni, è diventata una vera e propria rivolta. Da una parte la Baires ricca e benestante. "Ai piedi" di quei grattacieli, le baracche. "Benvenuti nei barrios de pie". E' quanto si legge dall'altra parte dei muri alzati per proteggere i (pochi) ricchi abitanti della capitale argentina. Tra il fango e le baracche, dove la gente porta magliette raffiguranti Maradona o Che Guevara, il tasso di disoccupazione è quasi del cento per cento. Sono loro il "problema" di Baires. Gli ultimi. Sono loro a far volare il tasso di disoccupazione della capitale tre volte più in alto rispetto a quello del resto del Paese. Ed è qui che il tasso di mortalità infantile è il doppio rispetto a quello del resto della nazione.

I BARRIOS DE PIE - Eppure Buenos Aires è la regione più prospera dell'Argentina. Ma a pochi passi dalla riva del Riachuelo, il fiume più inquinato dal Paese, la gente vive tra i rifiuti. C'è Nelsa, racconta El Paìs, che sopravvive con i suoi tre figli in una stanza che affitta per meno di cento dollari al mese, circa 1.500 pesos. E' partita dal Paraguay in cerca di fortuna. In Argentina suo marito ha trovato la morte. "Oggi sono tre mesi che non riesco a trovare un lavoro". Dalla sua baracca vede gli abitanti di Baires entrare in appartamenti che affittano a oltre 5mila dollari al mese. Sono praticamente dall'altra parte della strada. "Ma noi, lì, non possiamo andarci". A separarli dalla città ricca c'è un fiume. Poi una rete metallica. E i primi muri dei quartieri ricchi della Capitale. 

La protesta dei "poveri" di Buenos Aires (Foto Facebook Barrios de Pie)

RICCHI CONTRO POVERI - A Recoleta, quartiere "medio" di Baires, le famiglie hanno un reddito che doppia quello delle famiglie della parte più povera della città. A Villa Lugano, Villa Soldati o a Villa Riachuelo un bambino appena nato ha il doppio delle probabilità di morire entro i cinque anni rispetto a un coetaneo nato dall'altra parte del "muro". Ma ora quel "muro" è stato scavalcato. 

LA MARCIA PER I DIRITTI - Venti chilometri: è stata una lunga marcia quella iniziata dal Fronte Popolare Darío Santillán e dal movimento Barrios de Pie. Hanno unito lo slum più lontano di Baires con l'obelisco di Villa Soldati. Sulla strada "non un teatro, non una libreria". Nulla dei simboli di Buenos Aires nel mondo. Non ci sono cinema. Non ci sono negozi. Niente caffè e niente sportelli bancomat. Le strade sono segnate dalle fogne a cielo aperto. Gli abitanti camminano scalzi. Qui, se non sono scortate dalla polizia, non entrano nemmeno le ambulanze. Ma non per paura di violenze: "Ci rubano medicine e vitamine. Cercano antibiotici da dare ai propri figli" racconta un infermiere. "Sono disperati". E "qui non ci sono ospedali". 

VERSO IL CENTRO - La marcia è arrivata a Buenos Aires. Ha invaso le strade della città sfilando sotto i grattacieli e davanti ai cantieri del villaggio olimpico dei Giochi della Gioventù del 2018. Hanno bloccato il lussuoso quartiere di Puerto Madero alzando striscioni sui quali facevano bella mostra le spaventose immagini di "Villa 21-24 de Barracas", dove la gente vive tra la ferrovia e il fiume più inquinato del Paese. 

Fonte: El Pais →
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