rotate-mobile
Martedì, 30 Aprile 2024
Crolli e polemiche

Crollato dopo appena nove anni: la storia dietro il viadotto degli sprechi

Cinquant'anni di lavori, 80 milioni di euro spesi e altri 20 già stanziati: il crollo del viadotto di Longobucco sul torrente Trionto accende i riflettori sullo sprecopoli della Sila-mare

È stata aperta un'inchiesta sul crollo che ieri 3 maggio 2023 ha coinvolto una parte di un viadotto della strada statale 177 Sila-Mare nel tratto che collega il comune di Longobucco alla costa jonica. La Procura della Repubblica del Tribunale di Castrovillari ha aperto un fascicolo di inchiesta per risalire alle eventuali responsabilità. Secondo quanto emerso l'inclinazione di un pilone ha provocato il cedimento della campata. Solo grazie alla chiusura della strada - decisa appena un'ora prima del crollo - si sono evitate vittime. Tuttavia le immagini hanno suscitato un certo scalpore, non tanto per l'importanza dell'arteria che collega l'entroterra calabro con il mar Jonio, quanto per la storia dell'opera e per il fatto che sorge in una regione che dovrebbe - forse - presto ospitare il mega cantiere del ponte di Messina.

Il ponte crollato - viadotto Ortiano 2 - era stato costruito soltanto nove anni per attraversare un fiume, ieri ingrossato per via del maltempo ed era stato chiuso al traffico proprio per i timori di un crollo. Anas aveva infatti registrato uno smottamento a poche centinaia di metri dal ponte. Eppure i primi segni di cedimento sarebbero già avvenuti a novembre 2022 come denunciato dal capogruppo del M5S nel Consiglio regionale della Calabria, Davide Tavernise.

viadotto crollato ieri

Come denunciato da molti esponenti locali il crollo ha coinvolto un tratto di strada denominata "Longobucco-mare" che collega il  parco nazionale della Sila alla costa ionica cosentina. Un'opera che ha oltre trent'anni di storia alle spalle tra cantieri infiniti e che non è mai stata completamente consegnata. 

Proprio il viadotto era stato realizzato dalla Comunità montana Destra Crati-Sila Greca, un ente ora posto in liquidazione. Il tratto è passato in gestione di Anas. che ieri aveva chiuso cautelativamente la strada. Solo un mese prima del crollo il capogruppo del M5S nel Consiglio regionale della Calabria, Davide Tavernise aveva presentato un'interrogazione al governatore Occhiuto per chiedere conto di opere di manutenzione ritenute indispensabili.

"La vicenda è abbastanza indicativa del lavoro che ci sia da fare in Calabria per garantire la sicurezza dei cittadini nei loro spostamenti, soprattutto nelle aree interne più anguste come quella silana. Di fronte a queste prioritarie necessità, troviamo lunare vedere il ministro delle Infrastrutture Salvini impegnato h24 nella sua faceta propaganda sul Ponte sullo Stretto" attacca Agostino Santillo, vicecapogruppo M5s alla Camera. "Invece di vendere fumo agli italiani, il governo dovrebbe approntare subito una grande opera di investimenti sulla messa in sicurezza del territorio, delle nostre infrastrutture e dei nostri fiumi, visto anche quanto è accaduto in questi giorni in Emilia Romagna. Calabria e Sicilia, prima ancora di un'opera faraonica dall'utilità più che dubbia come il ponte sullo Stretto, hanno bisogno di infrastrutture degne di tale nome. Invece in Calabria vediamo i viadotti venire giù e in Sicilia c'è una tratta stradale attesa da decenni come la Siracusa-Gela ferma per mancati pagamenti alle aziende che ci stanno lavorando. Salvini scenda dal piedistallo della demagogia, e si metta a lavorare con serietà e non a colpi di slogan", conclude Santillo. 

