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Lunedì, 29 Aprile 2024
Nuova udienza

Ecco perché Alessia Pifferi era capace di intendere e di volere: le parole dello psichiatra

Un tratto della sua personalità è la "alessitimia": non una malattia, ma un sintomo che "non lascia passare le emozioni"

Lo scorso 26 febbraio Alessia Pifferi, la 38enne che ha lasciato morire di stenti la figlia Diana di un anno e mezzo, abbandonandola da sola in casa per 6 giorni, è stata dichiarata in grado di intendere e di volere

La perizia, affidata allo psichiatra forense Elvezio Pirfo, ha stabilito che non è posssibile dimostrare "né una disabilità intellettiva né un disturbo psichiatrico maggiore né un grave disturbo di personalità". Oggi, 15 marzo, si tiene la nuova udienza del processo che vede la 38enne imputata per omicidio aggravato. "Io non ho mai pensato di negare che la signora Pifferi avesse un istinto materno, sarebbe un giudizio morale. Io ho solo affermato nella mia relazione che prevale la dimensione della donna rispetto a quello della madre", ha affermato il professor Pirfo nel corso del controesame della difesa.

"Dipendenza" e "alessitimia": i tratti della personalità di Alessia Pifferi

Nell'imputata "emergono due aspetti clinici su cui dobbiamo porre attenzione: da una parte la dipendenza", che però non determina secondo lo psichiatra "un disturbo dipendente di personalità". Questo perché chi ne soffre "non funziona", a differenza di Alessia Pifferi, che, ad esempio - ha evidenziato il perito - è stata sposata. "A mio avviso nella narrazione della signora Pifferi ci sono dei passaggi che dimostrano una grande capacità di resistenza. Non molla mai di fronte alle difficoltà della vita", ha affermato in aula il professor Pirfo.

Il secondo tratto della sua personalità è la "alessitimia": si tratta di una "condizione psicologica che è come se ci facesse vivere dietro a un vetro, da cui non passano emozioni. Siamo schermati"."L'alessitimia non è una malattia ma un sintomo, qualcosa che ci permette di fare delle diagnosi. È sintomo che abbiamo rilevato”. "Distinguerei però la difficoltà di empatizzare dall’esistenza o meno di un istinto materno", ha concluso il perito.

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