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Lunedì, 29 Aprile 2024
Neuroscienze

Il cervello impiega 108 millisecondi per riconoscere il cibo

E sa subito se quello che osserva è un alimento naturale, o processato. A rivelarlo è uno studio australiano, i cui risultati potrebbero aiutare in futuro ad realizzare pubblicità pensate per orientare le nostre scelte alimentari verso cibi più salutari

Mangiamo prima, e innanzitutto, con gli occhi. Si sa. Ma cosa succede dopo che l’immagine di un alimento si è impressa sulle nostre retine? E come lo riconosce come fonte di cibo il nostro cervello? Domande su cui è al lavoro un team di ricercatori dell’Università di Sydney, che in un recente articolo descrive i primi risultati ottenuti in questo affascinante filone di ricerca, ancora poco studiato: a prescindere da come faccia – hanno scoperto – il cervello impiega appena 108 millisecondi per stabilire se un oggetto che stiamo guardando è, o meno, una possibile fonte di cibo. 

Il cibo si cerca con gli occhi

“Per i nostri antenati, la visione era il senso principale utilizzato nella raccolta di cibo, visto che gli altri sensi, come l’olfatto, hanno un raggio limitato per gli esseri umani”, ha spiegato al New Scientist Tom Carlson, uno dei ricercatori dell’università australiana che hanno realizzato la ricerca. E in effetti, ancora oggi la ricerca, il riconoscimento e la scelta del cibo avvengono principalmente attraverso la vista. Eppure, la scienza conosce ancora poco di come questi processi si svolgano all’interno del nostro cervello. 

Un modello computazionale

Per saperne di più, i ricercatori australiani hanno ideato un esperimento. Per prima cosa, 20 volontari sono stati chiamati a osservare delle immagini di alimenti mentre un elettroencefalografo registrava l’attività elettrica del loro cervello. I dati così raccolti sono stati quindi consegnati ad un algoritmo di machine learning, che per ognuno dei partecipanti ha proceduto a creare un modello in grado di riconoscere se stessero o meno vedendo delle immagini di cibo basandosi esclusivamente sull’attività elettrica registrata nel loro cervello. 

A questo punto, i volontari sono tornati in laboratorio. I ricercatori hanno mostrato nuovamente loro delle immagini che mostravano vari tipi di alimenti, da quelli naturali, al cibo processato come pizza o panini, ma anche oggetti non commestibili, come calzini o martelli. Questa volta, il modello addestrato con i dati della prima fase dell’esperimento è stato messo a lavoro, chiedendogli di identificare quali delle immagini avessero come soggetto degli alimenti, e se possibile anche se si trattasse di alimenti naturali o processati, utilizzando unicamente l’elettroencefalogramma dei partecipanti. 

Bastano 108 millisecondi

Il modello ha portato a termine il compito egregiamente: non solo ha riscontrato differenze nell’attività elettrica del cervello in presenza di alimenti naturali e processati, ma ha permesso ai ricercatori di calcolare con precisione quanto impiega il sistema nervoso centrale a riconoscere un oggetto come alimento: e cioè, e tempo compreso tra appena 108 e 116 millisecondi. E se pensate che tra i 40 e i 60 millisecondi servono solamente per far arrivare le informazioni visive raccolte dalla retina fino al cervello, il riconoscimenti risulta in effetti praticamente istantaneo.

Secondo gli autori della ricerca, si tratta di informazioni importanti, che in futuro potranno essere utilizzate per approfondire i meccanismi cerebrali su cui si basano le nostre scelte alimentari, magari per riuscire un giorno a reindirizzarle verso scelte più sane, anche grazie a reclame e cartelloni ideati ad hoc, tenendo conto del funzionamento del nostro cervello. 

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