"Non bisogna generare allarmismo, anzi quello che ha fatto Anas dimostra che c'è un sistema di allertamento, legato alla manutenzione e anche alla prevenzione di fenomeni come quelli che abbiamo registrato, che evidentemente funziona" spiega oggi il governatore Roberto Occhiuto durante un sopralluogo.

viadotto crollato calabria occhiuto

"L'iter travagliato di questa opera pubblica, forse, può essere una concausa ma non sta a me stabilirlo perché ci sarà la magistratura che dovrà accertare la verità" conclude Occhiuto che ha annunciato la richiesta ad Anas di verificare la qualità dei lavori sui lotti già realizzati.

Ma torniamo al nostro viadotto. Come è stato possibile che la campata sia scivolata nel letto del fiume? Partiamo dal meteo: la pioggia - forte ma non eccezionale - ha ingrossato il torrente Trionto sul cui letto poggia la struttura terminata nel 2014 e inaugurata solo nel 2016 su un progetto che risale addirittura agli anni '70 per sopperire all'isolamento degli abitanti dell'entroterra silano. 

Qualche ora prima l’Anas aveva chiuso al traffico l’accesso all’arteria, perché aveva registrato uno smottamento a poche centinaia di metri dal punto in cui si è poi registrato il crollo. Il viadotto crollato ha i piloni che poggiano direttamente nell'alveo del torrente. Spetterà alla magistratura inquirente capire come sia stato possibile che la semplice piena del fiume possa aver inficiato la stabilità della struttura.

Eppure secondo il capogruppo del M5S nel Consiglio regionale della Calabria, Davide Tavernise, i primi segni di cedimento con piccoli crolli sarebbero già avvenuti a novembre 2022. Lo stesso Tavernise aveva avanzato in consiglio regionale appena lo scorso 27 marzo una interrogazione in cui si segnalava lo stato di degrado della statale 117 e come dal 2018 si registrassero continui ritardi nella consegna di un ulteriore lotto della Sila-mare e come è ancora da ultimare l'ultimo tratto (il quinto lotto) di una strada che è già costata 80 milioni di euro. 

Dopo il crollo di ieri resta la beffa per gli abitanti delle aree interne dell’altopiano silano che da decenni si trovano a dover percorrere strade vetuste e pericolose per congiungersi con la fascia costiera ionica cosentina. La strada Mirto Crosia-Longobucco è figlia dell'idea - risalente agli anni '60 - di disegnare una via alternativa alla statale 177 che da Rossano si inerpica in Sila. Un ragionamento sviluppato attorno alla bonifica del Trionto: un ventennio più tardi la bonifica del fiume viene appena accennata, sperperando 50 miliardi di lire in quello che doveva essere il progetto della diga sul torrente Laurenzano, affluente del Trionto, per placare la sete degli abitanti e delle produzioni agricole a valle, in tubazioni, scavi, condotte idriche abbandonate a sé stesse ed ancora oggi ben visibili.

Intanto la costruzione dell’opera è andata avanti con una spesa complessiva che finora supera gli 80 milioni di euro e che - fino a ieri - richiedeva ulteriori investimenti per oltre 20 milioni. La strada era stata beneficiaria più volte dei fondi di "attuazione del piano nazionale per il sud" come opera di "rilievo nazionale ed interregionale". 

Dopo 30 anni di lavori la prima parte della strada, per un tratto di undici chilometri, è stata inaugurata nel 2015. Un ulteriore lotto - il IV lungo circa sei chilometri che dalla località Destro giunge al ponte di Cropalati - doveva essere consegnato nel 2018. Assegnati ma non ancora iniziati i lavori dell'ultimo lotto da Cropalati a Mirto Crosia per ricongiungersi alla SS 106 ionica: il progetto per questo ultimo tratto è stato affidato ad Anas per un costo di 21,80 milioni di euro finanziati dal Fondo per lo sviluppo e la coesione 2014-2020.

Dopo il crollo di ieri si allontana ancora di più il completamento dell’asse Mirto Crosia-Longobucco che riuscirebbe a collegare le sponde dello Ionio di Corigliano-Rossano con il Parco nazionale della Sila in meno di 20 minuti: un'opera che aumenterebbe l'attrattività e la competitività anche e non solo sotto il profilo turistico, ma sopratutto costituire una leva fondamentale per il progresso dell’intera regione. Per ora resta l'ennesimo monumento allo spreco, costato decine di milioni di euro.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Today è in caricamento