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Sabato, 27 Aprile 2024
L'attacco / Roma

Assalto alla sede di Pro Vita, in 200 a volto coperto: "Abbiamo trovato un ordigno"

Il sopralluogo della polizia dopo il blitz durante il corteo contro la violenza sulle donne. Trovate scritte minatorie: "Bruciamo i pro vita"

Assalto alla sede di Pro Vita e Famiglia a Roma: la Digos indaga sulla bottiglia con all'interno polvere incendiaria trovata negli uffici di viale Manzoni, durante un sopralluogo della polizia. Il blitz è stato messo a segno durante il corteo del 25 novembre: circa 200 persone, alcune a volto coperto si sono staccate dal corteo contro la violenza sulle donne e da una prima ricostruzione la molotov sarebbe stata introdotta attraverso un vetro rotto nella parte superiore della saracinesca d'ingresso.

Sono in corso le indagini per identificare le persone che hanno partecipato al blitz e per capire chi abbia poi effettivamente introdotto l'ordigno esplosivo negli uffici. Già nelle prossime ore saranno svolti alcuni approfondimenti e analizzate le immagini registrate dalla polizia scientifica.

"Bruciate i pro vita": la ricostruzione della polizia

Sul posto questa mattina è intervenuta anche la polizia scientifica e gli artificieri che hanno messo in sicurezza l'ordigno e lo hanno sequestrato. Sulla sede di viale Manzoni sono state trovate diverse scritte come 'Aborto libero Acab', 'Morite scegliamo aborto libero', 'Bruciamo i pro vita'. Scritte realizzate ieri durante il blitz.

Da quanto ricostruito dalla polizia, ieri, quando la testa del corteo aveva già raggiunto piazza San Giovanni, circa duecento manifestanti che si trovavano in coda, alcuni anche a volto coperto, si sono staccati e hanno provato ripetutamente a forzare il blocco delle forze dell'ordine posto a protezione della sede di Pro Vita, cercando di arrivare allo scontro: hanno tolto le transenne e hanno iniziato a lanciare fumogeni e bottiglie di vetro contro l'edificio e le forze ordine. A quel punto sono stati respinti dagli agenti in tenuta anti sommossa. I manifestanti però nemmeno in quel caso hanno desistito e hanno continuato le pressioni finché, grazie a un'opera di mediazione da parte della polizia, si sono allontanati.

A far trapelare il ritrovamento dell'ordigno era stato Jacopo Coghe di Pro Vita e famiglia: "Oggi, nel recarci presso la nostra sede di @ProVitaFamiglia dopo i violenti e criminali attacchi transfemministi di ieri durante la manifestazione contro la violenza sulle donne di #nonunadimeno, abbiamo rinvenuto un piccolo ordigno esplosivo dentro i nostri uffici, fortunatamente non entrato in funzione. Siamo sconvolti da questo vero e proprio atto terroristico, volto a intimidirci", ha scritto Coghe sui social. 

"Ancora più di ieri ci aspettiamo dal sindaco Roberto Gualtieri e dal segretario del Pd Elly Schlein, che hanno partecipato alla manifestazione contro la violenza sulle donne, di prendere le distanze e condannare questi atti violenti e criminali. Li invitiamo a venire a trovarci e a vedere con i loro occhi la furia ideologica che, incurante della presenza della polizia, ha prodotto danni ingenti e solo per caso non ha trovato i nostri collaboratori presenti all’interno, che altrimenti sarebbe stati in serio pericolo. Quanto successo è un attacco non solo a noi ma alla libertà di pensiero e alla democrazia stessa, per questo rimanere in silenzio e non condannare il gesto significherebbe essere complici e avallare i gesti di questi criminali".

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