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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca Agrigento

"Piedi in acqua e violenze coi cavi elettrici": arrestato "Rambo", il torturatore di migranti

Secondo le accuse ha picchiato, violentato e seviziato decine di persone in Libia

La Polizia di Agrigento ha fermato John Ogais, nigeriano di 25 anni, che si trovava nel cara ‘Sant'Anna’ di Isola di Capo Rizzuto, in Calabria, con l’accusa di aver violentato, picchiato e torturato decine di migranti che dalla Libia partivano alla volta dell’Europa.

Al 25enne sono contestati i reati di tratta di migranti tra la Libia e la Sicilia, sequestro di persona, violenza sessuale, omicidio aggravato e favoreggiamento di immigrazione clandestina. Secondo la Squadra mobile di Agrigento, diretta da Giovanni Minardi, Ogais sarebbe uno dei complici di Sam Eric Ackom, ghanese arrestato lo scorso marzo a carico del quale sono state già confermate le accuse da parte delle sue vittime davanti al Gip nel corso di un drammatico incidente probatorio.

A puntare il dito contro il nigeriano, soprannominato “Rambo”, sono stati alcuni testimoni giunti recentemente a Lampedusa, i quali hanno raccontato di avere assistito al pestaggio mortale di due giovani mentre erano in Libia. In altri casi sono state riferite torture con cavetti elettrici e scariche d’alta tensione. L’inchiesta è coordinata dal procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e dai pm Gery Ferrara e Giorgia Spiri.

Ecco alcune delle dichiarazioni dei migranti, vittime di torture e sevizie: "Durante la mia permanenza, all'interno di quel 'ghetto' da dove era impossibile uscire, ho sentito che l'uomo che si faceva chiamare 'Rambo' ha ucciso un migrante. So che mio cugino ed altri hanno provato a scappare e che sono stati ripresi e ridotti in fin di vita, a causa delle sevizie cui sono stati poi sottoposti”. 

“Vi era un tale 'Rambo', carceriere della Nigeria, che anche se non mi ha picchiato provvedeva a seviziare altri migranti. Le torture cui sono stato sottoposto sono innumerevoli. Per esempio: sono stato torturato con i cavetti elettrici in tensione. Mi facevano mettere i piedi per terra dove precedentemente avevano versato dell'acqua. Poi provvedevano ad  azionare la corrente elettrica per fare scaricare la tensione. Subivo delle scariche elettriche violentissime. Questo avveniva circa due volte alla settimana. Altre volte mi picchiavano in varie parti del corpo, con dei tubi. A volte, mi legavano le braccia e poi mi appendeva in aria, per picchiarmi ripetutamente e violentemente”. 

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