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Martedì, 30 Aprile 2024
arte e scienza

La Gioconda nasconde un segreto "tossico"

Una nuova analisi della vernice utilizzata per realizzare la Gioconda ha rivelato la presenza di ossido di piombo, un materiale tossico che probabilmente il maestro fiorentino utilizzava per ottenere una pittura ad olio densa e a rapida essiccazione, usata nei fondi delle sue opere

La Monna Lisa è uno dei quadri più famosi del mondo, e nasconde molti misteri: dalla sua protagonista, al suo enigmatico sorriso, alle campagne ritratte sulle sfondo. Anche le tecniche pittoriche utilizzate da Leonardo sono state molto studiate negli anni, e continuano a svelare nuovi segreti anche ai giorni nostri. Una ricerca pubblicata sul Journal of the American Chemical Society rivela infatti che nel fondo usato dall’artista fiorentino per la sua Gioconda si nasconde un ingrediente precedentemente sconosciuto: l’ossido di piombo, o litargirio, un pigmento tossico utilizzato fin dall’antichità per far seccare più velocemente la pittura ad olio. 

La scoperta, realizzata da un team di ricercatori francesi e inglesi, è stata resa possibile dall’analisi di un campione microscopico di pittura prelevato da un angolo nascosto della tavola. Utilizzando un mix di tecniche di analisi, che vanno dalla spettroscopia all’infrarosso alla cristallografia a raggi X, gli scienziati hanno identificato tutte le sostanze chimiche presenti nel campione. 

E a fianco a presenze attese, come l’olio da pittura e il bianco di piombo (o biacca), è emerso anche un intruso: la plumbonacrite, un composto raro, che può formarsi quando l’olio reagisce con l’ossido di piombo. 

Nonostante l’utilizzo del litargirio in pittura sia stato relativamente diffuso sin dai tempi dell’antico Egitto, fino ad oggi non si avevano prove del suo uso da parte di Leonardo, che nei suoi diari ne parla solo in termini di un tonico contro i disturbi della pelle e dei capelli. Secondo gli autori dello studio, il materiale è stato usato con ogni probabilità dal maestro fiorentino per ottenere una pittura densa e a rapida essiccazione, con cui avrebbe coperto il pannello di legno su cui è realizzata la Monna Lisa per preparare il fondo del quadro. 

La plumbonacrite è stata individuata in passato anche in un campione prelevato da “L’ultima Cena”, ed è quindi ragionevole pensare che Leonardo abbia utilizzato la stessa tecnica almeno in diverse delle sue opere. La ricetta è stata inoltre utilizzata anche da Rembrandt per il suo dipinto “La guardia di notte”, quasi un secolo e mezzo dopo la morte di Leonardo.

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