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Martedì, 30 Aprile 2024
Nuove regole

Cremazione e ceneri dei defunti: le nuove regole dal Vaticano

Le novità prendono il là da due domande specifiche del cardinale Zuppi: se sia possibile conservare i resti in luoghi comuni tipo gli ossari e se si possa prevederne la conservazione di una piccola parte in un luogo significativo per il defunto. No invece alla dispersione completa

Sono sempre di più, il trend è in aumento da anni, gli italiani che scelgono la cremazione. Nel 2021 a fronte di 709.000 decessi sono state eseguite circa 244.000 cremazioni, con una incidenza percentuale che supera il 34%. Notevole la disomogeneità territoriale. Il Nord Italia è storicamente patria della pratica cremazionista e qui l'incidenza percentuale è ai vertici nazionali. Nelle regioni del Centro le percentuali indicano un significativo e progressivo incremento. Nelle regioni del Sud e nelle isole si rilevano da sempre le percentuali più basse.

Cremazione: qual è la posizione ufficiale della Chiesa

Ma qual è la posizione ufficiale della Chiesa e di Papa Francesco? L’esplicita condanna della cremazione da parte della Chiesa Cattolica risalente al 1886 è stata revocata nel 1963 attraverso l’Istruzione “Piam et Constantem”, ove si autorizza esplicitamente la sepoltura ecclesiastica per i fedeli che hanno scelto di farsi cremare. Il nuovo Codice di Diritto Canonico (1984) ne ribadisce la liceità al n. 1176. La Conferenza Episcopale Italiana ribadisce il suo "placet" nel documento “Libro delle Esequie” del 2012. Le Chiese riformate non hanno mai sollevato alcuna obiezione teologica o pastorale sulla cremazione. Per i fedeli delle Chiese Ortodosse invece la pratica della cremazione risulta tuttora interdetta.

Ora ci sono altre novità specifiche. Il Dicastero per la dottrina della Fede (che esamina l'aspetto dottrinale) ha deciso: si potrà conservare "una minima parte delle ceneri di un congiunto in un luogo significativo per la storia del defunto". Ciò è possibile "posto che venga escluso ogni tipo di equivoco panteista, naturalista o nichilista". È la risposta a due domande poste formalmente al Dicastero dall'arcivescovo di Bologna, il cardinale Matteo Zuppi di fronte del "moltiplicarsi della scelta di cremare i defunti" e di disperdere le ceneri in natura, anche per "non far prevalere i motivi economici, suggeriti dal minor costo della dispersione, e dare indicazione per la destinazione delle ceneri, una volta scaduti i termini per la loro conservazione", volendo "corrispondere non solo alla richiesta dei familiari, ma soprattutto all'annuncio cristiano della risurrezione dei corpi e del rispetto loro dovuto". 

Si potrà inoltre predisporre un luogo sacro "per l'accumulo commisto e la conservazione delle ceneri dei battezzati defunti", cioè un cinerario comune dove le singole ceneri vengono riversate, "indicando per ciascuno i dati anagrafici per non disperdere la memoria nominale" del defunto.

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Le due domande del cardinale Zuppi al Vaticano

La prima: "Tenuto conto del divieto canonico di disperdere le ceneri di un defunto - analogamente a quanto accade negli ossari - è possibile predisporre un luogo sacro, definito e permanente, per l'accumulo commisto e la conservazione delle ceneri dei battezzati defunti, indicando per ciascuno i dati anagrafici?".    

E la seconda: "Si può concedere a una famiglia di conservare una parte delle ceneri di un familiare in un luogo significativo per la storia del defunto?".    

Il Dicastero, con un testo a firma del cardinale prefetto Victor Fernandez, approvato dal Papa il 9 dicembre, di fatto risponde affermativamente. 

A norma dell'Istruzione Ad resurgendum cum Christo 2016 (n. 5), "le ceneri devono essere conservate in un luogo sacro (cimitero), e anche in un'area appositamente dedicata allo scopo, a condizione che sia stata adibita a ciò dall'autorità ecclesiastica". Si citano le motivazioni di questa scelta, ovvero la necessità di "ridurre il rischio di sottrarre i defunti al ricordo e alla preghiera dei parenti e della comunità cristiana" e di evitare "dimenticanze e mancanze di rispetto", nonché "pratiche sconvenienti o superstiziose".

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