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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Lilli Gruber si scontra con la giornalista russa che nega la guerra

Discussione durissima ieri sera a 'Otto e Mezzo' tra la padrona di casa e Nadana Fridrikhson

Il dibattito sulla guerra in Ucraina infiamma programmi televisivi e talk show da quasi due mesi, ma quello andato in onda ieri sera a Otto e Mezzo è stato uno scontro senza precedenti. Lilli Gruber si è collegata con la giornalista russa Nadana Fridrikhson per raccontare l'altro punto di vista e la situazione si è fatta subito scomoda: "La Russia non ha occupato il Donbass, ma ne ha riconosciuto l'indipendenza - ha detto - L'obiettivo russo era proteggere le persone che abitano questo territorio".

La Fridrikhson ha parlato della sua esperienza sul campo: "Ho visitato Mariupol e parlato con le persone che hanno deciso di rimanere nei propri appartamenti. Non dico che tutti abbiano alzato bandiera rossa, ma molti di loro sono stati testimoni dei crimini commessi dal gruppo Azov e dai militari delle forza armate ucraine, come quello della clinica n.3, dove c'erano tante donne che stavano per partorire e le forze armate hanno tolto il generatore di energia, dicendo che servisse per la guerra". E su questa parola si scatena un putiferio. Lilli Gruber lo ha sottolineato, ma la giornalista russa ha replicato senza mezzi termini: "La chiamo come tutte le persone che riconoscono ciò che è: un'operazione speciale militare. Continuate a raccontare ciò che vi raccontano i vostri partner americani, altrimenti io non vedo nessuna spiegazione su come possiate affermare certe cose senza aver visto nulla sul campo".

Dichiarazioni che hanno lasciato di stucco gli altri ospiti e che la padrona di casa non ha lasciato correre: "Noi continuiamo a vedere una guerra. Io personalmente mi fido di più di un giornalista del New York Times che lavora per un quotidiano con una lunghissima tradizione di giornalismo autonomo e indipendente, critico verso il potere, che opera in un paese dove la libertà d'espressione dei giornalisti viene tutelata e garantita molto più di quanto accada per un giornalista russo, costretto a utilizzare tutta una serie di parole e adottare verità costruite perché se non lo fa viene messo in carcere. Sono cose che qui non accadono ed è una differenza che devo ricordare". 

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