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Sabato, 27 Aprile 2024
Negati i domiciliari / Romania

I tre italiani condannati a 8 anni di carcere per essere andati a un festival

A poche ore dal volo di ritorno, nell'hotel dove i giovani alloggiavano a Costanza è stato consegnato un pacco con all'interno 150 grammi di stupefacenti tra ketamina, hashish e mdma

Otto anni e 3 mesi di carcere. Queste le condanne, durissime, inflitte in primo grado dal tribunale di Costanza (in Romania) nei confronti di tre giovani italiani arrestati lo scorso 3 maggio. Filippo Mosca, 29 anni, Luca Cammalleri, 30, ed un'altra coetanea - è stata lei a prendersi tutta la responsabilità degli stupefacenti rivenuti dalla polizia - erano partiti alla volta della Romania per partecipare insieme ad altri amici al "Sunwaves", festival musicale che ogni anno ospita artisti internazionali sulle spiagge del Nero.

I tre sono reclusi da ormai 10 mesi in condizioni descritte come inumane e oggi, 25 marzo, i giudici hanno negato la richiesta di trasferimento ai domiciliari confermando le misure cautelari: i giovani resteranno in cella.

Il pacco spedito in hotel con 150 grammi di droga

L'accusa nei loro confronti è di traffico internazionale di sostanze stupefacenti. A poche ore dal volo di ritorno, nell'hotel dove i giovani alloggiavano è stato consegnato un pacco con all'interno 150 grammi di stupefacenti tra ketamina, hashish e mdma. 

Filippo Mosca resta in carcere: "La giustizia in Romania è un muro di gomma"

Come dichiarato da lei stessa, il pacco era destinato alla ragazza, che si è assunta tutta la responsabilità. Nonostante questo, però, il tribunale ha condannato tutti a 8 anni e 3 mesi per traffico internazionale di droga. Filippo Mosca e Luca Cammalleri si sono sempre dichiarati innocenti. "Mentre era in albergo, con la sua ragazza, un amico e una ragazza che faceva parte di un gruppo diverso da quello di mio figlio, quest’ultima ha detto di dover ricevere un pacchetto da Barcellona. Filippo non aveva idea di cosa contenesse il pacco. E nonostante la ragazza, intestataria del pacchetto, abbia dichiarato di essere l’unica responsabile, la polizia rumena ha portato tutti in caserma", ha raccontato poche settimane fa la mamma di Filippo Mosca, Ornella Matraxia.

"Errori di trascrizioni, in carcere condizioni degradanti"

È stata lei, insieme alla fidanzata di Filippo, Claudia Crimi, a denunciare le condizioni detentive degradanti che i giovani si trovano a scontare nel carcere di Porta Alba, in quello che fu un campo di prigionia per i dissidenti del regime di Nicolae Ceausescu.

"Parlare di disumanità non è un'esagerazione, mio figlio è depresso e ha perso le speranze di avere giustizia", ha raccontato ai media Ornella Matraxia. "Lì dentro sono trattati come animali, senza dignità umana, le loro voci non contano, anche se si lamenta di episodi di aggressione nessuno vede o sente, c'è un clima di grande paura, le condizioni igienico-sanitarie sono inesistenti ed è difficile convivere in 24 in una stanza fredda d'inverno e caldissima in estate", ha proseguito la donna

La madre di Filippo Mosca: "Chiedo un processo equo per mio figlio"

"Sono stati fatti errori grossolani - aggiunge - trascrizioni sbagliate, irregolarità di giudizio, errori di traduzioni di audio registrati, hanno messo i tre ragazzi nello stesso fascicolo non considerando le diversità delle situazioni".

Del caso si occupa attualmente l'associazione Nessuno tocchi Caino. "Mi è stato consigliato di chiedere l’estradizione in Italia, ma Filippo si è sempre rifiutato di riconoscere un fatto non commesso. Chiediamo solo di avere un giudizio imparziale e condizioni che rispettino la dignità umana", ha dichiarato la madre di Filippo Mosca. 

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