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Sabato, 27 Aprile 2024
Il caso

"Cospito ha provato uno yogurt, ma l'ha rimesso: non mangia da 4 mesi"

L'avvocato che lo difende smentisce le voci secondo le quali l'anarchico avrebbe ripreso ad alimentarsi: "Non si nutre più, è vicino a un punto di non ritorno"

"Vicino a un punto di non ritorno". Cosi Flavio Rossi Albertini, avvocato che difende Alfredo Cospito, descrive le condizioni del suo assistito. Come noto l'anarchico è detenuto al 41 bis e da ormai 4 mesi in sciopero della fame. Le sue condizioni di salute si sono aggravate tanto da indurre le autorità a disporre il trasferimento dal carcere di Opera all'ospedale San Paolo di Milano, dove però resta al regime del carcere duro.

Il legale smentisce le informazioni, circolate nei giorni scorsi, secondo cui Cospito aveva ripreso ad alimentarsi. "Non è vero. Ha provato ad assumere uno yogurt al miele e l'ha rimesso. Non si alimenta da quattro mesi. Sono informazioni diramate non so da chi, non certo da Cospito che non può parlare", spiega il legale. "Può darsi anche - aggiunge intervenendo a Radio Cusano Campus - che vi sia un interesse a mantenere basso un livello di tensione anche politica che si è sviluppata su questa vicenda. Può darsi che la finalità sia questa". "A me - osserva il legale - sembra una persona veramente provata. Le informazioni che vengono diramate con toni rassicuranti, non trovano riscontro. A me sembra una storia estremamente drammatica. Un uomo che da quattro mesi non si nutre più e che è vicino a un punto di non ritorno".

Il dibattito sulla condizione di Cospito e l'allerta per le proteste del mondo degli anarchici è più vico che mai. Per sabato 18 febbraio sono previste tre manifestazioni a Roma. "Le bugie dei media servono ad abbassare la tensione - si legge nella locandina che pubblicizza la mobilitazione - Dopo 4 mesi di sciopero della fame, Alfredo è in gravi condizioni di salute. Lo vogliamo subito fuori dalla tortura del 41 bis".

Il 15 febbraio lettere minatorie a firma della Federazione Anarchica Informale (Fai) sono state recapitate ad aziende legate al settore della difesa, l'accusa esplicita è di alimentare la guerra in Ucraina. Alla Iveco Defence Vehicles di Bolzano, che produce anche veicoli per la difesa, è stato consegnato un plico, indirizzato a un manager dello stabilimento, contenente la lettera intimidatoria, e un proiettile per rafforzare il messaggio. Il plico è senza timbro di annullo, significa che è stata imbucato senza essere spedito, rendendo più difficile risalire a chi l'abbia mandato. Sul fatto indaga la Procura di Trento, che ha aperto un fascicolo a carico di ignoti per minacce aggravate dalla finalità di terrorismo.

Gli episodi sono al vaglio degli investigatori, ma per il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi si tratta di "modalità già viste su cui le forze dell'ordine hanno un livello di attenzione già alto". 

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