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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Quali sono le altre quattro regioni che vanno verso la zona arancione

Per il presidente dell'Iss Silvio Brusaferro è "opportuno anticipare le misure più restrittive" nei territori che vanno verso un rischio alto. La preoccupazione per i dati sulle terapie intensive e il ruolo dell'indice Rt. Ma fonti dell'esecutivo assicurano: non è prevista una nuova ordinanza

Non è finita. Altre quattro regioni potrebbero a breve passare dalla zona gialla a quella arancione. A fare il punto sulla situazione epidemologica in Italia è stato il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, durante la conferenza stampa sull'analisi dei dati del monitoraggio regionale della Cabina di regia. "Sulla base dell'ultimo monitoraggio ci sono 4 regioni che vanno verso rischio alto e nelle quali è opportuno anticipare le misure più restrittive". Secondo il presidente dell'Iss l'Italia si trova in una "situazione di rischio alto con necessità di misure di mitigazione, cioè misure sociali per rallentare il virus". Anche perché, ha spiegato, "la curva dei ricoveri è molto ripida, sta crescendo rapidamente, e anche le percentuali di occupazione si avvicinano rapidamente alle soglie critiche, anche per le terapie intensive" che anzi in alcune regioni "sono già superate". 

Le altre quattro regioni che vanno verso la zona arancione

In precedenza il presidente del Consiglio superiore di Sanità, Franco Locatelli, aveva sottolineato che "ci sono due regioni del paese che hanno un'occupazione di posti letto sopra al 30%, secondo una valutazione ferma al primo novembre, e altre 2 regioni sono al 29%. Una di queste regioni è significativamente popolosa e dotata di terapie intensive che in alcune aree provinciali sono meno sotto pressioni e possono prestare aiuto a chi in questo momento è in maggiore difficoltà". 

A quali regioni fa riferimento Brusaferro quando parla di 4 regioni a rischio? Secondo i dati di Agenas (aggiornati al 9 novembre), tra le regioni in zona gialla la situazione delle terapie intensive è particolarmente preoccupante in Emilia Romagna, dove il 36% dei posti sono occupati da pazienti Covid, in Campania (32%) e in Sardegna (34%), mentre i Friuli Venezia Giulia il dato si attesta al 26%. Ma com'è noto "l'algoritmo" con cui viene decretato il passaggio da una zona all'altra si basa su 21 parametri e l'occupazione dei posti letto in terapia intensiva non è l'unico indicatore da tenere in considerazione.

terapie intensive 1-2

terapie intensive 2-2-3

Quali sono le regioni che rischiano la zona arancione?

Certo è che il presidente dell'Iss non ha specificato quali sono i territori che potrebbero cambiare colore. Ieri molti quotidiani avevano inserito nel novero delle regioni a rischio anche Emilia-Romagna, Veneto e Campania che però contro i pronostici sono rimaste gialle. Nel caso specifico della Campania, Brusaferro ha detto di ritenere "validi" i dati inviati dalla regione,precisando che sono in atto approfondimenti "per cogliere aspetti che potrebbero completare una analisi che è in corso". Nessuna delle tre opzioni può essere esclusa a priori: la conferma della zona gialla, il passaggio alla zona arancione o il doppio salto alla zona rossa. Ad ogni modo, secondo Brusaferro, "quasi tutte le Regioni sono a rischio alto o moderato". Secondo "Repubblica", oltre che alla Campania, il presidente dell'Iss fa riferimento anche a Friuli Venezia Giulia, Emila Romagna e Veneto e "cioè alle regioni ancora in zona gialla che hanno un Rt alto, superiore a 1,5, che le posiziona nello scenario più preoccupante". A mantenerle ancora gialle è il fattore di rischio considerato ancora moderato. Ma la loro situazione è sotto la lente attenta della cabina di regia. 

Brusaffero: "L'indice Rt sta crescendo più lentamente"

Non mancano le buone notizie. Il presidente dell'Iss ha sottolineato che grazie alle misure di contenimento adottate "l'Rt sta crescendo più lentamente: a livello nazionale siamo a 1,7, con un intervallo di confidenza di 1,5. Questo ci dice che complessivamente il Paese è in uno scenario 3". Ad ogni modo non siamo in una fase di "regressione del virus". Per il controllo della situazione Covid, "l'indice Rt deve essere sotto 1" a livello nazionale. Secondo l'ultimo report dell'Iss relativo alla settimana 26 ottobre-1 novembre 2020 (dati aggiornati al 9 novembre 2020), "nel periodo 15-28 ottobre 2020, l’Rt calcolato sui casi sintomatici è pari a 1,72" e "si riscontrano valori medi di Rt superiori a 1,5 nella maggior parte delle Regioni/PA italiane e superiori a uno in tutte Regioni/PA".

In particolare, dall'analisi dei dati, emerge che la Lombardia ha sforato il 2 (Rt a 2,08), mentre si avvicinano a quella soglia Basilicata (Rt a 1,99) e Piemonte (Rt a 1,97), seguite da Molise (1,88) e Provincia di Bolzano (1,87). Sotto l'1,5 si posizionano invece Liguria (1,48) Sicilia (1,4), Lazio (1,36), Marche (1,29) Sardegna (1,24).

Edit: Nessuna nuova ordinanza è prevista. Lo apprende l'agenzia Ansa in riferimento all'individuazione di 4 regioni per le quali, sulla base dell'ultimo monitoraggio, sarebbe opportuno anticipare misure più restrittive. Le fonti spiegano che i dati del monitoraggio hanno portato ieri ad un'ordinanza già firmata dal ministro Speranza e "non sono previste altre ordinanze prima di ulteriori esiti del monitoraggio".

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