Vaccini contro il cancro: a che punto siamo?
Caratteristiche di questi vaccini? Terapeutici e non preventivi, non universali ma personalizzati
I vaccini anticancro sono realtà. Il 2030 sarà una data rivoluzionaria. Entro pochi anni potrebbe arrivare una serie di vaccini a mRNA contro diversi tipi di cancro, malattie cardiache, autoimmuni, respiratorie e rare senza cura.
Che cos’è l’mRNA? È materiale genetico che contiene le istruzioni per la sintesi di specifiche proteine dannose, dette "antigeni", che innescano una risposta immunitaria dell’organismo.
Caratteristiche di questi vaccini? "Terapeutici" e non "preventivi", non "universali" ma “personalizzati”.
Cosa significa? A differenza dei vaccini classici, che servono a prevenire lo sviluppo della malattia, questi vaccini anticancro sono "terapeutici", cioè insegnano al sistema immunitario a riconoscere le cellule tumorali e annientarle. Stimolano una risposta immunitaria contro una proteina specifica della cellula cancerosa, in modo che il sistema immunitario la distrugga. "Personalizzato" perché viene progettato sulla base della sequenza del DNA tumorale del singolo paziente.
In che modo? La biopsia del tumore individua le mutazioni genetiche delle cellule malate non presenti in quelle sane. Poi un algoritmo identifica le mutazioni che guidano la crescita del tumore che attivano la risposta immunitaria. L’informazione è necessaria per creare in laboratorio una molecola di mRNA che contiene le istruzioni per produrre frammenti di proteine identici a quelli che si trovano sulle cellule tumorali. In questo modo il sistema immunitario impara a distruggere ogni cellula con quelle specifiche caratteristiche, fino ad eliminarle tutte.
A che punto siamo. Ad oggi i vaccini terapeutici in commercio sono solo due: uno per il tumore alla prostata (ma non in Europa) e l’altro contro alcune forme di melanoma metastatico. Ma in corso ci sono numerose sperimentazioni in tutto il mondo, Italia compresa. Il primo vaccino contro il tumore al fegato è dell’Istituto Pascale di Napoli che ha ottenuto, dopo 7 anni, risultati promettenti. L’America punta, invece, a un vaccino universale, sperimentato per ora solo su topi e scimmie.
“2030 data rivoluzionaria” potrà vedere risultati veri però, sostengono gli esperti, solo unendo l’azione del vaccino con altre terapie come l’immunoterapia.