rotate-mobile
Domenica, 28 Aprile 2024

La 'ndrangheta dietro Luigi Preiti per danneggiare il Movimento 5 Stelle?

Una controversa intervista a un collaboratore di giustizia rinfocola la polemica sul movente dell'attentato di Luigi Preiti al Parlamento

"Secondo le rivelazioni rilasciate in esclusiva per Byoblu.com dal collaboratore di giustizia Luigi Bonaventura, Preiti avrebbe sparato chiaramente per ordine della 'ndrangheta, per danneggiare il Movimento 5 Stelle o addirittura per cercare di aprire una trattativa". E' quanto scrive sulla sua pagina Facebook Claudio Messora, consulente per la comunicazione del gruppo del Movimento cinque stelle al Senato, rimandando all'intervista sul suo blog a proposito della sparatoria avvenuta a fine aprile davanti Palazzo Chigi.

Questi alcuni passaggi dell'intervista.

“Francamente, a me la storia di Preiti, così come ce l’hanno raccontata, non ha mai convinto. Un disadattato che decide di fare un atto eclatante in segno di disperazione? No, non mi sembra proprio”. Parla convinto Luigi Bonaventura, ex ‘ndranghetista di spicco, reggente del clan Vrenna-Bonaventura di Crotone, che dal 2006 ha deciso di collaborare con la giustizia.

So per certo che la famiglia Preiti è vicino ad ambienti legati alla ‘ndrangheta. E poi non dimentichiamoci che a Rosarno c’è da sempre una situazione un po’ particolare.

Si spieghi meglio.

Da sempre a Rosarno ci sono dei clan molto propensi a ricorrere alla violenza e ad atti eclatanti. Clan che agiscono spesso autonomamente, senza il consenso di tutta l’organizzazione. Diciamo che non sono stati molto inquadrati. Però stavolta la cosa sembra diversa, e non a caso Preiti non è partito dalla stazione di Rosarno, ma da quella di Gioia Tauro.

Un segnale? O voleva semplicemente farsi riprendere dalla videocamera di sorveglianza?

Sicuramente lui sapeva che alla stazione di Gioia Tauro sarebbe stato ripreso da quella videocamera. Ma qui il messaggio è un altro, e ben più importante. Se io da Rosarno devo raggiungere Roma in treno, non ha alcun senso che io vada in auto fino alla stazione di Gioia Tauro. Il fatto che Preiti lo abbia fatto, significa che si voleva far sapere a tutti che il suo gesto folle non era stato deciso solo dai clan di Rosarno, ma aveva il consenso di tutta la mamma [nel gergo ‘ndranghetistico, l’organo di controllo supremo dell’organizzazione criminale, ndr]. Gioia Tauro è il centro del mandamento della Piana: aver lasciato la macchina lì equivale ad affermare che il vertice assoluto della ‘ndrangheta ha approvato.

Ma qual è il segnale che voleva lanciare la ‘ndrangheta, allora?

Difficile dirlo. Però sicuramente un messaggio è arrivato chiaro: il fatto che Preiti, subito dopo esser stato immobilizzato, ha dichiarato che aveva intenzione di far fuori un uomo delle istituzioni, significa che la ‘ndrangheta ha lanciato un segnale a tutta la politica. Secondo me, Preiti è andato diritto contro il bersaglio che aveva designato: lui voleva ammazzare i carabinieri, quella mattina. Ma è evidente che non era un segnale di odio contro le forze dell’ordine; è alla politica che era diretto, quel segnale.

Un attentato politico, quindi?

Be’, certamente dei risultati li ha ottenuti subito, visto che molti giornali hanno immediatamente collegato quell’atto col clima di odio fomentato ad arte da un certo movimentismo politico. Ma preferisco comunque non entrare direttamente in questi risvolti.

Fonte: Byoblu.com →
Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

La 'ndrangheta dietro Luigi Preiti per danneggiare il Movimento 5 Stelle?

Today è in caricamento