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Martedì, 30 Aprile 2024
Cosa cambia

Visite fiscali Inps: la rivoluzione degli orari per i controlli sui dipendenti in malattia

Fascia oraria di reperibilità ridotta da 7 a 4 ore per i lavoratori pubblici, come per i privati. Una sentenza del Tar del Lazio ha annullato in parte il decreto Madia-Poletti del 2017 (governo Gentiloni), dichiarando incostituzionale la disparità fra pubblico e privato. Cosa succede adesso?

Dalle ore 10 alle 12 e dalle 17 alle 19, per un totale di 4 ore (e non più di una visita medica di controllo domiciliare nel corso della malattia), per i lavoratori del settore privato. Dalle ore 9 alle 13 e poi dalle 15 alle 18, per un massimo di 7 ore, ma pure con una cadenza ripetitiva che può verificarsi anche nei giorni festivi o di riposo, per i dipendenti pubblici. Sono le fasce orarie di reperibilità dei lavoratori per le visite fiscali Inps per malattia, introdotte nel 2017 dall'ex ministro della pubblica amministrazione Marianna Madia e dall'ex ministro del lavoro Giuliano Poletti con il decreto Madia-Poletti (all'epoca c'era il governo Gentiloni). Ora questo decreto ministeriale è stato in parte annullato da una sentenza del tribunale amministrativo del Lazio, arrivata nei giorni scorsi: secondo i giudici, questa modalità di regolamentazione delle visite fiscali non favorisce l'armonizzazione della disciplina per pubblico e privato.

Visite fiscali, eccoo le nuove fasce orarie nel 2024: uguali per pubblico e privato

Come cambiano gli orari delle visite fiscali per malattia

Tradotto: le norme per i dipendenti pubblici vanno allentate e allineate con quelle per i lavoratori del privato. Non ci può essere differenza negli orari per le visite fiscali tra i dipendenti pubblici e privati, ha stabilito il Tar (qui la sentenza in versione integrale). Fascia oraria di reperibilità ridotta da 7 a 4 ore per i lavoratori pubblici, come avviene per i privati, dunque. Ma andiamo con ordine. La visita fiscale per malattia, come è noto, consiste in una visita medica di controllo domiciliare svolta "in predisposizione" del datore di lavoro, dell'Inps o della Asl per verificare l'effettivo stato di malattia del dipendente assente per malattia. Negli orari stabiliti dalla legge, i lavoratori devono necessariamente farsi trovare dal medico fiscale presso il proprio domicilio, pena una sanzione disciplinare anche di natura economica.

In questo caso specifico, il Tar del Lazio ha accolto il ricorso presentato dal sindacato Uilpa (pubblica amministrazione polizia penitenziaria) contro la presidenza del Consiglio e il ministero del lavoro. E ha specificato che non può esserci un trattamento diverso e "sbilanciato" tra dipendenti pubblici e privati negli orari delle visite fiscali, e quindi "una modalità decisamente più penalizzante per i dipendenti pubblici", perché questo comporterebbe una violazione dell'articolo 3 della Costituzione. Secondo i giudici del tribunale amministrativo regionale, non viene rispettato il principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge.

Ecco, nel dettaglio, cosa emerge dalla sentenza che ha annullato una parte del decreto Madia-Poletti, accogliendo le tesi del sindacato Uilpa, esposte dall'avvocato Lorenzo Di Gaetano:

"La mancata armonizzazione della disciplina delle fasce orarie di reperibilità ha fra l'altro determinato una disparità di trattamento del tutto ingiustificata fra i dipendenti pubblici e quelli del settore privato, considerato che un evento come la malattia non può essere trattato diversamente a seconda del rapporto di lavoro intrattenuto dal personale che ne viene colpito. Ne è quindi derivata la violazione dell'articolo 3 della Costituzione, non essendo rispettato il principio di uguaglianza".

Il mantenimento delle fasce orarie differenziate per le visite fiscali, con una durata complessiva, per il settore pubblico, quasi doppia rispetto a quella del settore privato (7 ore a fronte di 4 nell'arco di una giornata) "è indicativo anche di uno sviamento di potere - argomentano i giudici del Tar -. Tali controlli ripetuti, associati a una restrizione delle ipotesi di esclusione dall'obbligo di rispettarle, sembrano piuttosto diretti a dissuadere dal ricorso al congedo per malattia, in contrasto con la tutela sancita dalla carta costituzionale dall'articolo 32".

I dipendenti pubblici "bistrattati e discriminati"

Il segretario del sindacato della polizia penitenziaria che ha aperto il ricorso, Gennarino De Fazio, ha spiegato: "A volte bisogna attendere diversi anni. Il Tar del Lazio ha accolto integralmente le nostre tesi, magistralmente esposte dall'avvocato Lorenzo Di Gaetano, ha annullato il decreto ministeriale Madia-Poletti, ministri dell'allora governo Gentiloni, e ha anche precisato che stante l'effetto conformativo riconosciuto alla sentenza, nell'adozione del nuovo decreto non potrà non tenersi conto di quanto statuito con la decisione in parola". Questa sentenza "sancisce una volta in più che i dipendenti pubblici continuano ad essere bistrattati e discriminati e che lo Stato va annoverato fra i peggiori datori di lavoro del Paese", ha proseguito De Fazio.

Cosa succede dopo la sentenza sulle visite fiscali

E adesso cosa succede, dopo la sentenza del Tar del Lazio? "Ora continueremo a seguire la vicenda auspicando che si risolva definitivamente, come sarebbe doveroso, per mano politica e via amministrativa, con la riscrittura del decreto ministeriale fedele alla delega di legge, e non ancora in un'aula di giustizia", ha concluso il sindacalista della Uilpa. Le prossime norme dovranno tenere conto di questa decisione. Il decreto Madia-Poletti, che tra le altre cose disciplinava le fasce orarie di reperibilità e le modalità con cui devono effettuarsi le visite di controllo nei confronti dei dipendenti pubblici che si assentano dal lavoro per malattia, è stato ritenuto illegittimo dai giudici amministrativi e va quindi riscritto dal legislatore.

Ci sarà bisogno di un nuovo decreto ministeriale: nelle prossime settimane, le istituzioni deputate dovranno rendere noto come questa decisione influirà in termini pratici nelle fasce orarie delle visite fiscali per i dipendenti pubblici. Fatto sta che una nuova norma sulla materia in questione è quanto mai necessaria, anche per evitare migliaia di ricorsi ai tribunali amministrativi regionali. E non potrà ignorare questa importante sentenza.

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