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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cambiamento climatico

"Entro il 2060 l'80% dei ghiacciai alpini rischia di sparire"

A lanciare l'allarme Greenpeace Italia e il Comitato glaciologico italiano. I numeri dell'emergenza che riguarda tutti noi

Entro il 2060 fino all'80% dei ghiacciai alpini italiani rischia di scomparire e tra 30-40 anni avremo delle siccità sempre più intense anche a valle. A lanciare l'allarme sono gli esperti di Greenpeace Italia e del Comitato glaciologico italiano (Cgi), a conclusione della prima tappa della spedizione sul ghiacciaio dei Forni, nel parco nazionale dello Stelvio. Questo ghiacciaio "sta perdendo il 50% in più di spessore per fusione rispetto al 2022 e rischia di scomparire entro il 2060. Dal 21 al 24 agosto ha perso 37 centimetri di spessore di ghiaccio, superiore alla media, che era di 6 centimetri al giorno", spiega Guglielmina Diolaiuti, del Cgi.

Gli esperti parlano di trasformazioni evidenti a occhio nudo: "Da metà Ottocento il ghiacciaio dei Forni ha perso circa 10 chilometri quadrati, ovvero metà della sua superficie, mentre la fronte del ghiacciaio è arretrata di 400 metri in meno di dieci anni".

"Veniamo dall'estate terrificante del 2022 e speravamo che il 2023 avrebbe comportato una situazione diversa per i nostri ghiacciai, ma purtroppo sta peggiorando. In queste giornate lo zero termico è stato sempre oltre i 4.000 metri, a volte oltre i 5.000 metri, perciò tutto il ghiacciaio dei Forni è ai livelli di fusione. Questo libera una grande quantità di acqua che nei prossimi anni causerà una riduzione enorme dei volumi del ghiacciaio e quindi anche un minor rilascio idrico estivo con impatti non trascurabili anche in pianura. Se le temperature nei prossimi giorni continueranno a seguire questa tendenza al rialzo, il ghiacciaio subirà delle conseguenze gravissime", afferma il glaciologo Claudio Smiraglia, già presidente del Cgi e membro del network di esperti ed esperte voci per il clima promosso da Greenpeace Italia.

Il ritiro dei ghiacciai, infatti, aggrava anche il rischio di siccità durante il periodo estivo, quando la fusione della neve e dei ghiacci accumulati durante l’inverno sopperisce alle minori piogge: senza i ghiacciai, verrebbe meno questa importante riserva d’acqua, essenziale sia per gli ecosistemi sia per le attività umane, a partire dall’agricoltura. 

Nuovo record dello zero termico a 5.328 metri: è la morte dei ghiacciai

"Le proiezioni basate sugli scenari climatici a nostra disposizione suggeriscono che entro il 2060 fino all'80% della superficie dei ghiacciai italiani alpini sarà scomparsa, con enormi impatti sui volumi di acqua di fusione rilasciata. Significa che senza questi ghiacciai tra 30-40 anni avremo delle siccità sempre più intense anche a valle", continua Diolaiuti. "Dobbiamo renderci conto che la responsabilità è in gran parte nostra: è indubbio che le attività antropiche, in primis le emissioni derivanti dalla combustione dei combustibili fossili, abbiano determinato un aumento di gas climalteranti che sono i principali responsabili del riscaldamento atmosferico attuale. La temperatura sta aumentando in maniera molto rapida, un aumento mai visto nel recente passato che va di pari passo proprio con il ritiro dei ghiacciai, migliori testimoni dei cambiamenti climatici".

"Siamo a 3.000 metri, il ghiacciaio fonde sotto i nostri occhi e fa caldo: giornate come queste non le ho mai vissute in alta quota. Il ghiacciaio dei Forni è un malato terminale che sta scomparendo sotto i nostri occhi. Nell’arco di pochi anni la lingua dei Forni sarà senza alimentazione e diventerà ghiaccio morto, simbolo della crisi climatica che stiamo vivendo", conclude Smiraglia.

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