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Lunedì, 29 Aprile 2024
Il dramma

Tik Toker suicida, il padre accusa: "Vittima di cyberbullismo"

Per il genitore del ragazzo, conosciuto sul social dei giovanissimi con il nickname inquisitor Ghost, i carabinieri saprebbero già tutto

"Non ci sono dubbi che mio figlio sia stato vittima di cyberbullismo". A parlare è il padre del 23enne bolognese, conosciuto in rete con il nickname Inquisitor Ghost, che lunedì scorso si è suicidato in diretta social. Il giovane, un cosplay che nelle sue performance si vestiva come Call of Duty (personaggio di uno dei più noti videogame di guerra), si è tolto la vita nella sua stanza, mentre tra i suoi 300 mila follower c’era chi provava a convincerlo a desistere e chi avvertiva il 118. "Non c'è bisogno nemmeno di presentare una denuncia - ha spiegato il genitore - i carabinieri sanno già tutto. C'è una inchiesta e non posso trovare io i responsabili, ma basta guardare TikTok per capire chi è stato e cosa è successo. Deve essere fatta giustizia".

La gogna social

Secondo le prime indiscrezioni, a spingere il ragazzo sarebbero state delle false accuse di pedofilia partite da una ragazza turca di 17 anni che in rete si era finta maggiorenne, che insieme a un altro utente avrebbe scatenato su di lui una vera e propria gogna mediatica. "Mio figlio era introverso, non depresso - spiega ancora il padre - e fino a dieci giorni fa stava attraversando un bel periodo, poi è cambiato tutto. Con me ha sempre minimizzato quello che gli stava capitando, fino alla fine. Quella sera ci siamo sentiti mezz'ora prima che succedesse tutto. Mi aveva parlato di una violazione della sua privacy, non di accuse social di pedofilia, altrimenti sarei intervenuto subito".

Il padre del ragazzo, che ancora non si capacita dell’accaduto, in questi giorni avrebbe interagito con altri utenti che gli avrebbero raccontato la dinamica dei fatti: "Lui con questa ragazza turca non aveva nemmeno interagito, l'ha bloccata subito. Ma sui social girano screenshot di false conversazioni tra loro due, ripubblicate più volte da diversi utenti. Alcuni di loro, italiani, mi hanno chiesto scusa per quello che hanno fatto, dicendo che sono stati costretti altrimenti sarebbero finiti anche loro nella gogna mediatica scatenata da queste persone".

Un social problematico

Non è la prima volta che TikTok, social frequentato in larga parte da giovanissimi, finisce in tragici fatti di cronaca. Già nel 2021 il Garante dell’Infanzia, Carla Garlatti, aveva messo in guardia i genitori commentando il caso di una bambina di Palermo che morì soffocata mentre partecipava a una "sfida di resistenza" sul social cinese.

"Impedire ai minori di utilizzare la Rete non si può fare né pensare - aveva detto Garlatti -: sono ragazzi che sono cresciuti in un mondo del quale internet fa parte, dall'apprendimento allo svago, dal gioco alla comunicazione con gli altri. Però può diventare un luogo pericoloso, come molteplici esempi recenti dimostrano, quando c'è un eccessivo attaccamento alla Rete, cioè una confusione tra vita reale e virtuale. Alcuni ragazzi passano online troppo tempo, un numero di ore eccessivo".

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