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Domenica, 28 Aprile 2024

In Sudan la tregua non regge, seconda settimana di combattimenti

Scontri fra signori della guerra hanno ucciso centinaia di persone

Roma, 22 apr. (askanews) - Il fumo si alza su Khartum, capitale del Sudan; il travagliato paese africano entra nella seconda settimana di combattimenti, e non ha retto la tregua che avrebbe dovuto segnare la fine del Ramadan, il mese del digiuno islamico. Nella notte le esplosioni che avevano scosso la capitale negli scorsi giorni sembravano diminuite ma alle prime luci del giorno gli scambi di colpi sono ripresi.

La guarra è scoppiata il 15 aprile a Khartum fra l'esercito del generale Abdel Fattah al Burhan, al comando in Sudan dal golpe del 2021, e il suo ex alleato ora rivale, il generale Mohammed Hamdan Daglo che guida i paramilitari della RSF, le Forze di sostegno rapido, in origine nate dieci anni fa per combattere le minoranze etniche in Darfur.

La tregua per la festa dell'Eid al Fitr è stata ignorata come altre due precedenti.

I combattimenti infuriano in tutto il Sudan e soprattutto a Khartum, città di cinque milioni di abitanti; gli scontri hanno sconvolto la vita, ci sono stati bombardamenti aerei, carri armati nelle strade, perquisizioni e sparatorie, i morti sono centinaia. Gli abitanti sono chiusi in casa o escono per le prime necessità come procurarsi dell'acqua. Fra loro anche alcune centinaia di europei per cui si sta cercando di organizzare l'evacuazione. Gli italiani in Sudan sono circa 250, impiegati diplomatici o delle ong, di cui un centinaio nella capitale. Nel paese, medici e ospedali sono allo stremo.

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