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Lunedì, 29 Aprile 2024
La lettera

Ha un tumore di 3 kg, ma nel Regno Unito non se ne accorgono. Viene salvata dai medici in Italia

La storia di Pamela Baraschi: "Ho avuto la fortuna di essere italiana"

Aveva un tumore di 3 chili, solo che nel Regno Unito nessuno se n'era accorto. Tant'è che Pamela Baraschi, 54 anni, per curarsi è dovuta tornare in Italia dove ha trovato dei medici straordinari e un servizio sanitario che almeno nel suo caso si è rivelato impeccabile. A raccontare i fatti è la protagonista della vicenda in una lettera pubblicata dal "Resto del Carlino". Quello che ha dovuto affrontare Pamela è stato un lungo e straziante calvario, ma per fortuna il peggio sembra alle spalle.

La donna ha raccontato di aver iniziato a sentirsi male, con "tosse continua e febbre elevata", verso la fine di dicembre del 2022. Inizialmente non ha dato molto peso a quel malessere e ha provato a curarsi con qualche antipiretico. Poi vedendo che la situazione non migliorava si è rivolta al suo medico di base inglese. Che però, racconta Pamela, nonostante le diverse visite a cui la donna si è sottoposta "non ha ritenuto opportuno" fare una radiografia, ma solo un elettrocardiogramma che però non aveva rilevato nulla, mentre dalle analisi del sangue era emerso "un significativo stato infiammatorio-infettivo". 

Dopo le analisi la situazione precipita in poco tempo. Pamela viene finalmente indirizzata alla esecuzione di una radiografia toracica che esclude la polmonite, ma sta sempre peggio e dice alla dottoressa che non riesce più a mangiare, a respirare. "Anche questa volta vengo trattata con sufficienza", dice. A quel punto la donna invia un'email al suo medico curante, "dimostrandomi anche un po' alterata", ma "lei mi risponde con due righe. Da lì in poi non si è fatta più sentire. Sono esausta - racconta ancora nella lettera -, il giorno dopo il dottore che mi visita in emergenza in ospedale palpando la pancia per la prima volta da quando tutto è cominciato, mi riferisce che ho liquido nel ventre (in Italia scoprirò che era ascite addominale, non un buon segno)". Alla fine, stremata, Pamela prende la decisione di tornare in patria grazie alla sua "piccola armata" di 5 persone per nulla convinte di come mi stessero curando". Ovvero i suoi fratelli, Ivan e Manuela, due amiche e "un formidabile dottore, Danilo Gioacchini di Spoleto, che mi ha messo su un aereo e spedita in Italia". 

"A quel punto non riuscivo più a camminare", racconta la donna, "ero stremata, in carrozzina. Danilo mi accompagna al Pronto Soccorso di Spoleto, dove sono accolta da un personale eccezionale. Tutti vedendo le condizioni in cui ero, non si spiegavano perché non fossi stata ricoverata. Dopo 4 ore a Spoleto ho la diagnosi che in Inghilterra non sono riusciti a darmi: c'è una massa nel mio ventre, molto voluminosa, probabilmente un tumore ovarico". I medici, dice ancora Pamela, "non capiscono come l'ecografista in Inghilterra non l'abbia vista". Il giorno dopo la donna viene operata al San Salvatore di Pesaro. "L'intervento, mi racconterà il mio amico medico è stato lungo, elaborato, preciso. Alberto Patriti, coadiuvato da una eccezionale equipe di chirurghi, con un'età me dia di 35 anni, ha condotto un intervento eccezionale, rivolto alla eradicazione totale della neoplasia, del peso di oltre tre chili. Quello che ricordo al risveglio dall'anestesia è il rendermi conto che per la prima volta stavo respirando dopo mesi dal naso".

Un plauso, inevitabile, va al nostro sistema sanitario, troppo spesso bistrattato e più di qualche volta anche a torto. La donna ha raccontato di essere stata curata da medici e infermieri preparati, ma anche empatici. La morale? "Ho avuto la fortuna di essere Italiana".

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